Calcio
Giochi molto preziosi
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2011-04-09
Prima della guerra ’15-’18 la Nazionale italiana ha disputato 19 partite con un bilancio poco entusiasmante: 6 vittorie, 4 pareggi e 9 sconfitte. Dopo il conflitto la FIGC pensa soprattutto a ricostruire il campionato in qualche modo, pensando che in fondo è inutile lavorare su una nazionale senza prospettive.
L’attività riprende quindi il 18 gennaio 1920, con un’amichevole contro la Francia: una tradizione, come tradizionale è ormai la commissione che decide convocati e formazioni. Dopo la breve gestione di Pozzo per le Olimpiadi di Stoccolma si sono infatti susseguiti gruppi di commissari tecnici la cui composizione è variata di partita in partita. E la ripartenza non è meglio: 6 i componenti la commissione (Hess, Mauro, Pasteur, Terzuolo, Varetto, Varisco) e un commissario tecnico più commissario degli altri, Resegotti. Nonostante il numero dei c.t. le convocazioni sono facili, perchè la guerra ha di fatto distrutto una generazione: i giocatori ci sarebbero, ma anche i migliori hanno perso cinque anni. L’unico veterano è Renzo De Vecchi, il ‘Figlio di Dio’ che vanta 18 presenze sulle 19 partite totali giocate dagli azzurri e che dopo la guerra è passato dal Milan al Genoa, gli altri sono quasi tutti giovani: fra questi si distingue Luigi Cevenini (per la storia Cevenini III, detto Zizì) dell’Inter.
Anversa si avvicina e che le speranze non sono molte. La federazione, nella confusione più totale, rimescola ancora la commissione: c.t. torna Umberto Meazza, con allenatore in campo Giuseppe Milano e un nugolo di consiglieri attorno alla squadra. Ai Giochi gli azzurri vanno oltre le aspettative, superando l’Egitto negli ottavi di finale e perdendo onorevolmente con la Francia nei quarti. Le regole cambiate a torneo in corso non sono un’esclusiva italiana, infatti il ritiro della Cecoslovacchia dalla finale (contro il Belgio padrone di casa, spinto dall’arbitro in maniera inaccettabile) porta a uno strano girone per l’assegnazione delle medaglie d’argento e di bronzo in cui vengono ripescate le eliminate ai quarti come l’Italia.
Disfatte le valigie già pronte per il ritorno, gli italiani battono la Norvegia e si arrendono alla Spagna di Zamora. Nessuna medaglia, alla fine, ma una figura senza dubbio decente. Ci sarebbe da esultare, ma la FIGC rimescola di nuovo la commissione tecnica rimettendoci dentro Vittorio Pozzo. Ovviamente il nuovo assetto durerà due partite, per cambiare in maniera incomprensibile dopo ogni partita. E’ una fase storica in cui la Nazionale è subordinata ai club, i cui dirigenti del resto sono quasi sempre in qualche modo inseriti nella FIGC: le sue vittorie fanno piacere al cosiddetto ‘movimento’, le sue sconfitte non turbano più di tanto chi ha in testa il modello professionistico inglese e vorrebbe riproporlo in Italia. Quello che è certo è che una federazione debole non potrà mai dare una linea coerente alla Nazionale, per fortuna ogni 4 anni ci sono i Giochi Olimpici che costringono a fare le cose seriamente. (11-continua)
Stefano Olivari
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