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Editoria

Federica e le cicciottelle

Stefano Olivari 10/08/2016

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Le reazioni dei media e della gggente al quarto posto olimpico di Federica Pellegrini nella sua gara, i 200 stile libero, si collegano secondo noi molto bene all’episodio del direttore del Quotidiano Sportivo licenziato per l’ormai famoso titolo sulle arciere azzurre: ‘Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico’. Un titolo infelice, quello del giornale non più diretto da Giuseppe Tassi, ma soltanto perché si parla di donne: gli stessi arcieri azzurri, per non parlare dei tiratori, sono da sempre presi in giro (anche giustamente, visto che si tratterebbe in teoria di atleti e molti dei loro avversari sembrano più tonici) per il loro fisico impiegatizio. Un titolo infelice, ma senz’altro giornalisticamente meno grave delle tante omissioni o illazioni in malafede che dominano su quasi tutti i media, con nemmeno i lettori più avvertiti che se ne accorgono e i direttori sempre ben lontani dal licenziamento. A scanso di equivoci: Tassi non sappiamo nemmeno che faccia abbia e mai ci ha colpito un suo articolo, fra l’altro abbiamo letto che ha 60 anni e che fra qualche mese andrà in pensione, quindi lo riteniamo un privilegiato e non una vittima del sistema. Un sistema che ha partorito comunicati come quello del gruppo Riffeser-Monti, in cui si esalta la ‘bellissima finale per il terzo posto persa con Taipei’ ed evidentemente scritto da uno che non sa che Taipei è una città. Ma perché colleghiamo tutto questo al quarto posto della Pellegrini? Perché da ore siamo sommersi, da parte di giornali (per adesso solo web, speriamo che nella più meditata versione cartacea rinsaviscano) e giornalisti ‘seri’, di titoli pieni di ‘delusione’, ‘soltanto quarta’, ‘flop’, eccetera. E spesso il contenuto degli articoli è peggio, denotando ignoranza (nuotando sui suoi migliori tempi stagionali la Pellegrini sarebbe arrivata al massimo terza) e anche quel livore represso che non si può scaricare su alcuna squadra di calcio. La situazione è paradossale, perché gli stessi atleti, pur consci come nessuno del significato di un piazzamento simile, hanno ormai interiorizzato questo metro di valutazione becero e quasi si scusano per un quarto posto olimpico: l’autoflagellazione della Pellegrini e le lacrime disperate delle cicciottelle nascono anche da questo.

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