La Fiorentina di Antognoni e Sconcerti

Il duro botta e risposta fra Mario Sconcerti e Giancarlo Antognoni sta facendo discutere anche al di fuori del mondo della Fiorentina, perché porta ad un discorso valido per tutte le squadre. E cioè come utilizzare le vecchie bandiere: tenerle nel giro, come uomini immagine da giocarsi con i tifosi, oppure voltare pagina? Perché, bisogna dirlo, al di là della voglia di lavorare (dopo le due ore al giorno del calciatore è difficile riconvertirsi) quasi nessuna di queste bandiere ha una preparazione culturale adeguata: di Boniperti ce n’è stato uno.

I fatti sono noti. Intervenendo a Radio Bruno, Sconcerti aveva parlato del futuro di Antognoni nella Fiorentina di Commisso: “Antognoni parli, ci spieghi lo sdegno e la situazione. Perché si fa trattare così? Ha 67 anni, perché non dice cosa succede? Sembra che si faccia del male, lasciamo che sia lui a difendere se stesso e non i media o terze persone. Se vogliamo che continui ad avere un ruolo nella Fiorentina non chiediamo agli altri di inserirlo o di dire quale deve fare. Giancarlo ha una trattativa privata con la società: se deve fare una cosa la faccia ma sia libero, senza la spinta di chi può giudicare scandalosa l’una o l’altra cosa. Se deve stare nella Fiorentina deve fare ciò che gli viene chiesto, altrimenti spieghi perché se ne va, senza far parlare la stampa“.

Il giorno dopo la risposta del campione del mondo 1982: “Volevo rispondere a Sconcerti, anche se non ne varrebbe la pena. Voglio far capire al fenomeno che negli ultimi cinque anni e mezzo ho lavorato come club manager, ogni giorno presente tra allenamenti, partite e ritiri. Rappresentavo la società. Commisso mi ha confermato lo stesso contratto dandomi in più la mansione di technical manager. Voglio far capire al signor Mario Sconcerti che non sono solo una bandiera, lavoro anche. Sono una bandiera in movimento, non ferma. E voglio anche dirgli che mentre lui si sciacquava le palle, sempre che le abbia ancora, io ero presente per la Fiorentina. Lo stadio lo intestino a lui, io sono ancora attivo. Gli stadi di solito li intitolano ai morti, lui è più vicino di me. L’invidia è una brutta bestia. Con Sconcerti ho già avuto uno scontro 20 anni fa, quando mi dimisi. Nel fallimento ha chiesto pure gli stipendi, cosa grave. Poi viene a fare la morale a me sui soldi…“.

L’antefatto risale a inizio millennio, quando Sconcerti già con una grande carriera giornalistica alle spalle da direttore del Corriere dello Sport diventa direttore generale sella società di Cecchi Gori che controlla la Fiorentina e quindi di fatto della Fiorentina stessa. Un periodo a dir poco turbolento, ricordando le dimissioni di Terim, quelle di Antognoni che da Sconcerti era detestato (ricambiato), e infine quelle dello stesso Sconcerti, poco prima del crollo di Cecchi Gori. Da ricordare che in tutto questo, si parla ormai di vent’anni fa, Sconcerti contribuì al lancio di Roberto Mancini come allenatore, proprio in viola.

Una domanda che per grandi club ha risposte scontate (troppi sono gli ex campioni per trovare a tutti un ruolo), nel caso della Fiorentina fa discutere di più. Perché il potere decisionale di Antognoni era ed è comunque nullo, ma è anche vero la sua importanza nella storia del club è del tipo Riva-Cagliari e Totti-Roma. Certo né Riva né Totti hanno mai usato un linguaggio simile per rispondere alle critiche, peraltro in questo caso fondate.

The harsh clash between Mario Sconcerti and Giancarlo Antognoni is causing discussion outside the world of Fiorentina, because it leads to a discourse valid for all teams. And that is how to use the old flags: to keep them around, as image men to play with the fans, or to turn the page? Because, it must be said, apart from the desire to work (after the two hours a day of the footballer, it is difficult to convert) almost none of these flags have an adequate cultural preparation: of Boniperti there was one.

The facts are well known. Speaking at Radio Bruno, Sconcerti had spoken of Antognoni’s future in Commisso’s Fiorentina: “Antognoni speak, explain the outrage and the situation. Why is he being treated like this? He’s 67 years old, why doesn’t he say what’s going on? He seems to be hurting himself, let him defend himself and not the media or third parties. If we want him to continue to have a role in Fiorentina we don’t ask others to put him in or say what he should do. Giancarlo has a private negotiation with the club: if he has to do something he should do it but he should be free, without the pressure of those who may judge one thing or another as scandalous. If he has to stay at Fiorentina he has to do what is asked of him, otherwise he has to explain why he is leaving, without making the press talk”.

The day after, the 1982 world champion replied: “I wanted to answer Sconcerti, even if it would not be worth it. I want to make him understand that in the last five and a half years I have worked as a club manager, every day present between training sessions, matches and retreats. I represented the club. Commisso confirmed the same contract and gave me the additional job of technical manager. I want to make Mr Mario Sconcerti understand that I am not just a flag, I also work. I am a flag in motion, not stationary. And I also want to tell him that while he was rinsing his balls, if he still has them, I was there for Fiorentina. I’ll name the stadium after him, I’m still active. Stadiums are usually named after dead people, he’s closer than me. Envy is an ugly beast. I had a clash with Sconcerti 20 years ago when I resigned. In the bankruptcy he even asked for salaries, which is serious. Then he comes to lecture me on money…’.

The antecedent dates back to the beginning of the millennium, when Sconcerti, already with a great journalistic career behind him as director of the Corriere dello Sport, became general manager of Cecchi Gori’s company that controls Fiorentina and therefore of Fiorentina itself. A turbulent period to say the least, remembering the resignation of Terim, those of Antognoni who was detested by Sconcerti (reciprocated), and finally those of Sconcerti himself, just before the collapse of Cecchi Gori. It should be remembered that in all of this, we are talking about twenty years ago now, Sconcerti contributed to the launch of Roberto Mancini as coach, right in the viola.

A question which, for large clubs, has obvious answers (there are too many former champions to find a role for all of them), in the case of Fiorentina, is more controversial. Because the decision-making power of Antognoni was and still is nil, but it is also true that his importance in the history of the club is of the Riva-Cagliari and Totti-Roma type. Certainly neither Riva nor Totti have ever used similar language in response to criticism, which in this case was well-founded.

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