Le belle Wags di una volta

23 Giugno 2016 di Stefano Olivari

Oggi mentre stavamo guardando la millesima photogallery su wags e tifose speciali di Euro 2016, photogallery di cui a volte dietro compenso siamo anche colpevoli, pensavamo ad un articolo letto sul sito di Prima Comunicazione riguardante il crollo delle copie vendute dai quotidiani in Italia nel 2015. Meno 17% rispetto al 2014, con le copie vendute passate da 3,4 milioni a 2,8 in media al giorno. Meno della metà di quante se ne vendevano non nella preistoria ma nel 2000 e quindi in un’Italia con televisione free e pay, radio, web, eccetera. Sorvolando sul solito bollettino della sconfitta e su polverose analisi che vanno al di sopra delle nostre possibilità (la nostra è che la gente, anche quella non stupida, è attratta dall’evasione, meglio se gratis: il 90% del traffico dei siti dei grandi giornali è dato da photogallery e trucchetti vari), ci ha colpito un dato: nell’ultimo anno le copie digitali sono passate da 430 a 530mila al giorno, ma questo più 100.000 è stato un settimo di quanto è stato perso sul fronte cartaceo. Anzi, ancora di meno. Perché dell’1,50 euro del quotidiano all’editore tornano circa 90 centesimi mentre la copia digitale in media costa sui 50. Insomma i fighetti con l’iPad come noi sono molti meno dei rispettivi  e defunti genitori che si recavano in edicola ogni mattina e con qualsiasi tempo. Non esisterebbe alcun problema se sul web si leggesse giornalismo invece che commento da bar (e noi di Indiscreto siamo in prima fila: del resto perché dovremmo lavorare gratis?), che costa giusto l’ora impiegata per scriverlo (comunque tempo che sarebbe meglio dedicare alla corsa, alla lettura, agli amici o al limite a masturbarsi davanti alle suddette photogallery) e non vita, soldi, idee da mettere in campo per la ricerca di una notizia, di un’intervista, di uno scenario esclusivo. Pensieri che ci sono venuti anche nei giorni scorsi, quando abbiamo saputo che alcuni giornali importanti stanno meditando di rinunciare alle notizie di agenzia in favore non delle inchieste dei propri giornalisti ma di una serie di account Twitter e Facebook, per la maggior parte di bimbiminkia schiavi del ‘virale’. La conclusione sarebbe a prima vista la solita: una volta era tutto meglio. Ma ovviamente non è vero, prima di tutto perché da ogni statistica emerge che i giovani leggono più che ai nostri tempi (anche i libri!) ma anche perché ci ricordiamo della maggioranza dei lettori dei quotidiani ‘di una volta’, interessati soltanto ai titoli e qualche fatto di cronaca o di sport: visto che adesso trovano questo sul web perché dovrebbero acquistare un giornale per leggere cose che non gli sono mai interessate? In altre parole le Wags di una volta erano un certo tipo di notizie e foto, forse meno esplicite ma ugualmente pruriginose e insinuanti.

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