Fittipaldi alla Ferrari

16 Agosto 2022 di Stefano Olivari

Emerson Fittipaldi finalmente arriva in Italia. Non da pilota della Ferrari, come negli anni Settanta si leggeva un giorno sì e un giorno no, ma come candidato per Fratelli d’Italia al Senato il prossimo 25 settembre, nella circoscrizione sudamericana. Decisione ovviamente della Meloni e probabile, come ha rivelato il Giornale, approvazione di Bolsonaro, amico personale dell’ex bicampione del mondo di Formula 1, una volta con la Lotus e una con la McLaren. Ce n’è abbastanza, compreso il nome di battesimo (omaggio a Ralph Waldo Emerson), perché nelle prossime settimane il brasiliano venga accusato di tutto, ma a noi interessa ricordare quanto questo campione sia stato vicino alla Ferrari ed al ritorno, dalla porta principale, nella terra dei suoi avi.

Agnelli provò personalmente ad ingaggiarlo già ai tempi della Lotus, ma la Ferrari dell’epoca era troppo poco competitiva per interessare ad un campione del mondo: nel 1973 ad un certo punto Ickx quasi scappò, lasciando come unica guida nei gran premi finali il mitologico Arturo Merzario. Da ricordare che Agnelli avrebbe anche avuto titolo per parlare, visto che dal 1969 la FIAT era diventata proprietaria al 50% della Ferrari, qualche anno dopo il fallimento della trattativa con la Ford, condotta per gli americani da Lee Iacocca, in seguito manager di culto (quasi come Giorgio Aleari o LCDM) degli anni Ottanta.

Il secondo vero contatto avvenne nell’agosto 1976, dopo l’incidente di Lauda al Nurburgring: Enzo Ferrari incontrò il trentenne Fittipaldi a Maranello, cercando di tenere segreta la cosa, per averlo subito al posto di Lauda. Fittipaldi era alla sua prima stagione da pilota-imprenditore, con quella che a tutti gli effetti era una scuderia personale gestita dai parenti (suo padre Wilson era il più famoso giornalista motoristico brasiliano) e sponsorizzata dalla Copersucar, lo zuccherificio nazionale brasiliano.

Non se ne fece niente, troppi sarebbero stati i contratti da rompere, Fittipaldi disse al grande vecchio che se ne poteva semmai parlare per il 1977. Il permaloso Ferrari se la legò al dito, così l’anno dopo a prendere il posto di Regazzoni al fianco di Lauda non fu Fittipaldi, ma Reutemann che aveva accettato di fare il tappabuchi. Reutemann che in Argentina avrebbe avuto anche una carriera politica, prima nel partito post-peronista e poi in una coalizione liberale.

Agnelli provò a portare Fittipaldi anche a stagione 1977 in corso ma Ferrari continuava a dire no, del resto le cose stavano andando bene e Lauda rivinse il titolo, dopo quello del 1975. Ancora avvelenato per la sfiducia di Ferrari nei suoi confronti Lauda salutò tutti e di nuovo si parlò di Fittipaldi, con Enzo Ferrari che ancora una volta si impose all’Avvocato: Reutemann sarebbe stato affiancato dallo sconosciuto Gilles Villeneuve. La carriera in Formula 1 di Fittipaldi, forse il miglior pilota degli anni Settanta (come scelte sbagliate una specie di Alonso), si trascinò su una macchina orrenda ancora per un paio di stagioni, prima di cambiare continente e diventare un mito anche negli Stati Uniti, con due 500 miglia di Indianapolis e tanto altro.

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