Fine della Coppa Davis

30 Novembre 2021 di Stefano Olivari

La scorsa notte si è conclusa la Coppa Davis dell’Italia, con la prevedibile sconfitta di Fognini e Sinner contro Mektic-Pavic, coppia più forte del mondo ed anche molto regolare nel rendimento. Con qualche rimpianto per la partita in sé, perché soprattutto sul servizio di Mektic gli azzurri rispondevano sempre, e per la scelta sbagliata da Volandri nel primo singolare: contro il numero 276 del mondo, quale è Gojo anche se vale molto di più, meglio l’esperienza di Fognini rispetto alle lune di un giocatore oggi più forte come Sonego ma divorato dalla tensione del giocare nella propria città, come già si era visto contro la Colombia. Peccato essersi fermati ai quarti, ma con Berrettini sano ed un Musetti preparato per il doppio i prossimi anni saranno pieni di soddisfazioni.

Volevamo però dire un’altra cosa e cioè che la vituperata nuova Davis di Piqué, oggetto dello scherno di ogni nostalgico e di chiunque come noi abbia sofferto per Claudio Panatta e Narducci, dopo l’esordio del 2019 è riuscita a superare l’anno pandemico ed a raggiungere lo scopo numero uno per cui è nata: far sì che in campo scendessero quasi tutti i migliori, a partire da Djokovic e Medvedev: unico assente ingiustificato dell’edizione 2021 è infatti Zverev. L’agile formula (sfida fra i numeri 2, sfida fra i numeri 1 e doppio, tutte al meglio dei tre set) ha dato alle giornate una lunghezza umana e in questo modo è possibile ad ogni appassionato buttare un occhio su cosa succede sugli altri campi. Cosa che nella ‘vecchia’ Davis, da noi rimpianta perché era la nostra Davis, quella con il tifo contro, non accadeva onestamente mai se non per sapere i risultati.

Insomma, il tanto atteso Mondiale di tennis è finalmente nato? Nel dubbio è stato subito ucciso. Perché l’anno prossimo quasi certamente si giocherà ad Abu Dhabi e lì si rimarrà fino al 2026 compreso, con una fase finale non più a 18 squadre ma a 16. Le due finaliste di quest’anno ci andranno in maniera diretta, 12 ci andranno passando da qualificazioni  e due con wild card. Insomma, il rischio è quello di diventare l’ennesima esibizione da foche ammaestrate in un ambiente asettico: ed il tennis ha bisogno di coinvolgimento emotivo, non di quattro persone annoiate con tutto già pagato dagli sponsor. Inutile prendersela con chi può pagare, gli stessi eventi di Torino sono andati a chi ha offerto di più e la stessa Davis è stata venduta dalla ITF alla Kosmos. Alla fine la vera Davis sarà quella delle qualificazioni.

 

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