Gianluca Grignani esagera (a volte)

27 Settembre 2014 di Paolo Morati

Gianluca Grignani

Gianluca Grignani ha da poco pubblicato il suo nuovo album intitolato A volte esagero. Ormai ultraquarantenne, con quattro figli, il cantautore milanese arriva da un’estate con qualche incidente di percorso, e dal singolo anticipatore Non voglio essere un fenomeno. Dichiarazione che mal si addice a chi, a 23 anni, aveva esordito con il botto di La mia storia tra le dita e Destinazione Paradiso vendendo dischi a carrettate non solo in patria e diventando rapidamente uno dei nomi di punta per il futuro della musica italiana.

Tanto più che il secondo album, La fabbrica di plastica, lo aveva anche accreditato presso la critica più schizzinosa grazie a un coraggioso mix di voce, testi, suoni e arrangiamenti fuori dai giri più tradizionali che però non aveva raccolto – se confrontato al precedente – il meritato riscontro commerciale. Un disco in cui aveva osato molto, forte del grande successo di Destinazione Paradiso, e seguito dall’altrettanto buono Campi di popcorn, qualche partecipazione a Sanremo, alcune canzoni rimaste nella memoria fino a questa undicesima produzione con la quale Grignani conferma ancora una volta di avere in tasca le carte giuste da giocare, a patto di scrollarsi di dosso definitivamente l’immagine da teenager imperituro che la copertina del disco lascia ancora trasparire, forte della sua bella immagine.

Le canzoni di A volte esagero passano dai guizzi ritmici del primo singolo in rotazione già dall’estate e la tirata de Il mostro, a composizioni più intimiste come L’amore che non sai e Madre. Dieci tracce in cui Grignani si racconta e confessa, con Fuori dai guai che al primo ascolto emerge come il brano più coinvolgente, e alla title track rivelatrice degli stati d’animo dell’autore. Nell’insieme un disco curato nei suoni (notevoli le contaminazioni di L’uomo di sabbia), privo di riempitivi, dove ogni brano rispetta il filo logico generale. Chiudendosi con Come il tramonto. In definitiva un album che vale almeno un ascolto così come tutta la discografia di un personaggio che ci è sempre suonato artisticamente autentico seppure (a volte) esagerato.

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