Gaspardo fra i ricchi e i poveri

4 Ottobre 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in una gabbia alla baia sudafricana di Walker per guardare da vicino gli squali bianchi che  vorrebbero obbligarci a credere che la vittoria di Sinner a Sofia, nel tennis, valga più o meno quella di Colbrelli alla Roubaix. Vero che siamo nel paese dove le suore sono stanche di lavorare in nero per il Vaticano e non soltanto per il colore della tonaca, ultime iscritte in questo settore che puzza come i Pandora papers degli evasori,  gli scivoli aziendali per lasciare soltanto robot, meglio se nei giornali, così scriveranno quello che detta il padrone, senza inutili finzioni.

Verissimo che in attesa delle proiezioni fra le risate dei disertori del voto, del vaccino, del vivere insieme, aiutandosi, noi giochiamo a fare gli esploratori nello sport che a Trento organizza una festa nell’anno dorato. Belle  facce sul palco, belle storie, ma, scusandoci con i pasticceri che hanno vinto il loro mondiale, noi ci fermiamo ad ammirare Sonny Colbrelli e la sua maschera di fango, la bici al cielo, lacrime vere di un campione trentunenne che  prima di correre ha lavorato duro, anche in fabbrica.

Emozione forte che va oltre il sette su sette dei calciatori del Napoli, momento per apprezzare anche il successo di Sinner a Sofia dove ha preso un premio superiore a quello di Colbrelli, cento volte di più della mamma che ha vinto la Roubaix, nel giorno in cui gli organizzatori della classica nella città più povera di Francia hanno deciso di aprire anche alle donne. Certo un premio di  pochi euro, neppure 2000,  scatena nuove e giuste battaglie, ma, per fortuna, alla Trek Segafredo, lo Zanetti che si gode  anche il  terzo posto della Longo Borghini, i successi della Virtus basket, hanno  deciso che alla loro vincitrice aggiungeranno quello che serve per pareggiare il premio degli uomini.

Anno d’oro anche per questo Veneto  e i suoi aromi magici, che nel basket duella volentieri con Armani, ma che non pensa soltanto alla vetrina e nel giorno della mattanza contro la Varese disossata ha voluto premiare le squadre giovanili campioni d’Italia. Anche qui, considerando pure gli sforzi nella femminile, bel duello con la Reyer di Brugnaro tormentato dai suoi cestisti maggiori dopo la sberla presa sul campo della Treviso, la meraviglia intorno alla quale proprio Zanetti di Villorba ha costruito la prima fase di una vita con tante battaglie, molte anche vinte.

Giorni di celebrazioni, feste, salti sui carri, aspettando che qualcuno si faccia avanti  anche per il primo oro mondiale della juniores di pallavolo. Succederà, e Julio Velasco, anche se fu il primo a riconoscere che la squadra del secolo gli era stata lasciata in eredità da un grande allenatore, pur nel sistema della scusa facile, anche questa volta si sentirà dire quello che nel basket, magari,  si è detto per bocciare il progetto Tanjevic sulle giovanili che assomigliava tanto a quello del grande argentino, italiano per merito e scelta. Certo Velasco riderà di queste invidie da paese, felice soltanto perché a trionfare nell’arena di Cagliari  è stato Angiolino Frigoni che ha cavalcato con lui nei giorni della gloria e nelle settimane sbagliate delle Olimpiadi mai felici.

Cari squali bianchi lasciateci sognare, anche se molte cose intorno a noi ci paiono incubi mentre le maratone elettorali dicono che avremmo fatto meglio  protestare, invece di votare. Agli squali neanche facciamo vedere la faccia invidiosa dei presidenti federali che avevano messo al muro quello della pallavolo, né li annoiamo col basket che dopo due giornate  ci ha  detto che sarà un campionato dove la differenza fra ricchi e poveri  renderà meno appetibile questo sport che non è più neppure nelle sigle delle trasmissioni sportive. Favorendo chi lo deve mandare in onda, che non dovrà mai spiegare perché ha scelto partite da o virgola due di  ascolto. Piuttosto bisognerebbe dare risalto alla A2 dove le idee non mancano e, secondo quando hanno detto i presenti a Desio, ci sono anche prospetti interessanti tipo l’inglese eleggibile come italiano Ellis, classe 2003, portatore di palla di 1 e 96 che sembra già un piccolo fenomeno.

Pagelle  del basket e facciamola finita, senza dire agli squali che non ha senso essere invidiosi se prima non hai provato almeno a fare le stesse cose. Un po’ quello che il disperato Antimo Martino ha dovuto dire ai suoi cicisbei che alla Fortitudo Bologna avevano già attentato al cuore di Repesa, una cosa nota a tutti, meno al presidente della società che si è detto stupito per la fuga dell’uomo nato vicino ad un grande santuario.

10 A Raphael Gaspardo di Bressanone che ha fatto i suoi record travolgendo Sassari, magico nelle triple, bello come sempre  a rimbalzo, luce vera per Brindisi che non andrà sottovalutata mai. Anche per Sacchetti una notizia importante perché Vitucci  sta completando l’educazione di questo azzurro di qualità.

9 Alla VIRTUS Bologna che dietro allo scudetto non smette di costruire, crescere, proprio come sarebbe piaciuto all’avvocato Porelli, ad Alberto Bucci che ha portato nel basket Zanetti e la sua forza, non soltanto economica. Premiare le giovanili vuol dire far sapere che non esiste soltanto la vetrina.

8 A TORTONA, RAMONDINO, GAVIO per il primo successo in serie A, per questo viaggio che sta diventando magico prima che la cittadella possa mostrare che oltre la prima squadra c’è un progetto vero in nome dello sport.

7 A MENETTI per come ha battuto la Reyer, per come ha saputo mantenere la calma quando nell’aria c’era un po’ di rancido arbitrale. Una TREVISO che onora  la sua storia sportiva esaltata anche dal drop vincente nel rugby contro Edimburgo.

6 Ad Artiglio CAJA che anche quando prende mano situazioni decotte riesce a fare cose bellissime, tipo far maturare come si deve il tigrotto Candi. Con lui Reggio Emilia dovrebbe meritare di avere almeno il campo nella  città. Sarebbe un altro  successo come dice il  grande Sidoli arbitro che a 85 anni non smette  mai di amare il basket come quando sul campo combatteva, accettando persino chi ancora sputa sugli arbitri, magari educandoli male.

5 Agli ALLENATORI della  bella scuola italiana se non ci toglieranno il dubbio che questo uso ed abuso nel tiro da tre toglie di torno molte noiose e faticose ore di allenamento per togliere ai solisti la brutta idea che il basket non è un gioco di squadra.

4 A BRESCIA e MAGRO che ci erano piaciuti nella rimonta incompleta di Varese perché contro Tortona sono stati fatti molti passi indietro.

3 A questo simpatico e  sempre positivo GALBIATI se non spiegherà a molti colleghi invidiosi cosa vuol dire fare squadra, valorizzare gli sforzi di una società, Ricominciare, rifondare, non è mai facile, gli auguriamo di avere il meglio. Lo merita.

2 A VARESE e VERTEMATI non tanto per la  batosta subita contro i campioni, ma per l’atteggiamento di una squadra che non nascerà mai se non troverà il vaccino contro la pigrizia difensiva, l’egoismo offensivo.

1 Ai tanti campioni tipo Austin DAYE che assomigliano troppo a quei viandanti dello sport che pensano di dover rendere conto soltanto a loro stessi e, casomai, all’agente, Dispiace vedere tanto talento sprecato e se Venezia non è riuscita a cambiarlo non sapremmo dove augurargli di continuare la carriera.

0 Al MONDO immenso, coinvolgente, della FORTITUDO BOLOGNA senza memoria, senza troppi mezzi, che certe domande doveva farsele da tempo. Anche Antimo MARTINO, guidato dal cuore, riconoscendo affetti e storia della Effe, si è reso conto di quello che sapevano in tanti: senza difesa e orgoglio fai soltanto figure come quella barbina di Cremona, una piccola società che rispetta progetti  e chi lavora per lei.

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