Franco Rossi e l’arrivo di Li Ka Shing

25 Settembre 2021 di Indiscreto

Il 25 settembre del 1944 fa nasceva Franco Rossi, che da otto anni ci manca ma che è sempre vivo nel nostro ricordo e in ogni notizia d’attualità che ci sarebbe piaciuto sentire commentata da lui. Una data che è un pretesto per pubblicare un capitolo di A cena con Franco Rossi, libro corale (e fallimentare, se parliamo di vendite) di Indiscreto, in cui amici, giornalisti e giornalisti-amici lo hanno ricordato. Questo il contributo di Alessandro Villa, giornalista nato come lettore e cultore di Franco Rossi. Li Ka Shing era uno degli uomini più ricchi d’Asia e ora, a 93 anni, è il trentesimo più ricco del mondo.

La prima cosa che mi ha colpito di lui, dopo averlo conosciuto, è che fra il Franco Rossi pubblico e quello privato ci fosse davvero pochissima differenza. Lui era sempre se stesso, senza filtri. La seconda cosa che mi è rimasta in mente è che Franco davvero metteva tutti sullo stesso piano, dedicava a un tifoso che lo fermava al bar la stessa attenzione che avrebbe dedicato a Berlusconi o a Moratti. Un atteggiamento che nasceva anche dalla grande considerazione che aveva di sé, sintetizzata in una delle sue celebri frasi: “Rispetto tutte le opinioni, ma soprattutto la mia”. Era infatti democratico come il sergente di Full Metal Jacket, partecipava con passione alle discussioni ma alla fine l’unica opinione che contava era la sua. Peraltro eravamo portati a pensarla così anche noi che lo ascoltavamo: tutti contenti, quindi.

Fra i giornalisti importanti è stato il primo a capire l’importanza del web, con quindici anni di anticipo rispetto agli altri. Quella che oggi definiscono community lui con francorossi.com l’aveva creata quasi inconsapevolmente, grazie alla sua leggendaria chat, ai suoi aforismi fulminanti, alle polemiche in cui si faceva tirare dentro. Per noi che lo seguivamo, trasformarsi da lettori in discepoli era un passo breve. E alle cene che organizzava nell’enoteca davanti a casa sua siamo stati in tanti… Per uno con un’altra forma mentale sarebbe stato marketing, per lui era desiderio di comunicare.

Dal punto di vista giornalistico bisogna dire che a volte non era documentato al 100%, rispetto agli argomenti che trattava, ma la differenza con il giornalista sportivo medio era sempre a suo favore. Lo si è visto anche a Controcampo, dove secondo molti suoi estimatori non si sarebbe visto il miglior Franco. Invece secondo me anche in quel contesto lui si staccava nettamente dalla massa e dal giornalisticamente corretto, pur usando toni diversi da quelli di Telenova: semplicemente aveva il coraggio di dire cose che gli altri non avevano il coraggio di dire, fregandosene delle conseguenze.

Franco ha collaborato con Inter Channel prima che ci lavorassi io, quindi in quel contesto non l’ho frequentato. Ma posso dire che i suoi rapporti con l’Inter e soprattutto con Moratti sono stati altalenanti, per usare un eufemismo. Nella stessa rubrica che aveva a Inter Channel, ‘Sarò Franco’, non si faceva problemi ad attaccare Moratti o i suoi giocatori preferiti, tipo Recoba. A volte senza nemmeno essere convinto di ciò che diceva, ma giusto per sottolineare la propria indipendenza. Una delle sue trovate più geniali, Li Ka Shing interessato all’Inter, era invenzione pura ma nacque proprio in uno dei periodi di gelo con Moratti: nel 2007 l’Inter di proprietà cinese sembrava qualcosa oltre il fantacalcio, ma di puro intuito Franco ci aveva preso anche quella volta…

In Moratti lui vedeva una sorta di moderno Paolo Mantovani, una persona che spendeva nel calcio solo per il piacere di vedere nella sua squadra i campioni, anche se i tempi e i metodi degli avversari erano un po’ cambiati. C’era però stima reciproca e del resto Franco era stimato da tantissimi addetti ai lavori di primo piano. Che conosceva personalmente, senza passare dagli uffici stampa.

Come giornalista della carta stampata ha avuto un’eccellente carriera, mentre in televisione è stato sottovalutato per una sorta di effetto Maurizio Mosca: l’aspetto macchiettistico metteva spesso in secondo piano le cose che diceva e questo è un peccato, perché Franco con il sorriso sulle labbra raccontava verità pesantissime. Lui comunque si divertiva un sacco a stupire e a fare l’outsider, rendendo interessante il più insulso dei dibattiti. A volte la situazione gli scappava di mano, con l’opinionista che oscurava il giornalista e i giudizi slegati dai fatti, però in ogni sua presa di posizione si sentiva una cultura di base e una capacità di raccontare che pochi avevano. Franco non era soltanto quello degli aforismi fulminanti, ma anche uno dei primi a fare quello che oggi si chiama storytelling. Il suo ‘Perda il migliore’ ne è un esempio eccezionale, peccato non abbia avuto la voglia di scrivere altri libri.

 Sono convinto che Franco oggi avrebbe un successo addirittura maggiore che ai suoi tempi. Con un bravo social media manager lui sarebbe perfetto per emergere dalla massa indistinta del web, ormai diventato un gigantesco copia e incolla, e rimanere nella mente. Un grande giornalista, il primo che ho conosciuto personalmente e senz’altro diverso dal 99% dei giornalisti che avrei conosciuto dopo di lui: un uomo libero, che ha vissuto la vita che ha scelto di vivere. Un magnifico anarchico, servo di nessuno.

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