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Attualità

Fine del roaming in Europa, anzi no

Indiscreto 03/04/2017

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Pochi argomenti come il roaming compattano le masse, visto che il sovrapprezzo per chiamate, sms e dati quando si è all’estero (all’estero rispetto alla nazionalità della propria sim) piace allo 0% delle persone, come le tasse e i pranzi con i parenti. Ci asteniamo quindi dal ‘Di qua o di là’ sull’argomento, anche se il nostro giochino uscendo dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra sottoforma di ‘Stato o mercato?’ Affrontiamo l’argomento perché l’uomo Indiscreto, per sua natura cosmopolita e a suo agio a Paderno Dugnano come a New York, ha il roaming fra i primi nemici. Veniamo al punto: eravamo rimasti, nel senso che lo aveva deciso l’anno scorso l’Unione Europea ed in pratica a febbraio la linea era stata confermata, che a metà giugno 2017 sarebbe scomparso il roaming in Europa. E invece no, perché il Berec, cioè l’associazione delle authority nazionali delle telecomunicazioni (santa Wikipedia), ha dato un ulteriore anno agli operatori per adeguarsi e quindi, in sostanza, fino al 2018 cambierà poco. Su tutto una considerazione: da tante offerte Vodafone, Tim e Wind che ci sono per chi è spesso all’estero, cadere nel roaming sembra nella nostra percezione diventato quasi soltanto una questione di pigrizia mentale. Sembra, appunto. Perché secondo i calcoli del Codacons il roaming costa agli europei circa 8,5 miliardi di euro all’anno, cioè il 10% della somma dei fatturati dei gestori. Non poco. Un po’ antiquate le discussioni su voce e sms, al bimbominkia che è in noi interessano soprattutto WhatsApp e dintorni, cioè il traffico dati: qui anche nei prossimi anni, al di fuori delle tariffe ominicomprensive (che poi non lo sono quasi mai), il roaming sarà sempre pesante: 7,70 euro per GB di tetto massimo quest’anno, 6 nel 2018, 4,50 nel 2019 e così via fino a toccare i 2,50 nel 2022. Previsione: gli operatori potrebbero avere la tentazione di recuperare sulle altre tariffe i miliardi di roaming persi. Va detto poi che i colossi, i marchi che tutti conosciamo, rischierebbero in ogni caso meno dei piccoli e meno piccoli operatori virtuali (che in ogni caso vediamo malissimo in Europa, mentre hanno ancora un senso triangolando con il resto del mondo e paesi sconosciuti anche alla FIFA). Nostra idea impopolare e anche ingenua, perché presuppone una politica che combatta gli accordi di cartello: se non si legiferasse in materia ci potrebbe essere finalmente una vera concorrenza, con differenze anche molto grosse fra tariffe visto che nessuno vorrebbe perdere i clienti migliori, quelli che viaggiano e non stanno a guardare i due euro. Così, imponendo (di fatto) dall’alto le tariffe c’è una sorta di istigazione a recuperare in altri modi la rendita di posizione che si è perso.

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