Giorgia, la delusione di Pop Heart

5 Dicembre 2018 di Paolo Morati

Pop Heart Giorgia

Non amiamo particolarmente i dischi di cover. Sono indice di scarsità di idee o peggio ancora di autori, una sorta di riempitivo nella discografia di un artista. Quando però a farli sono interpreti del calibro di Giorgia operazioni di questo tipo assumono un senso, per cui l’uscita di Pop Heart ci ha incuriositi non poco. Tuttavia il singolo di lancio, Le tasche piene di sassi (cover di Jovanotti), era già stato presagio di quanto avrebbe caratterizzato in senso negativo tutto il lavoro: gli arrangiamenti.

Un sound troppo allineato alle produzioni del momento, risultava (e risulta) troppo scontato e noioso per quello che ci aspettavamo da un suo disco di cover. Perché, volenti o nolenti, l’impostazione elettronica e piatta data insieme a Michele Canova a questo progetto è lontana anni luce da quanto speravamo, ossia un lavoro suonato e cantato con emozione, che desse sì qualcosa di nuovo a canzoni che in molti casi sono degli intoccabili, ma che proprio per questo andrebbero modificati per addizione e non per sottrazione, ancor più tenendo conto delle potenzialità artistiche di Giorgia.

Ecco allora che, per fare solo alcuni esempi, è accaduto tutto il contrario: Una storia importante perde tutta la sua carica generazionale (con il superfluo cameo di Eros Ramazzotti, che interviene come se stesse al citofono), Lei verrà diventa un tremendo brano da spiaggia, Dune Mosse viene più rispettata (ma se dobbiamo scegliere una cover riprendiamo in mano quella poderosa di Gloria Bonaveri, una voce incredibilmente sparita dai microfoni). Coraggiosa ma poco riuscita anche la sfida di rifare un duetto già perfetto come Il conforto con Tiziano Ferro (se ti ricordi come la canta Carmen Consoli non puoi ascoltarla in altro modo), mentre Vivere una favola di Vasco Rossi si appiattisce perdendo l’emozione dell’originale.

Effetto Karaoke al massimo su L’essenziale, e ancor più sui classici internazionali selezionati come Sweet Dreams, I feel love e Open Your Heart, per non parlare di I will always love you che sembra uscita direttamente da X-Factor. Al di là del brutto (sì, proprio brutto) sound di cui abbiamo già detto, si aggiunge infatti – ed è cosa grave – che le interpretazioni purtroppo appaiono tavolta prive anche di quella capacità che Giorgia ha di cantare con splendida leggerezza, sorridendo, e che in Pop Heart fa veramente fatica a emergere. E noi che quest’anno ci eravamo entusiasmati per il suo duetto sanremese con James Taylor su You’ve gotta a friend ce ne dispiaciamo perché lei è una fuoriclasse ma in questo album sembra essersi adagiata (o impigrita) su quelle logiche che ormai fanno sembrare i dischi veramente tutti uguali. Insomma, un’occasione persa.

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