Festival di Sanremo 1989, almeno tu nell’universo

4 Febbraio 2019 di Paolo Morati

“Dove c’è la televisione non esiste la verità, mai”. Con questa e altre affermazioni Beppe Grillo scatenò l’applauso del teatro Ariston di Sanremo, nel 1989. Un monologo di un quarto d’ora, il suo, che lasciò il segno su una delle più interessanti edizioni del Festival della Canzone Italiana. Firmata Adriano Aragozzini, la cinque giorni registrò infatti una serie di record per numero di partecipanti (48), categorie (addirittura tre), e varietà di brani (dal cantautorato più raffinato al nazionalpopolare ultraspinto). Molti dei quali diventati di fatto dei classici, vedendo trionfare tra i Campioni Anna Oxa e Fausto Leali che stracciarono la concorrenza intonando con perfezione matematica l’esplosiva Ti lascerò: quasi 6 milioni di voti ricevuti tramite le schedine del Totip per due interpreti al top, contro i quasi 2 milioni del secondo brano classificato (Le mamme, di Toto Cutugno) e i circa 1,3 milioni del terzo (l’ambientalista Cara Terra mia, di Al Bano e Romina Power).

Un Festival, quello del 1989, che va però ricordato oltre che per il podio anche per il grande ritorno di Mia Martini dopo un lungo periodo di silenzio e l’indegno ostracismo subito per anni, anche in questo caso con un brano (Almeno tu nell’universo, firmato da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio) entrato di diritto nella storia italiana, e vincitore (manco a dirlo) del premio della critica istituito proprio per lei nel 1982 per E non finisce mica il cielo

E ancora, tra le altre, dobbiamo citare Cosa resterà degli anni ‘80 di Raf (look in tono con il decennio), A che servono gli dei di Rossana Casale, Se me lo dicevi prima di Enzo Jannacci, fino alla doppietta di Gino Paoli che con Questa volta no volle esibirsi totalmente dal vivo, e che portò sul palco anche l’intensa Io come farò, affidata a Ornella Vanoni. Senza contare, storicamente, l’esordio (e unica presenza) sanremese di un allampanato Jovanotti, che con Vasco e il look da cowboy fu ampiamente criticato magari proprio da chi oggi lo porta in palmo di mano.

Nella memoria di Sanremo 1989 ci sono poi la vittoria e lancio definitivo di Paola Turci (Bambini) nell’inspiegabile categoria Emergenti di cui facevano parte anche artisti in circolazione da tempo (come Gepy & Gepy), e tra le nuove proposte (i Nuovi) di Mietta (Canzoni), con Amedeo Minghi dietro le quinte. Il singolo più venduto fu la strepitosa Esatto di Francesco Salvi, personaggio intelligente e lontano anni luce dal triste scenario della satira odierna. Satira, che tra l’altro, ebbe quell’anno come ospiti anche il trio Marchesini-Solenghi-Lopez.

Ma il Sanremo 1989, tra l’indimenticabile Stella delle sorelle Boccoli, Marisa Laurito in versione gastronomica, l’esordio dei Ladri di biciclette e un palcoscenico sul blu che in una serata presentava anche un’invadente roulette al centro, va infine ricordato anche per il quartetto di presentatori che, complice la defezione di altri nomi, presero in mano la conduzione tra gaffe e incidenti di percorso. I quattro figli d’arte, così vennero soprannominati, erano Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi, e riuscirono a ritagliarsi un posto nella storia di un Festival veramente d’altri tempi.

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