Francesca Michielin e l’appiattimento sull’inglese

24 Febbraio 2016 di Paolo Morati

Francesca Michielin

Francesca Michielin parteciperà per l’Italia all’Eurovision Song Contest che si terrà a Stoccolma dal 10 al 14 maggio. Questo lo si è appreso all’indomani della rinuncia degli Stadio e della scelta della RAI di inviare la giovane cantante veneta e idolo del Direttore (che qualche giorno fa alla presentazione del suo disco nemmeno è riuscito ad avvicinarsi a lei, a causa del muro di folla) di Indiscreto, classificatasi al secondo posto con Nessun grado di separazione. Titolo ripetuto all’infinito per un brano armonico e orecchiabile e con un testo non banale, che fa riferimento alla teoria dei sei gradi di separazione delle reti sociali. Una buona occasione per farsi conoscere all’estero sfruttando una vetrina che da qualche tempo ha ripreso quota anche in Italia dopo anni di oblio (la finale andrà in prima serata su Raiuno) e mancate partecipazioni, ma che si è anche trasformata in un feudo scandinavo se non prettamente svedese (quest’anno cambiato anche il regolamento delle votazioni, rendendolo simile a quello del Melodifestivalen) oltre ad aver appiattito il divertimento obbligato di sentire le parole in lingua nazionale a favore di uno sterile ‘liberi tutti’.

A tal proposito non ci hanno fatto piacere le dichiarazioni proprio della Michielin, riportate da diversi media (vi suggeriamo di seguire l’ottimo Eurofestivalnews) circa la possibilità di andare a cantare anche lei in inglese sul palco della Ericsson Globe Arena con un brano tra l’altro ancora da decidere. Detto che per noi Nessun grado di separazione potrebbe tranquillamente funzionare anche in versione accorciata a tre minuti, alla fine optare per l’inglese (in Spagna hanno fatto la stessa scelta incassando una valanga di critiche) vorrebbe dire conformarsi al gruppone che va da Est a Ovest con anche una puntatina in Australia, e perdere quel particolare appeal che la lingua italiana ha in tutto il mondo; questo al di là del fatto di voler puntare o meno a una vittoria che lo scorso anno Il volo ha rischiato di cogliere essendo stravotato ovunque al televoto, ma affossato da alcune giurie, con strascichi polemici tra i seguaci della manifestazione.

Ancora meglio aveva fatto Raphael Gualazzi, questa volta sospinto dalle giurie, arrivato secondo nel 2011 cantando una parte della sua canzone Follia d’amore, Madness of love, proprio in inglese. Scelta fatta anche da Nina Zilli l’anno successivo con L’amore è femmina sottotitolata Out of love, con molta minor fortuna (nona), mentre Marco Mengoni colse un tutto sommato onorevole settimo posto con il successone italianissimo L’essenziale. Tracollo, infine, ci fu per Emma Marrone due anni fa: ventunesimo posto con La mia città. Ora, ancor più in tempo di Brexit, il suggerimento che vorremmo umilmente dare alla brava Francesca e al suo staff è di non rinunciare all’italiano in gara e semmai lanciare contemporaneamente anche una versione in inglese lasciando alle radio dei diversi paesi la scelta su quale eventualmente promuovere. L’importante è distinguersi bene e Francesca Michielin ha tutte le carte in regola per farlo a Stoccolma senza doversi per forza piegare (almeno nelle canzoni) alla regola di Albione.

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