Pippo Franco e il concetto di ‘fico’ nel 1982

27 Agosto 2014 di Paolo Morati

Pippo Franco

Sognare di avere un motoscafo che corre sul mare e in tasca ai pantaloni un po’ di milioni da spendere in gelati, patatine, popcorn e noccioline, cantava Pippo Franco nel 1982. La canzone era Che fico (firmata oltre che dallo stesso Franco anche da Valerio Liboni, Carlo Lena, Ferruccio Fantone e Francesco Luigi Mazzardo), sigla del Festival di Sanremo (e che Festival! Ne parleremo prossimamente…) di quell’anno, quando era ‘fico’ (notare la finezza per così dire etnica della c al posto della g) avere il poster nella stanza (noi del resto ne avevamo diversi, anche se non di Pippo Franco) comprare un mucchio di adesivi (che fine hanno fatto gli adesivi? Li fanno ancora?) e uscire con quella spilla punk sul giubbotto (rigorosamente di pelle alla Fonzie, ehi!) che si può portare solo se si è ‘fico’. Ecco, la definizione di spilla punk non ci è mai stata ben chiara, anche se nel video realizzato in occasione di Sanremo l’attore mostra con la mano una non meglio precisata pin.

Ma a quell’epoca era ‘fico’ anche andare nel parco a pattinare con tutta la banda (di amici), guidare la discesa, girare, sfiorare le ragazzine. Ragazzine che quando si volava (per terra?) rimanevano estasiate dalla maglietta (immaginiamo non quella indossata da Pippo Franco nel video) e dai jeans del ‘fico’ che piace un ‘frego’ (ossia moltissimo). Ma era fico anche entrare in una discoteca, saltare, ballare da morire, poi bere (che cosa?), impazzire (per cosa?), giocarsi una fortuna in aranciate (ah ecco, ora va meglio), e poi del resto non importarsene proprio un ‘fico’ (secco).

Una volta usciti era ‘fico’ anche andare insieme a tanta gente su un prato all’aperto per vivere un concerto, sentire, gridare e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire ‘fico’ (quale gesto? E dove batteva la mano?). E poi, finalmente, partire una mattina per fare una gita, scherzare sul pulmino (o la mitica corriera…), un viaggio da sballo (si usava già quel termine? Ce n’eravamo dimenticati… ma forse aveva un significato diverso rispetto a quello odierno) con quelle ragazzine che ad ogni nostra battuta poi sospirano così… adoranti ancora della maglietta e dei jeans.

Tutto questo per dire (e chiederci, con il solito pizzico di nostalgia), con le vacanze estive ormai al lumicino e la nostalgia che ìmpera, che cosa all’epoca per noi era effettivamente ‘fico’? E che cosa lo è adesso? E un ragazzino di oggi, che ha i milioni in tasca (oggi diremmo le migliaia di euro) sognerebbe veramente di spenderli in popcorn, gelati e patatine? Ecco, le patatine. Allora c’erano da noi soprattutto quelle salate (le ready salted, direbbero gli inglesi, noi adoravamo le sticks a bastoncino) prima che venisse importata la moda dei gusti più svariati, a cominciare da quelle orribili al pollo (ma le peggiori sono le salt&vinegar)… insomma, che schifo!?

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