Franco Califano, l’ultimo amico va via…

31 Marzo 2013 di Alvaro Delmo

Siamo arrivati tardi. Da tempo rimuginavamo di scrivere un pezzo su Franco Califano ma per motivi di tempo e pigrizia avevamo sempre rimandato. Ora che (un giorno dopo Enzo Jannacci) se ne è andato cerchiamo di rimediare parlando esclusivamente di musica, anzi di parole, quelle che ha messo in molte canzoni.

Personaggio fuori dagli schemi, una vita che non sta a noi giudicare, per gli spettatori più disattenti negli ultimi anni Califano era diventato un facile bersaglio di ironie e commenti perdendo quel ruolo di autore e indiscutibile narratore di storie di vita. I media in questo non perdonano, portando in primo piano più il clamoroso ed eccessivo che il virtuoso, ma noi lo vogliamo ricordare per quello che ha rappresentato per la musica italiana a cominciare dalle pagine interpretate fino all’ultimo, con voce sempre più affaticata, da lui stesso, come Tutto il resto è noia, Tac, L’ultimo amico va via, Quattro regine e quattro re, E’ la malinconia, La mia libertà… frammenti di strada raccolti in parole di una vita al limite. “Si, lo so il primo bacio, il cuore ingenuo che ci casca ancora… un lungo abbraccio e l’illusione dura rifiuti di pensare a un’avventura”, scriveva e cantava in quello che è il suo successo più noto. Parole dove spesso la facevano da padrone la malinconia, l’incontro, la perdita, l’esperienza diretta: “Io, coi guai che mi potevano far male io, a vivere ma senza respirare io, con tanto di passato da scordare” (Io, per le strade di quartiere), “Ogni cosa se ne và, finisce er ciclo de ‘n’età, domani chiude er bar in fondo a ‘na via”.

Ma oltre che scrivere per sé Califano ha contribuito con i suoi testi a diversi brani storici portati al successo da altri, come E la chiamano estate (Bruno Martino), Una ragione di più (Ornella Vanoni), La musica è finita (Ornella Vanoni), fino a quel capolavoro di Minuetto (Mia Martini), tutti di diritto nella hall of fame della musica italiana. “E la vita sta passando su di noi, di orizzonti non ne vedo mai, ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu, il resto di una gioventù che ormai non ho più”.

Suo il testo anche di Un grande amore e niente più con cui Peppino di Capri vinse Sanremo nel 1973 e del grande successo de I Vianella, Semo gente de borgata. E poi ancora l’adattamento italiano di Une belle histoire di Michele Fugain, diventata anche da noi un classico con il titolo di Un’estate fa, ripreso più volte da vari artisti anche recentemente. “Un’estate fa la storia di noi due era un po’ come una favola, ma l’estate va e porta via con sé anche il meglio delle favole”. Finché un Sabato Santo, proprio mentre la sua amata Inter veniva sconfitta dalla Juventus, il ‘califfo’ ha chiuso definitivamente gli occhi: “Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno che inutile serata amore mio, ho aspettato tanto per vederti ma non è servito a niente”.

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