Gentile come Balotelli?

11 Ottobre 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni accompagnato da un bellissimo gufo reale per andare a cercare libri sulla magia nera nei Monti Sibillini. La felicità di non farsi morsicare dalla vipera degli Orsini, la gioia di rivedere un orso marsicano davanti alla frana che blocca la grotta della Sibilla. Fuga da troppe cose, portandosi dietro i brividi per quello che si vede e si sente. Troppa gente che sorride quando le cose vanno male perché è convinta di aver già trovato qualcuno a cui dare la colpa. Squadrismo, ignoranza. Non stupisce che si possa assaltare la sede di un sindacato, non crea allarme che un pronto soccorso venga devastato.

Si finge di non aver paura, eppure le mine terrestri su cui saltare per aria ci sono tutte se si ha una scusa per qualsiasi evasione fiscale, sorridendo alle Isole Vergini, ai peccatori mai pentiti, fingendo di aver ritrovato lo sport sul palco di Trento, dopo l’orgia di Tokyo, contenti di una vittoria calcistica sul Belgio minimizzando i pali che colpiscono gli altri, eccitati davvero dalla promessa di Bebe Vio che vuole diventare presidentessa di un Coni unificato. Bella uscita, spiritosa, anche se la mettiamo in guardia più di quando si presenta in pedana o in un ospedale. I potenti sorridono felici, ti abbracciano, ma non si fidano.

Nel basket accadde quando Tanjevic, per scherzo, disse di voler diventare presidente della federazione.  Bene, bravo, applausi, abbracci, coinvolgimento per lo sviluppo. Un attimo. Poi l’usa e getta. Certo con una che ha sopportato più di 30 operazioni, che ha vinto l’oro a Tokyo,  al limite dello svenimento, non sarà difficile capire e combattere e poi, lo sappiamo, Malagò ama lei come la Pellegrini, sono le sue donne da battaglia. O almeno così sembra. Fra gigli di montagna ci sediamo sul lago dove Pilato ha convocato molti di quelli che governano adesso: nella politica, nello sport, nell’industria. Sappiamo che la speranza è un‘ottima colazione, ma una pessima cena. Ecco non vorremmo dover fare come Totò quando raccontò di certi personaggi davvero perfidi, antipatici, al punto che, dopo la loro morte, i parenti chiesero il bis.

Un bis che nel basket nessuno vorrebbe chiedere alle padrone dichiarate, le uniche imbattute, anche se diverse nell’aspetto e nel modo di giocare: la Virtus Segafredo di don Sergio Scariolo, ancora senza tossine europee da smaltire, ma con tanta sfortuna già accumulata per troppi infortuni, diverte; l’Armani del maestro Messina, invece, pur avendo passato esami europei già importanti, sembra sempre sul cammino di Santiago come il suo allenatore. Da una parte l’ottimismo aspettando di poter presentare Mannion, dall’altra la fatica di doversi rialzare dopo la preghiera che sul campo si chiama difesa, perché basta un momento alla crema per trovarsi nella trappola come a Varese dove Alessandro Gentile ha fatto sapere che molti degli azzurri di Sacchetti lui se li mangia ancora.

Pur conoscendo il suo furore quando lo si accosta  a Balotelli ammetterà che è curioso questo mese per buone vendemmie: Mancini ha appena detto che le porte di una Nazionale senza centravanti sono aperte anche a Mario, soprattutto adesso che ha trovato il dialogo con Montella. Sacchetti non parla, ci mancherebbe, ma di sicuro vedendo, magari il Moraschini di Masnago si farà qualche domanda, come Messina e Scariolo continueranno a chiedersi se Datome e Belinelli riusciranno a raggiungere la primavera senza farsi condizionare dallo scetticismo che si ha sempre davanti a campioni  a metà strada fra il bosco della vita e la riviera dello sport.

Basket in festa per aver convinto chi governa ad aumentare la percentuale del pubblico ammesso nelle arene. Si sogna sempre il 100 per cento, come del resto si spera di aver vinto una battaglia col virus che lascia inquieti, noi per l’incubo contagio, molti altri perché ci hanno guadagnato miliardi e non vorrebbero mai che la gente smettesse di avere paura. Intanto i tifosi in tribuna, a parte le solite bestie, conosciute da tutti, come i facinorosi nei cortei, danno un’atmosfera diversa a tutto e adesso puoi già far sapere a Grigoletti, prima  che gli amici lo vadano a trovare nel giorno del ricordo, che la sua invenzione fra giocatori veri e palle lesse, verrà aggiornata presto perché davanti al pubblico molti perdono certezze, baldanza, sfuggono, come i  presunti registi di Pesaro, ai loro allenatori.

Certo nel silenzio poteva diventare noioso sentire sempre e soltanto il proprio “mentore”, un problema, come diceva  Velasco,  perché molti professionisti con vocazione al brindisi infinito, alla faccia di chi li paga, reagivano come molti ragazzi davanti alla madre che raccomandava sempre la maglia di lana. Che palle. Ecco. Adesso i suoni intorno al campo sono molto diversi e in tanti capiranno che le troppe carezze  di un giornalismo che non ama disturbare sono diverse dalle reazioni, magari esagerate, di chi paga per vedere certi presunti artisti.

Basket che dopo tre giornate lascia a zero soltanto Brescia dove sono sempre  agitati, come potrebbero dire gli allenatori cotti e mangiati, come potrebbe testimoniare il giovane annunciatore del palazzo messo alla porta per aver chiesto al pubblico un applauso quando Luca Vitali, colonna e tormento di tante belle stagioni, si è presentato in tribuna, convinto che giustamente lo meritasse, anche se al momento sembra in causa con la proprietà.

Siamo tutti curiosi di vedere come lo squadrone Armani uscirà dalla vendemmia di ottobre, con tante partite ravvicinate, fra coppa e campionato, una fatica prevista, ma avendo nella testa, come chi è stato operato, il finale dell’ultima stagione, è chiaro che tutti cercheranno di approfittare di questa maratona euro italiana,  in attesa che Messina scopra se i nuovi acquisti sono davvero tutti giusti, utili a combattere sui due fronti, certo allarmato dalle rapide scelte dei rivali virtussini quando qualcosa non funziona. Un tempo il bello della fiera cestistica  proponeva davvero tanti  contendenti, con soldi, idee, belle squadre, mentre adesso sembrano essere soltanto due a ballare, anche perché Brindisi fa ancora fatica a gestire il rinnovamento e a Venezia dovrebbero cominciare a sfoltire, facendo un po’ di autocritica, anche se il tempo non manca, ma i secondi 20 minuti contro la Virtus sono veleno che resterà nella mente, un bel salto indietro dal meno 1 in supercoppa al quasi meno 20 al Taliercio.

Le pagelle liberatorie, annusando il genepì dell’appennino con lo stesso entusiasmo dei giorni in cui ad eccitarci era il genepì di Eddy Ottoz e della sua splendida famiglia, cominciando dal padre che ci faceva lezioni di storia in Turchia.

10 A MARTINO e BENZING per aver ridato fede al polo fortitudino che ora sta scoprendo Gudmundsson quasi come fece il vecchio Milan quando ingaggiò un calciatore innamorato poi diventato anche ministro nella sua bella Islanda.

9 A MELLI, RICCI e PAJOLA che sembrano garantire a Petrucci, a Sacchetti, che Azzurra può contare su gente capace di mantenere le promesse. Speriamo sia così anche con altri, magari Gaspardo che dopo la prima vendemmia adesso ogni tanta sbanda tipo in coppa.

8 A SACRIPANTI e MOLIN per la prima vittoria in campionato. Il loro lavoro non è mai stato in discussione, ma era importante che il progetto Napoli, il risveglio di Trento trovassero prove sul campo.

7 Al VITUCCI che con la 61esima vittoria alla guida di Brindisi è diventato l’allenatore più vincente in una società dove hanno lavorato e creato grandi tecnici cominciando da Elio Pentassuglia a cui è dedicato un campo che dovrebbe diventare più moderno dopo tante promesse.

6 A CANTÙ  ORINO e UDINE che hanno iniziato così bene  il loro campionato in A2, nella speranza di mantenere fede nel lavoro anche se alla fine il premio promozione non sarà per tutte.

5 Alla LEGA se, dopo essersi fatta rubare il mazzo tante volta, dovesse vantarsi di aver programmato finalmente bene mettendo le due grandi lontano dal calcio, in una concomitanza televisiva intrigante, utile. Servono più scelte del genere per credere.

4  Alla REYER per il crollo contro la Virtus. Sembra ora di mettere ai Piombi qualcuno, di mangiare pane duro, la domenica al Forum ci dirà come stanno le cose.

3 A SASSARI se continuerà a palleggiare sul cuore dei suoi appassionati. Certo la vittoria ai supplementari con la bella Reggio di Caja è già un messaggio per chi aveva messo la squadra di Sardara dietro alle 4 grandi.

2 A PESARO che ha tante belle idee, sul campo e fuori, ma purtroppo si perde dando credito a certi giocatori che un tempo avrebbero già  avuto il moscone pronto sulla spiaggia.

1 A DATOME e BELINELLI se non smentiranno in fretta chi li  considera troppo stagionati  e poco affamati. Conoscendoli, dopo averli capiti e ringraziati per la rinuncia alla Nazionale, siamo sicuri che a primavera rifioriranno. Basta che non sia tardi per le loro armate.

0 A BRESCIA, zero come la classifica di una squadra che non progredisce e quando Moss dice, giustamente, che non dipende dal manico tecnico, sa benissimo che i peccatori di ieri ci sono ancora oggi e, magari, non soltanto sul campo.

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