Fuori dall’America niente

4 Maggio 2012 di Stefano Olivari

Il Draft NBA 2012 è previsto per il 28 giugno, ma già adesso è possibile fare qualche ragionamento su ciò che avverrà quel giorno a Newark. Lo spunto ci è arrivato dalle lettura dell’elenco degli underclassmen (cioè giocatori nati negli anni 1991, 1992 e 1993: i ’90 sono automaticamente tutti selezionabili) che si sono ‘dichiarati’ per il draft. In questo caso va fatta una distinzione fra lo statunitense che è stato costretto a frequentare un anno di college dalle norme NBA (sembra un paradosso, ma la lega ha tutto l’interesse nello sfruttare il traino mediatico del mondo NCAA invece che bruciare talenti) e i cosiddetti international players: il primo, se ha segnali negativi del mercato e dai vari training camp, può anche decidere di ritirarsi dal draft (il termine è il 18 giugno) e mantenere il diritto di giocare nella NCAA la successiva stagione (a patto che non abbia già firmato con un agente e che questo sia il primo ‘ritiro’), i secondi possono anche decidere di ‘osare’ e poi magari rimanere in Europa fino a quando certe condizioni contrattuali e ambientali non maturano (Ricky Rubio ha fatto così, ad esempio). Detto questo e senza entrare nel tunnel dei mock draft, al cui confronto il valzer dei portieri di David Messina (ma anche, ai giorni nostri, i vari Robben che sognano solo la Juventus e i Guardiola conquistati dal carisma di Moratti) era una scienza esatta, qualche valutazione sui giocatori si può fare. Ancora non sulle squadre, visto che per la lottery bisognerà attendere il 30 maggio. Impensabile che chi pescherà la prima scelta assoluta, Bobcats o non Bobcats, non punti su Anthony Davis (a proposito, il campione NCAA con Kentucky è stato appena aggiunto alla selezione olimpica da cui usciranno i dodici per Londra). Già alla numero due scatta il dibattito: una scelta banale sarebbe quella di Thomas Robinson, alona di Kansas ma con una dimensione NBA incerta (e con poco del mitico upside), noi personalmente impazziamo per Kendall Marshall, la point guard di North Carolina (senza il suo infortunio i Tar Heels avrebbero avuto ben altro torneo a marzo) che la maggior parte dei mockdraftisti dà intorno alla dieci, e per Moe Harkless, che abbiamo visto anche dal vivo a St. John’s e che è il classico ‘3’ di una volta, ma per una seconda scelta mainstream punteremmo sulla forza fisica di Andre Drummond da Connecticut o sui punti facili di Jeremy Lamb, guardia anche lui da UConn. Incuriosiscono e fanno scattare l’immedesimazione, anche siamo 1 e 80, gli international players che si sono dichiarati, fra i quali il georgiano d’Italia Nika Metreveli che a Sassari con Sacchetti ha avuto ovviamente qualche minuto in più di quelli di Siena. Ne conosciamo la metà, quindi non ci sentiamo onestamente di sdottorare su Omic e Bergstedt. La facile previsione è che nessuno di loro venga scelto al primo giro e che al secondo solo qualche gm molto creativo potrebbe fare una scommessa sul turco Furkan, ala-centro su cui si può lavorare, o sullo spagnolo Franch (De Nicolao e Gentile se lo ricordano bene), che è già protagonista nella ACB con Murcia.

Stefano Olivari, 4 maggio 2012

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