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Forever Young
Alvaro Delmo 09/07/2012
Parlando di canzoni dell’estate qualcuno ha citato Big in Japan degli Alphaville, gruppo tedesco a cavallo tra new wave ed electro pop. Era un periodo – siamo nel 1984 – piuttosto florido per le produzioni teutoniche che, dopo l’exploit dei pionieri Kraftwerk, virarono negli anni successivi verso discorsi musicalmente più accessibili come i Propaganda e, appunto, gli Alphaville.
Questi ultimi non sono però liquidabili come un mero fenomeno dell’epoca considerato che, pur con alcuni cambi di formazione, sono tutt’ora attivi sulla scena. Qualitativamente si inseriscono sulla fascia alta del genere con il loro primo album, intitolato Forever Young, che mise di fatto al centro i sintetizzatori (una quindicina i modelli utilizzati) per creare sonorità coinvolgenti – si pensi alle già citate Big in Japan e Forever Young o a un’altra hit come Sounds like a melody. Ma è tutto il disco a meritare l’ascolto con l’ottima voce di Marian Gold (affiancato da Franck Martens e Bernhard Lloyd) a narrare testi tutt’altro che banali. Da citare, per non dilungarci troppo, almeno Summer in Berlin.
Il successo del primo disco vide successivamente un primo passaggio di consegne – Richi Echolette sostituì Martens – e la pubblicazione di Afternoons in Utopia (1986), lanciato dall’incalzante singolo Dance with me. Anche in questo caso un lavoro coi fiocchi, elaborato, del quale sono tra le altre da citare Universal Daddy e Red Rose, a conferma che quello tedesco non era un progetto one shot e via.
Il terzo capitolo della storia degli Alphaville coincide con un deciso cambio di rotta. The Breathtaking Blue (1989) è un azzardo artisticamente riuscito anche se il riscontro di pubblico si rivela minore. Musica immersiva, orchestrazioni jazzy e liriche sempre ben congegnate, meno strizzate d’occhio al ritmo e alla dance. Il primo singolo è Romeos mentre il picco della raccolta viene raggiunto da For a million.
Con il successivo Prostitute (1994) gli Alphaville cambiano ancora approccio spaziando su più generi, dal pop al reggae producendo un lungo viaggio, poliedrico e curato, mentre l’uscita di Echolette porta alla realizzazione di Salvation (1997) e, dopo anche quella di Lloyd, del cofanetto in edizione limitata Crazy Show (2003).
Intanto c’è stato anche il tempo per un paio di dischi da solista di Gold, alcuni lavori veicolati solo attraverso iniziative online fino al ritorno nelle classifiche europee con il singolo I die for you today e il relativo album Catching rays on giant del 2010. La nuova produzione è prevista invece per il prossimo settembre.
In questi anni si sono nel frattempo moltiplicate le cover dei successi degli Alphaville, secondo la regola che gli originali restano comunque nella storia e andrebbero preservati a futura memoria. Fortunatamente la band tedesca ha mantenuto un certo seguito e una attività live costante. Peccato che in Italia non se ne parli più. Decisamente da riscoprire.
Alvaro Delmo, 9 luglio 2012