Vuoti a perdere
Fiori di zucca
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2008-09-25
Oscar Eleni che fugge dal carcere greco dove è andato il suo amico Sani per scoprire che la legge non è uguale per tutti, pronto a nascondersi ad Acqualagna dopo aver sentito che la pensione di Massimo Carboni è davvero una meraviglia, dopo aver assaggiato spaghetti ai fiori di zucca, teste dorate che assomigliano tanto ai congiurati che dopo la caduta dello zuccone supremo Maifredi hanno fatto la ola annunciando ad amici, incaricati di riferirlo ai nemici, che quello era il giorno più bello della loro vita. Maramaldo, chi era costui? Nessuno, se sulla caduta del matematico milanese che sapeva far di conto con le passioni di chi gli offriva voti, hanno trovato anche il modo di scherzare come se davvero fossero tutte vergini dai candidi manti. Perché sono facili da leggere le storie sportive dei rivoluzionari di oggi che ieri stavano con lo Zuccone soltanto perché avevano ricevuto l’ordine dall’alto, dopo non essere riusciti a batterlo nell’unica cosa in cui sembravano abili: rastrellare voti. Volevano farlo cadere quattro anni fa. Non ci riuscirono perché Recalcati non aveva ancora fatto sapere che per anni ci sarebbe toccato il fango invece dei tartufi. Hanno resistito fino a quando un nuovo tipo di granchi, senza occhi, ha attaccato la barchetta di giunco. Dicono che Maifredi era abile nel trovare voti. Loro no? Dicono che i presidenti di prima erano ben diversi. Non certo nella raccolta consensi facendo diventare vino l’acqua dei comitati regionali che all’improvviso hanno ben tre candidati da proporre, con guerra relativa perché Lombardia, Lazio e Veneto non cederanno facilmente il potere. Doveva finire così tanto tempo fa. Eravamo già alla canna del gas dopo l’argento di Atene. Su questo, va detto, che Recalcati, conoscendo i suoi polli, era stato chiaro, salvo poi perdere tutta la fortuna proprio nell’anno in cui, con faciloneria pari all’incompetenza, avevano deciso tutti che Azzurra sarebbe stata magica. Infortuni, perdite d’identità, guerra generazionale, sfortuna, incapacità: il disastro era pronto come direbbe anche il cane di Carboni, l’unico che sappia davvero come se la passa la nostra “ Voce” che ora tanto manca al basket dove i suoi allievi soffrono le inadempienze dell’azienda Rai e l’ultima volta ci siamo dimenticati di gratificare con un bel voto Gianni De Cleva che a Torino, per la Nazionale, per l’ennesima volta, ha dovuto usare il telefonino perché la postazione radio non era stata allestita. Siamo confusi fra questi fiori di zucca che non hanno davvero la schiena dritta come vorrebbe farci credere chi considera il Tronca uno di questi, come cercano di spiegarci i dimissionari della prima e dell’ultima ora. Tutte brave persone dal curriculum incerto, sicuramente non dei giganti se in tutto questo tempo sono riusciti a far diventare Maifredi il mostro che loro adesso vendono alla piazza. Non ci eravamo arrivati. Meglio, lo dicevamo dai tempi del professor Vinci che la federazione faceva bene a godersi il suo privilegio, ma che ben altra cosa era il basket societario e professionistico. Non si riusciva a venirne fuori. Sempre la stessa storia. Ma adesso vogliono farci credere che il Maifredi era un despota, uno capace di sottili vendette. Magari in comitato, magari giocando sulla vanità di chi si era persino convinto di essere l’artefice di vittorie come quella di Parigi, della Svezia, di Atene, salvo poi ripudiare tutto e tutti dopo la Turchia, Sydney, la Spagna, il torneo di qualificazione europea dove abbiamo scoperto le braghe di tela, noi che pensavamo di averle soltanto di raso. Abbiamo visto come è stata conciata la femminile affidata ad uno dei famosi congiurati, all’uomo di fiducia del Petrucci, quello che sarà ricordato per la persecuzione ad un gentiluomo come Riccardo Sales che mentre vinceva un argento europeo e un oro alle Universiadi faceva anche sapere che avrebbe convinto le azzurre a firmare contro una Lega femminile che stava distruggendo il settore. Lo hanno mandato via, portato in tribunale, ma poi hanno mostrato quello che valevano persino con un campionato europeo confezionato in casa. Dicono che Bruto , Cassio e Sempronio non si ripresenteranno alle prossime elezioni. Pensavamo che dovessero essere i candidati a proporre i nuovi membri del consiglio, quindi abbiano pazienza, aspettino in fila, poi, se saranno scelti, facciano il grande gesto. Certo far passare Maifredi per Attila, per Pico della Mirandola, ce ne voleva. Eppure dicono che non ci siamo accorti di nulla, ma il male era tutto in quel professore di matematica che non lasciava la scuola e quindi non poteva essere nel territorio di Roma il tempo per capire cosa accadeva, uno che usava l’auto blu soltanto in casi eccezionali e questo non andava bene. Maifredi era, è, proprio come loro, non ci vengano a raccontare tante storie, lo possono fare con i galletti che adesso credono di essere davvero potenti perché non hanno più concorrenza, sparano di tutto, naturalmente negando una riga dopo quello che hanno sostenuto sul quella prima. Vedremo come la nuova Federazione si proporrà alla Lega delle società maschili. La malattia è stata trasmessa tanto tempo fa, Petrucci imperante, ma per venirne fuori ci vorranno più che lacrime e sangue. Lo sanno tutti, per questo era facile mandare al fosso un Maifredi, per questo era facilissimo scappare nell’acqua bassa, fra le canne. Pagelle prima d’imbarcarsi sulla nave di Lega che viaggerà nella nebbia di una domenica dove i giornali saranno occupati totalmente da calcio, ciclismo, motori. Il me ne fotto globale fa ridere, ma spiega tantissime cose.
10 A Sandro GALLEANI che ha lasciato il suo posto di guru nella Pallacanestro Varese. E’ stato un grandissimo, lo sarebbe ancora se gli permettessero di essere fisioterapista, assistente, presidente, consigliere, confessore. Lui è stato tutto questo, lo ha fatto con classe, con stile, capacità professionale. Ci mancherà. 9 Ad Attilio CAJA perché in questo precampionato la sua Snaidero è andata meglio di tutte le squadre rinnovate, perché forse ha ridato entusiasmo ad una piazza dove qualcosa si era bloccato anche se tutti sappiamo che Pancotto ha sempre lavorato bene. Ci voleva la scossa di Artiglio, ma certo deve confermarsi nell’arena se davvero il torneo sarà a 16 squadre. 8 A Gianni PETRUCCI che mentre urla ai contestatori di non sentirsi un dittatore castrista pilota la rivolta degli eroici che ora si illudono di essere ringraziati a vita, con posti importanti per la vita. 7 A Carlo RECALCATI da molti proposto come futuro presidente perché ha fatto notare a tutti che per adesso vorrebbe arrivare fino alla fine del mandato come commissario tecnico, un mandato con un discreto compenso, un mandato a cui non rinuncia anche perché , lo dice lui, gli piacerebbe fare soltanto quello. Lui è uno resistente, se gli fanno la guerra spesso la vince, ma difficilmente fa il bel gesto di sbattere la porta e dire mi avete stufato. Chi lo conosce bene dice che è pronto, ma forse non ne ha voglia. 6 A Shawn KEMP tornato in fretta nel Texas per controllare di persona i danni che ha provocato IKE, uno che ci ha buttato cioccolata, sigarette, Coca, ma poi ha deciso che la sua rinascita europea era forse troppo faticosa. Vedremo come andrà a finire, ma intanto raccogliamo ritagli e preghiere. 5 Ai giocatori di CAPO d’ORLANDO che meritano il nostro abbraccio ed affetto per quello che sta capitando, per la lettera che hanno scritto, ma che non ci fanno sapere se quei versamenti necessari per essere in regola, se quelle quote garanzia per il benessere degli stessi protagonisti chiamati sul campo, sono da considerasi inutili e quindi da abolire. In questo caso tutti felici e contenti. Restino pure in gioco Napoli e il Capo, ma per favore non veniteci poi a parlare di capestri e roba del genere. 4 Al PRIMO che trova un bel curriculum da far leggere ai tesserati del basket fra i consiglieri dell’ultimo governo. Siano pronti a farci governare dai maestri del minibasket, da venditori di fumo, da tutti, ma sarebbe bello che la loro storia venisse pubblicata e valutata. 3 Al caro MATTIOLI che
ha telefonato a tutti per festeggiare la caduta del mostro, ma non ci ha fatto sapere perché lui è puro, perché gli altri protagonisti della rivoluzione in bianco devono essere considerati vittime e non coprotagonisti dello sfascio. Lui dice che ha vissuto il più bel giorno della vita quando Maifredi è stato buttato fuori dal Coni e noi pensavamo che fossero stati i successi sul campo a dargli unica vera gioia. 2 A Valerio BIANCHINI che non ha ancora scoperto come si trovano i voti per andare finalmente a dirigere una Federazione che avrebbe bisogno di gente come lui. Certo saprà anche come ragiona il suo mondo. Vuoi dire che lo sceglieranno perché ha idee importanti da difendere? In Lega non la pensarono così’, figurarsi nei comitati regionali dove ancora inorridiscono pensando allo spreco gardianiano persino nei settori giovanili. 1 Al sindaco di NAPOLI che forse si è accorta un po’ in ritardo che la squadra di basket sta per andare al macero, proprio come il palazzo che non le ha mai dato, proprio come tante cose in una città che si accorge del disastro soltanto quando la spazzatura è sulla porta di casa. 0 Al mogul MAIFREDI per essersi mascherato così bene, per aver recitato la parte di Bertoldo mentre invece era Attila. Zero però anche a tutti i suoi consiglieri, cominciando da Riccio Ragazzi lapostata, perché li vogliamo alla sbarra con le stesse imputazioni, loro avevano visto il fango e non sono stati capaci di risparmiarcelo per colazione.
Oscar Eleni
(Fonte: www.settimanasportiva.it)