FIFA, Blatter prepara una donna e uno sceicco

5 Giugno 2015 di Stefano Olivari

Joseph Blatter sta ricominciando a respirare, ma non troppo. Il procuratore generale degli Stati Uniti Loretta Lynch è infatti un po’ più insistente rispetto alla maggior parte dei media, soddisfatta per le annunciate dimissioni del settantanovenne vallese dalla presidenza FIFA e adesso dedita al tracciamento di grandi scenari. Scenari che poi si restringerebbero a uno solo: la discesa in campo di Michel Platini, con i blatteriani che proveranno a contrapporgli un candidato forte e possibilmente europeo (anche se è forte la tentazione di giocare la carta della burundiana Lydia Nsekera, già nell’esecutivo FIFA: africana e soprattutto donna). Ma a turbare i sonni di Blatter nelle prossime notti sarà soprattutto Jack Warner, ex grande capo della CONCACAF e suo ex vicepresidente alla FIFA, che pare abbia deciso di collaborare fino in fondo con la giustizia statunitense anche perché non ha altra scelta.

Chi pensa che da qui a gennaio sarà un tirare a campare in attesa delle elezioni, sotto la supervisione di Domenico Scala (il manager di Basilea che Blatter ha voluto al comitato di controllo nel 2012), si sbaglia di grosso, perché la questione FIFA è ormai diventata un affare di stato, anzi di più stati. La Lynch è tornata l’altroieri sull’argomento, facendo intuire il suo vero obbiettivo: “Dobbiamo renderci conto che la FIFA è corrotta ai massimi livelli. È inquietante che ogni volta che la FIFA ha rimosso funzionari corrotti a seguito di investigazioni interne puntualmente li ha sostituiti con altri che hanno continuato nello stesso modo”. Blatter non risulta ufficialmente indagato dagli americani, ma è evidente che una sua caduta più rovinosa di quella derivante da dimissioni sarebbe molto utile per ridiscutere l’assegnazione dei Mondiali 2018 e soprattutto 2022, quelli soffiati agli USA dal Qatar. Per questi secondi sono arrivati segnali molto chiari, anche se non in forma ufficiale, dal governo inglese di Cameron: in sostanza i battuti del 2018 potrebbero (vorrebbero) diventare i sostituti del 2022.

A piedi uniti è stato l’intervento del ministro degli esteri del governo di Doha, Khaled al-Attiyah, che l’ha messa sul pesante: “In nessun modo il Qatar potrebbe essere privato del diritto di ospitare la Coppa, perché ha fatto l’offerta migliore. È molto difficile per alcuni digerire che un Paese islamico arabo possa ospitare il Mondiale”. Spostando il discorso sulla guerra di religione, questo il ragionamento, magari gli USA si spaventeranno. Più diplomatico il ministro dello sport russo Vitaly Mutko, che ha negato l’esistenza di rischi per il 2018: in effetti il Mondiale fortemente voluto da Putin è quello fra i prossimi due che rischia di meno, anche perché una UEFA rafforzata difficilmente andrebbe allo scontro frontale con uno dei suoi membri.

L’indagine americana abbraccia un periodo di tempo così ampio da avere dentro anche il Mondiale di Francia 1998. Le confessioni di Chuck Blazer e forse presto anche di Warner sembrerebbero riguardare la Coppa organizzata in Francia, ma non è ancora chiaro in quali termini. E chi era a capo del comitato organizzatore, insieme a Fernand Sastre? Platini. Insomma, stavolta l’FBI potrebbe avere fatto un favore a Blatter, del tutto involontariamente. Non che manchino i candidati alternativi al francese, da Al-Hussein al presidente della Hyundai Chung Mong-joon. E chi è uno dei sei grandi sponsor FIFA? La Hyundai. Più a rischio, se Platini non vorrà esporsi o preferirà difendere il fortino della UEFA, le candidature di ex calciatori: Figo, Zico e Ronaldo (ieri smarcatosi dalla CBF, anch’essa finita nel mirino per colpa del suo ex presidente Marin), solo per citare i nomi di prestigio fra i mille girati negli ultimi due giorni. Certo è che, sul piano giudiziario, politico e sportivo, siamo a Europa più USA contro resto del Mondo. E non è affatto un’amichevole.

C’è anche chi sta lavorando per la pace ed è il Comitato Internazionale Olimpico. Che non è anti-Blatter, anzi è proprio il contrario, ma più che altro non vuole che diventi le regola l’intromissione della politica vera in quella sportiva. Il nome che sta salendo prepotante nelle ultime ore è quello di Ahmad al-Fahad al-Sabah, 52 anni, politico del Kuwait ovviamente della famiglia regnante, potente membro del Comitato esecutivo della FIFA e presidente del consiglio olimpico asiatico: Blatter è suo amico, mentre del presidente del CIO Thomas Bach è stato nel 2013 grande elettore. Di più: è stato il regista dell’assegnazione a Tokyo dei Giochi del 2020 e ha ottime frequentazioni anche in Europa, con Platini che per molti motivi non potrebbe fare la figura dell’anti-arabo.

L’uomo da tenere d’occhio in questi giorni sarà comunque Warner, perché è stato così legato a Blatter da essere davvero l’unico a poterlo far cadere a tutti i livelli: sportivo, politico, mediatico, giudiziario. Arrestato nella sua Trinidad e poi rilasciato su cauzione, ha capito che il punto d’arrivo di tutta la vicenda sarà la rimessa in discussione come minimo di Qatar 2022 unito alla fine di Blatter, quindi si è calato subito nella parte del supertestimone affermando che rivelerà tutto e di temere per la propria vita. In realtà ad essere in pericolo è la FIFA come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. I grandi sponsor, l’Europa e pochi altri grandi paesi non accettano più di essere tenuti sotto scacco da qualche piccolo stato centroamericano o asiatico. Blatter potrà sfuggire all’FBI, ma non a questa presa di coscienza.

(Pubblicato su Il Giornale del Popolo di venerdì 5 giugno 2015)

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