Geas e crowdfunding, quando è giusto fallire

20 Ottobre 2016 di Stefano Olivari

Parliamo volentieri del caso della raccolta fondi del glorioso Geas di Sesto San Giovanni, nei suoi giorni migliori guidato da due amici di Indiscreto come Dante Gurioli e Fabio Guidoni, perché riguarda uno sport che amiamo e così non dovremo leggere i commenti di chi pretende che Pantalone finanzi la sua passione per la scherma, il tamburello, il tiro con l’arco, eccetera. E a dire il vero amiamo anche la città, come amiamo quasi tutte le città industriali in contrapposizione al ridicolo e molle paese dei servizi che ci ha trasformato in microservi. In breve: l’obbiettivo del crowdfunding non era finanziare una intera stagione di A2, che anche fra le donne ha un budget assurdo (da 200 a 400mila euro all’anno, a seconda degli obbiettivi, con i biglietti che coprono a malapena un quarto del totale) e che per il Geas era stato fissato in 250.000 euro, ma verificare quale fosse l’interesse della città e in generale degli appassionati per la sopravvivenza di una realtà storica, prima squadra italiana femminile a conquistare la Coppa dei Campioni (anno 1978, con Mabel Bocchi in campo e Guidoni in panchina). Insomma, con i 5.000 euro richiesti non si sarebbe fatto comunque niente di concreto, ma raggiungere l’obbiettivo sarebbe stato un bel segnale. Invece con la piattaforma eppela.com (onestamente mai sentita, ma siamo fuori dal giro delle start-up) sono stati raccolti, abbiamo letto sul Corriere della Sera, 1.785 euro a due settimane dalla scadenza. Lo sport professionistico di piccole realtà è sempre funzionato con aziende locali, ma queste aziende locali inziano a mancare anche in Lombardia, per lo meno se si parla di industria. Prima di fare della retorica su una squadra che non deve scomparire bisogna però distinguere fra lo sport di base, che deve essere sostenuto anche con fondi pubblici, e realtà professionistiche che hanno senso soltanto se si autofinanziano. Il Geas non interessa più agli appassionati di basket, agli abitanti di Sesto, a potenziali sponsor locali? È giusto che fallisca, giocare in perdita il campionato di A2 di fronte ad amici e parenti non è un valore mentre lo è fare attività giovanile e/o davvero amatoriale.

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