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Economia

I giornalisti di Roma 2017

Stefano Olivari 20/06/2016

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Virginia Raggi sindaco di Roma nonostante la sua aperta ostilità alla candidatura olimpica 2024? O proprio per questa ostilità? Ovviamente non lo sappiamo, ricordiamo però che a gennaio i grandi media riportavano che i romani favorevoli ai Giochi sarebbero stati il 66% della popolazione, mentre gli italiani addirittura il 77%. Sondaggio Ipsos, commissionato dal CONI… E una decina di giorni fa il Messaggero ha riportato un altro sondaggio, effettuato dalla SWG, secondo cui fra entusiasti (56%) e tiepidi (21) i romani pro Giochi sarebbero il 77%…  Non solo, ma le tre categorie di romani più affascinate dalla magia dei cinque cerchi sarebbero nell’ordine studenti (76%), giovani (66%), e operai (65%). In una dichiarazione che è già culto, il direttore della SWG Enzo Risso ha spiegato poi che in città non esiste una vera opposizione al progetto olimpico. Nel pezzo viene poi analizzato il cosiddetto ‘carotaggio’ dei sondaggisti, ma dove sia finito il carotaggio lo indicano anche le proporzioni (67,2 a 32,8) del ballottaggio.

Non ci inerpichiamo nell’analisi dei flussi elettorali ma di sicuro le dimensioni del successo della Raggi con Giachetti, peraltro molto più sportivo della maggior parte dei sostenitori di Roma 2024, indicano che i giornalisti contano meno di niente. Sulla vicenda olimpica da mesi è impressionante il consenso unanime dei media, come lo è stato per la fumosa Expo milanese e per tutte le situazioni che distribuiscono consulenze a pioggia a direttori p.r. e giornalisti stanchi di scrivere (o che non l’hanno mai fatto). Roma 2024 ha mostrato il peggio dell’informazione italiana, in particolare di quella sportiva, con mesi di ‘inchieste’ redatte peggio di un comunicato stampa, di esaltazione acritica della coppia vanziniana Malagò-Montezemolo e di messa in guardia del popolo bue nei confronti dei Cinque Stelle, che avrebbero tolto al suddetto popolo non soltanto la grande occasione olimpica ma addirittura, veniva lasciato intendere fra le righe, il nuovo stadio della Roma. Stadio di proprietà che non è esattamente nella tradizione giallorossa, visto che il primo e l’ultimo, il Testaccio progettato dal padre di Franco Sensi, fu abbattuto nel 1940. Così a Totti è bastata una frase di sostegno a Roma 2024 per diventare un padre della patria, mentre Federica Pellegrini, della Canottieri Aniene di Malagò, sul Messaggero di Caltagirone in un’intervista pubblicata domenica 19 giugno, una data a caso, ha spiegato che i Giochi sono un’occasione unica che Roma ha per rinnovarsi.

Non è che gli elettori abbiano votato pensando soltanto a Giochi sì-Giochi no, anzi pensiamo che sul tema ci dovrebbe essere un referendum ad hoc (non un sondaggio Ipsos o SWG…) e che magari i romani pro Giochi sarebbero anche maggioranza, ma chi ha voluto usare i Giochi a fini politici ha rimediato una figura meschina. Il bello è che stiamo comunque discutendo del nulla, perché Roma 2024 dovrebbe più correttamente essere definita Roma 2017, visto che a settembre dell’anno prossimo sarà a Lima decisa l’assegnazione e sembra impossibile, anche con sindaco Malagò e vicesindaco Montezemolo, poter battere Parigi nel centenario dell’edizione di Momenti di Gloria o una Los Angeles che può muovere qualsiasi sponsor dell’universo. Però per qualche anno la ruota è girata, come al solito con i soldi degli altri, ed in fondo è questo ciò che conta. Certo è che la famosa mediazione giornalistica, cioè far digerire ai sudditi i desiderata dei padroni, è qualcosa che appartiene al passato. Come gli stadi di Italia Novanta. E il CONI.

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