Atletica
Fiasconaro come Milan-Cavese
Stefano Olivari 27/06/2013
Quante persone c’erano all’Arena di Milano nel 1973, ad assistere dal vivo al record del mondo degli 800 metri di Marcello Fiasconaro? Circa 200mila, almeno, come nel Maracanà del 1950 per Brasile-Uruguay (aaaahhh, la camminata lenta di Obdulio Varela…) o più umilmente come a San Siro per Milan-Cavese o il gol annullato a Rummenigge in Inter-Glasgow Rangers (tutti e duecentomila nell’allora parterre, dietro la porta di McCloy: il resto dello stadio vuoto). E parliamo solo di nostri conoscenti, nei tre esempi milanesi. Per questo ci ha fatto piacere notare che durante la presentazione degli Assoluti di atletica avvenuta nella splendida cornice (al corso accelerato di marchette ‘splendida cornice’ è la prima lezione) di Palazzo Marino, alla specifica domanda ‘Chi di voi c’era?’ le mani alzate sono state davvero poche. Fra queste quella del nostro-vostro Oscar Eleni, che per la Gazzetta raccontò l’evento pochi mesi prima di passare al Giornale appena fondato da Montanelli. In sala era presente proprio Fiasconaro, che al di là della limitata permanenza in Italia (pochi anni, di cui uno da rugbista) si è fatto capire perfettamente quando ha spiegato le emozioni dell’epoca e raccontato una carriera finita troppo presto per infortuni assortiti prima del ritorno in Sudafrica. Ma su Fiasconaro si produrrà il professor Vittori, cioé uno che l’ha allenato. Tante vecchie glorie dell’atletica che abbiamo sfiorato: Alberto Cova, Marisa Masullo, Carlo Grippo (Montreal 1976 ascoltata alla radio e la finale con Juantorena non ci usciranno più dalla testa), Marco Marchei (nostro supplente di educazione fisica alle medie, prima di partecipare come maratoneta ai Giochi di Mosca e Los Angeles), Carlo Monti (argento olimpico nella staffetta a Londra 1948, splendido novantenne e padre del giornalista del Corsera Fabio), Andrea Nuti e addirittura Franco Sar (sesto nel decathlon a Roma 1960, ottanta anni e un fisico della madonna). Avremmo voluto chiedere ad Attilio Monetti perché sia scomparso come spalla di Bragagna, ma non l’abbiamo fatto. Il presente è però quello del 26, 27 e 28 luglio. Il primo giorno di fatto dedicato solo a prove multiple e marcia, il secondo a un po’ di tutto e il terzo solo a finali in pista in modo da creare l’effetto meeting e con una scelta astuta: iniziare tardi, si è parlato delle 22, in modo da intercettare gli sventurati (Ma, come ammoniva il miglior Max Pezzali, “Vuoi la bicicletta e poi – Pedalare, cazzi tuoi”) costretti a stare sei ore in macchina per poterne passare tre in spiaggia ad annoiarsi. L’importante è comunque che all’Arena ci sia atletica da vedere, come in quel lontano 1906 (prima edizione degli Assoluti), fatta da giovani. E atletica da praticare, fatta anche da meno giovani. A patto che non stressino il prossimo con i loro tempi al chilometro o i loro piazzamenti ai Mondiali Master, visto che in certe categorie gli avversari in media sono morti.