Football da ringraziamento

21 Novembre 2007 di Roberto Gotta

1. Domani, giovedì, è il Giorno del Ringraziamento, Thanksgiving Day, festa nazionale americana, una delle pochissime del mondo anglosassone che non cadano di lunedì. Del resto il Thanksgiving è sempre di giovedì, il quarto del mese per la precisione, per cui era abbastanza improbabile che potesse essere spostato ad un altro giorno (sarebbe come festeggiare Capodanno il 3 gennaio). E nel mondo del football vuol dire un classico, di cui abbiamo il sospetto – non certo la memoria, ormai esaurita – di avere già parlato lo scorso anno. In soldoni: giocano sempre in casa Detroit Lions e Dallas Cowboys, contro avversarie designate di volta in volta, e dallo scorso anno si è aggiunta una terza partita, alla faccia della tradizione, ma a beneficio di NFL Network, il canale televisivo della Lega, di cui parleremo ancora tra poco. Stavolta roba di lusso: a Detroit giocano i Packers. Ovvero la squadra che continua a smentire se stessa ed il proprio organico, continuando a vincere, tanto da avere raggiunto sul 9-1 la propria migliore partenza negli ultimi 45 anni (il che servirà a zero se non si vince il Super Bowl, sia chiaro). Si sa che i Packers non hanno un gioco di corsa fenomenale (sta però emergendo Ryan Grant); ma è interessante notare come i Lions difendano male contro i lanci, e di là c’è Brett Favre che continua ad avere una stagione superba.
2. La seconda partita è Dallas-New York Jets, diretta tv su Sky Sport 2 dalle 22.30. Sembra facile, a dirla così: Jets a 2-8, Cowboys 9-1, anche se l’unica sconfitta è stata la disfatta interna contro i Patriots che fa già temere in prospettiva Super Bowl, texani secondo attacco NFL per yard e newyorkesi terza peggior difesa, Jets quarto peggior attacco e Cowboys settima difesa. Astraendosi dalle statistiche, al momento attuale non c’è paragone tra il quarterback di Dallas, Tony Romo, e quello di New York, anche perché quest’ultimo… non si sa chi sia, Chad Pennington che aveva iniziato la stagione o Kellen Clemens che dalla partita del 4 novembre ha preso il posto del collega, troppo impreciso e dotato di un lancio a minor gittata. Servirà a poco se uno si immagina Marion Barber, running back dei texani, che corre contro la difesa dei Jets coperto dalla robusta linea di attacco.
3. Infine, Atlanta-Indianapolis. L’arancia competitiva è stata prosciugata del succo dalla vicenda giudiziaria di Michael Vick, che ha reso difficile da identificare la stagione dei Falcons, ma qualche elemento interessante esiste. Prima di tutto, dopo la doppia sconfitta contro New England e a San Diego, Indy solo con arrancamenti vari ha battuto Kansas City domenica scorsa, e l’alto numero di infortuni costituisce sempre un problema per una squadra abituata a gestirsi come un meccanismo ben oliato. Atlanta fino a mercoledì mattina non aveva ancora neppure designato il Qb titolare (sarà Joey Harrington, che era finito in panchina nelle ultime due partite ma era 3-5 da titolare, mentre le altre due sconfitte sono arrivate sotto Bryon Leftwich), ma ha una decente difesa sui lanci (domenica scorsa però contro Tampa Bay non si è notato molto…), che con Marvin Harrison sempre acciaccato sono un aspetto meno automatico del gioco dei Colts, pur sempre favoriti.
4. NFL Network, si diceva. E’ un canale di cui abbiamo già parlato, che trasmette una programmazione tutta-football (anche se con un numero nauseante di repliche dei medesimi programmi, giorno e notte), comprese alcune gare di college, e a partire da questa settimana anche dirette NFL del giovedì sera. Il problema è grosso, e si capisce subito perché. Molti operatori di televisione via cavo, come Comcast e Time Warner, si rifiutano infatti di includere NFL Network nel proprio pacchetto base gratis (fate conto: come se Sky decidesse di inserire tra i suoi programmi un ipotetico Lega Basket Channel a pagamento). Chiaro che non stiamo parlando di RAI Utile – del resto non ne parla nessuno… – o del desolante canale della Camera dei Deputati, che costituiscono un servizio pubblico, ma dell’espressione commerciale di una lega professionistica, e dunque in teoria fonte di profitti per la lega stessa. Il nocciolo è che ovviamente le due grandi fornitrici di Tv via cavo pagano per avere l’NFL Network, sia pure una cifra ridotta, e dunque cercano di rifarsi sui clienti. Legittimo, ma dalla NFL fanno notare che ai due agglomerati è stato offerto di poter inserire 18 spazi pubblicitari durante le otto partite previste, con ricavato dalla vendita di tali spazi trattenuto interamente da Time Warner e Comcast così da scongiurare l’ipotesi di far pagare l’abbonamento ai clienti, ma la proposta non è stata accettata e il 27 novembre si andrà davanti alla Commissione Federale delle Telecomunicazioni per un arbitrato. Una delle questioni più spesso sollevate a proposito riguarda l’attesa Dallas-Green Bay del 29 novembre, giovedì, che verrà trasmessa solo sull’NFL Network: il canale della Lega non è infatti visibile, per i motivi appena spiegati, né a Madison né ad Austin, le capitali dei due stati.
5. Continuano i dilemmi etici e regolamentari per Roger Goodell, il che vuol dire che o il suo predecessore Paul Tagliabue era un grandioso insabbiatore o che Goodell si sta beccando una dose di sfortuna – entità sulla cui esistenza ed efficacia siamo comunque scettici – superiore alla norma. Dopo le delinquenze extra-sportive di alcuni giocatori, tra cui Pacman Jones e Vick, dopo lo spionaggio dei Patriots e le grane legate all’NFL Network, ora ci si mette la storia dei premi in denaro che alcuni defensive back dei Packers avrebbero promesso agli uomini di linea di difesa affinché limitassero a meno di 100 yard Adrian Peterson, il running back di Minnesota, nella partita dell’11 novembre, e tenessero i Carolina Panthers sonno le 60 nella gara di domenica scorsa. Nel primo caso andò bene ai defensive linemen, visto che Peterson, reduce dalla mostruosità di 296 yard contro San Diego, ne ebbe solo 45 prima di uscire per infortunio (stiramento al collaterale destro del ginocchio, torna tra una decina di giorni), nel secondo invece l’esito è stato negativo, dato che Carolina ha avuto 131 yard, ma la vittoria è andata ugualmente ai Packers. Il problema è che le regole NFL proibiscono qualsiasi tipo di incentivo economico specifico, ovvero diretto ad una squadra o ad un determinato avversario individuale, anche tra compagni di squadra. Si farà un’inchiesta, e in genere i tempi non sono lunghi.
6. Quello che stiamo per scrivere è tutto vero, anche se non lo sembrerà a chi, come noi e molti altri, assiste periodicamente a determinate scene nelle tribune stampa. Si tratta delle norme dettate dall’associazione giornalisti americani di basket, identiche del resto a quelle della parallela associazione di football: a) Astenersi dal tifare in tribuna e sala stampa; b) Non usare un linguaggio sconveniente in tribuna stampa; c) Astenersi dall’usare parole offensive o di commento negativo nei confronti di tifosi, arbitri, allenatori, giocatori ed altre persone presenti nell’arena; d) Comportarsi e lavorare in maniera professionale prima, dopo e durante gli eventi sportivi; e) Restare seduti durante lo sviluppo del gioco, altrimenti potreste disturbare la visuale di gente che ha pagato un biglietto; f) Evitare in tribuna stampa comportamenti che possano distrarre i colleghi; g) Se lo spazio è ristretto, non disseminare fogli e appunti ovunque, ostacolereste il lavoro dei colleghi; h) Mettere un coperchio ai bicchieri e alle bottigliette quando non si usano, un’eventuale caduta potrebbe danneggiare attrezzature proprie ed altrui; i) Tenere in ordine il proprio posto stampa; l) Segnalare immediatamente la presenza in zone riservate alla stampa di persone che non hanno diritto di essere lì. Siamo certi che alcune di queste istruzioni causeranno attacchi di risate isteriche al pensiero di quel che a volte succede nelle tribune stampa italiane, piene di sapientini (anche noi…) sempre più bravi dell’allenatore di turno. Per non parlare delle conferenze stampa con ultras nel pubblico…

Roberto Gotta
chacmool@iol.it
www.vecchio23.blogspot.com

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