Giornalismo
Giornali di una volta e numeri di oggi
Stefano Olivari 09/03/2017
I quotidiani italiani stanno scomparendo a una velocità che impressiona anche gli pseudo-profeti del web, quelli che ‘Ormai tutto si legge in rete. Come fai a comprare ancora i giornali?’ e che sognano un mondo in cui il salumiere è per hobby giornalista e il giornalista per hobby salumiere (notizia: quel mondo è già arrivato). Eppure su uno schermo non si riesce ad andare oltre oltre la decima riga nemmeno dell’articolo più interessante del mondo…
Gli ultimi dati Ads pubblicati sul sito di Prima Comunicazione hanno poco da essere commentati: il Corriere della Sera vende il 27,8% meno di un anno fa, Repubblica il 12,7, la Gazzetta dello Sport il 9,3 (adesso è a 157.384 copie di media), La Stampa il 15,3, Avvenire il 6,8, il Sole 24 Ore addirittura il meno 32,7%: ma come, non si era detto che gli utilizzatori professionali erano il nuovo mercato? Forse quegli abbonamenti erano pagati dalle banche, che adesso tagliano le spese anche sui calendari natalizi… Rimandiamo al sito per tutti i numeri, citando solo quelli degli altri quotidiani sportivi: Corriere dello Sport a 88.641 copie (meno 5,4 %) e Tuttosport a 52.888 (meno 11,5). Sono forse diminuiti i tifosi di Roma e Napoli? E quelli della Juventus? Negli ultimi anni i bianconeri avranno vinto troppo poco… Asterisco: i numeri non sono di vendita, cioè qualcosa di oggettivo, ma prudentemente di ‘diffusione’, e sommano edicola ed edizioni digitali. Insomma, la realtà potrebbe essere anche peggiore.
Come al solito e come tutti pieghiamo i dati, solo apparentemente neutri, alle nostre idee. Anzi, alla nostra unica idea. Che è la seguente: la gran parte di chi una volta, qualsiasi significato si voglia dare a ‘una volta’, leggeva i giornali lo faceva per avere un’informazione di base che oggi può avere dalla homepage di qualsiasi sito, magari paradossalmente del giornale stesso che lui ha smesso di comprare. Non era insomma un gran lettore prima e non lo è diventato dopo. E poi la memoria e anche qualche sfogliata a caso in biblioteca può facilmente dimostrare che i giornali dell’era pre-web non fossero migliori, anzi per stile e reticenza erano spesso in generale imbarazzanti. Quelli di oggi, ridimensionati e puntando solo sulla qualità, anche con numeri più piccoli (e quindi giornalisti che dovranno fare un altro mestiere, mentre danno lezioni di libero mercato a tassisti ed estetiste ma mai ai loro padroni) hanno ancora un senso.