Giro d’Italia per vecchi

3 Giugno 2022 di Stefano Olivari

Non abbiamo visto nemmeno un minuto del Giro d’Italia 2022, finito domenica scorsa con la vittoria di Jai Hindley, e non abbiamo sentito nessuno parlarne nemmeno a livello di bar. Quindi non sappiamo se sia stato un bel Giro, al di là di ciò che si legge: i giornalisti che seguono il ciclismo, anche quelli non della RCS, dicono sempre che è stato un bel Giro. Di sicuro interessa meno, visto che rispetto alle edizioni pre-pandemia gli ascolti sono diminuiti del 20%.

Non solo, ma come sottolineato dall’analisi di Claudio Plazzotta su Italia Oggi, l’età media del telespettatore italiano del Giro, che già era in costante crescita da anni, stando all’Auditel ha raggiunto la cifra record di 67,3 anni. Un dato pazzesco, forse soltanto i programmi di medicina hanno un pubblico più vecchio. Tutto questo in un momento storico di boom per il ciclismo praticato, in ogni fascia di età, anche se nella maggior parte degli sport non è automatico che il praticante sia anche un tifoso.

Il declino dell’interesse per il ciclismo, almeno in Italia, ci colpisce particolarmente perché per molti anni, fino a tutti i Novanta, abbiamo impostato gran parte della nostra vita sul ciclismo: 5 o 6 tappe del Giro seguite dal vivo, tutte le altre religiosamente in tivù, spesso una settimana di Tour fra spostamenti assurdi e sonno quando capitava (in macchina o nei mitici Campanile), lettura avida di riviste specializzate, eccetera, fino anche al lavoro, grazie all’ANSA che ci ha permesso di vivere da vicino parte dell’era di Pantani.

Tutto questo per dire che i gusti cambiano e che a volte il declino non è colpa di nessuno: il ciclismo all’inizio del Novecento era una cosa rivoluzionaria, adesso è da vecchi o comunque da nostalgici. Non è colpa del valore dei campioni, anzi abbiamo il sospetto che quelli di oggi siano più forti di tanti che abbiamo idolatrato, ma semplice connessione con lo spirito del tempo ed il suo immaginario. Nel 2022 la retorica sulla provincia e sugli sfregaselle, per ricordare una definizione di Aldo Giordani che ci faceva arrabbiare, hanno meno magia. Quando lo sport diventa soltanto sport meglio occuparsi di altro.

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