Giocare con i Lego

3 Settembre 2020 di Stefano Olivari

La Lego nel primo semestre del 2020 ha avuto un fatturato del 7% superiore a quello del primo semestre 2019. Stiamo parlando dell’azienda danese che produce i Lego della nostra infanzia ma evidentemente anche di quella di chi è nato mezzo secolo dopo, una delle poche a superare bene il periodo di lockdown e la conseguente chiusura dei negozi, dei suoi monomarca ma anche di quelli generici di giocattoli, un po’ in tutto il mondo.

Primo pensiero nostro: la gente costretta a stare in casa ha avuto la bella idea di giocare con i figli, che del resto non andando all’asilo o a scuola hanno liberato tante ore e non tutte possono essere dedicate ai videogiochi. Sarà stato anche così, ma tutti i concorrenti dei Lego nel settore dei giochi non elettronici, dalla Mattel alla Hasbro, sono andati malissimo: segno evidente che online si è culturalmente più portati ad ordinare una scatola di Lego che una bambola.

La Lego sta fra le altre cose andando benissimo in Cina ed in generale in Asia, quindi il nostro secondo pensierino è che ai Lego vengano attribuite funzioni e qualità educative che non vengono attribuite ad altri giochi. Non a caso rispetto ai nostri tempi ci sono serie differenziate per fasce di età, oltre ad operazioni di marketing legate a macchine da soldi come Star Wars o Harry Potter.

L’azienda dalla sua fondazione (1916) in mano alla famiglia Christensen (non imparentati con la più famosa e ugualmente danese Helena, icona anni Novanta) dopo la grave crisi di inizio millennio ha saputo integrarsi con il mondo digitale e a non sembrare mai antica. Allargandosi ma non troppo, visto che le sue acquisizioni hanno sempre riguardato il mondo dell’intrattenimento e dei giochi, e attraverso la Merlin Entertainments Lego controlla tanti parchi tematici e in generale un po’ di tutto, da Madame Tussaud a Gardaland. Insomma, è ormai da tanto che Lego non significa soltanto mattoncini.

Avendo molto amato i Lego siamo in grado anche di trovarne il punto debole: sono un gioco molto maschile, oggi diciamo ‘molto’ quando fino a pochi anni fa si sarebbe potuto dire ‘soltanto’. Forse per le stesse ragioni che nell’immaginario collettivo fanno considerare ingegneria una cosa da uomini, forse per altre che ci sfuggono: raramente abbiamo visto una bambina giocare con i Lego, mai giocare con la serie Technic. Di sicuro nessun bambino occidentale maschio può sfuggire ai Lego ed in generale al mito del regalo intelligente.

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