FIFA, soltanto l’FBI fra Blatter e la riconferma

28 Maggio 2015 di Stefano Olivari

Dopo le elezioni previste per domani Joseph Blatter probabilmente rimarrà presidente della FIFA, nonostante la federazione da lui guidata sia stata sconvolta da sette arresti e da un’indagine che sta andando alle fondamenta di un potere che il settanovenne di Visp detiene formalmente dal 1998, cioè da quando subentrò ad Havelange, ma in realtà da molto prima. Ieri mattina a Zurigo la polizia cantonale ha infatti arrestato, su richiesta del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, due vicepresidenti della FIFA e altri cinque importanti dirigenti calcistici alla FIFA legati in vario modo. Moltissimi (47!) i capi d’accusa: associazione per delinquere, riciclaggio, corruzione e tutto cioò che può inquinare l’assegnazione di tornei, diritti televisivi, manifestazioni di vario tipo ed iniziative di marketing. Molto lungo l’arco temporale abbracciato dalle indagini, quasi vent’anni, al punto che nessuno dei dirigenti del calcio mondiale può oggi davvero dirsi al sicuro. Per dare un ordine di grandezza, stando alla nota dell’Ufficio Federale di Giustizia, stiamo parlando di tangenti e simili per almeno 100 milioni di dollari… Sempre nel quadro della stessa operazione è stata perquisita a Miami la sede della CONCACAF, cioè l’equivalente della UEFA per Nord e Centro America. Non c’è dubbio però che gli aspetti più spettacolari dell’operazione siano stati quelli di Zurigo, visto che tutto è avvenuto all’alba presso il lussuoso albergo dove alloggiano molti dei partecipanti al congresso della FIFA, il Baur au Lac Hotel, dove la camera più a buon mercato costa 962 franchi a notte. Curiosità: abbiamo provato a prenotare ma in questi giorni è tutto esaurito, anche puntando sulla suite da 3.200 franchi. Non era comunque per questo motivo che gli arrestati sono stati portati fuori dall’albergo coperti da lenzuola.

Fin qui la cronaca, ora veniamo subito al vero punto: cosa rischia Blatter, ufficialmente nemmeno indagato? Sul piano dell’immagine tantissimo, perché quasi tutti gli arrestati e gli indagati sono uomini legati da anni alla sua gestione. Jeffrey Webb oltre ad essere vicepresidente della FIFA è anche presidente della CONCACAF (vera fucina di personaggi discutibili, ricordando l’ex numero Jack Warner fra l’altro anche lui fra gli indagati), la confederazione del Nord e Centro America, oltre che della federazione delle Isole Cayman, referenza non da poco. L’uruguaiano Eugenio Figueredo è anche lui vicepresidente FIFA, oltre che ex presidente della CONMEBOL, la confederazione sudamericana. Il costaricense Eduardo Li è nell’esecutivo CONCACAF. Il nicaraguense Julio Rocha nella FIFA ricopre il ruolo di responsabile dello sviluppo: in sostanza decide come e dove distribuire a pioggia i soldi, premiando i progetti dei ‘buoni’ (in senso blatteriano) e punendo quelli dei ‘cattivi’. Il britannico Costas Takkas è un dirigente CONCACAF e stretto collaboratore di Webb. Il venezuelano Rafael Esquivel a capo della federazione del suo paese ed è nell’esecutivo CONMEBOL. Il brasiliano José Maria Marin non dirige più la sua federazione, la CBF, da un mese, ma è un pezzo grossissimo sia nel calcio sudamericano che nella politica brasiliana (fra le altre cose è stato anche governatore dello stato di San Paolo). Tutti sono in un numero sterminato di commissioni e sottocommissioni FIFA, impossibili da elencare. Per quanto riguarda l’estradizione negli USA, l’Ufficio Federale di Giustizia ha spiegato che una procedura semplificata sarà applicata a chi acconsente all’estradizione immediata. Siccome questo presumibilmente non avverrà, gli USA dovranno presentare una richiesta formale di estradizione entro quaranta giorni come previsto dal trattato bilaterale con la Svizzera.

Insomma, per dare una svolta alla gestione di Blatter l’FBI è arrivato prima di Platini (vicepresidente FIFA anche lui), con un’indagine coordinata dal procuratore generale degli Stati Uniti Loretta Lynch. Proprio l’FBI americano, quello dei film, che di sicuro ha utilizzato anche le indagini di Michael Garcia (conoscente dell’attuale capo dell’FBI James Comey), assunto paradossalmente proprio da Blatter per indagare sulla corruzione interna alla FIFA e dimessosi dall’incarico dopo che le sue conclusioni erano state ammorbidite. Una vicenda ai confini della realtà, con la FIFA che dopo avere letto il rapporto di Garcia aveva deciso di non pubblicarlo ma di renderne noto soltanto un riassunto, curato oltretutto non da Garcia ma dal presidente del Comitato Etico Hans-Joachim Eckert. Sul contenuto del rapporto si possono fare congetture, ma siccome riguardava l’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022 è facile ipotizzare pressioni non solo di Russia e Qatar, ma anche di chiunque avesse votato per quelle assegnazioni. Ma al di là di Garcia e dei Mondiali, un’analisi a caldo dell’indagine statunitense evidenzia che questo filone di corruzione riguarda il Sud America e il Centro, autentico votificio che da sempre puntella il potere di Blatter. E il fatto che a indagare siano gli Stati Uniti, non certo il motore del calcio mondiale, è altrettanto significativo. Per gli USA, così come per quasi tutti i 209 paesi FIFA, calcio significa soprattutto Coppa del Mondo: per il 2022 c’erano in lizza anche loro. Inoltre la confederazione gestita peggio, dal punto di vista etico, è proprio la CONCACAF a cui gli USA sono affiliati. Aggiungete Garcia e l’FBI, per il risultato finale.

In concreto Blatter, che guida la FIFA dal 1998, rischia poco dal punto di vista elettorale perché storicamente in questo tipo di consessi il cosiddetto voto di opinione è marginale. Smarcarsi dagli arrestati facendo dichiarare al portavoce che la FIFA ha accolto favorevolmente il procedimento, in quanto parte lesa, sembra quasi una presa in giro, ma era difficile agire diversamente. E poi è vero che né Blatter né il segretario generale Jérôme Valcke sono indagati, né tantomeno sono tenuti a lasciare l’incarico. Blatter non lo fece per lo scandalo ISL, pensa di poter resistere anche a questo anche se non sa quali carte l’FBI abbia ancora da giocare. Ne è consapevole anche l’ultimo rivale rimasto per la presidenza dopo i ritiri di Van Praag e Figo, il giordano Alì-Bin Al-Hussein, altro vicepresidente FIFA (in totale sono otto…), prudentissimo nelle dichiarazioni. Ma c’è anche chi si è spinto oltre, come la confederazione africana che ad arresti ancora caldi ha ribadito il suo appoggio a Blatter.

Il vero fronte, quello che oltretutto più interessa gli appassionati di calcio di tutto il pianeta, è quello della Coppa del Mondo in Russia e soprattutto di quella in Qatar, con la UEFA in questo caso pronta a sparare a palle incatenate contro una manifestazione che rovinerà come minimo una stagione di calcio europeo. L’FBI dei Mondiali non si è ufficialmente occupato, ma la procura svizzera dopo avere acquisito dati e file presso la sede FIFA di Zurigo (in contemporanea con gli arresti in albergo) ha invece spiegato che sta indagando, contro ignoti, per riciclaggio e truffa proprio in relazione all’assegnazione 2018 e 2022. Non bisogna in ogni caso confondere i piani, perché l’indagine sui Mondiali è partita poche settimane fa e potrebbe avere anche un altro tipo di sviluppo rispetto a quella americana. Di certo chi come l’Inghilterra ha perso la corsa all’assegnazione, parliamo del 2018, non si è ancora rassegnato anche se con fretta sospetta la FIFA ha fatto sapere che i due Mondiali si giocheranno regolarmente. Va bene, ma dove?

Pubblicato su ‘Il Giornale del Popolo’ di giovedì 28 maggio 2015

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