Fedeltà, tradimenti a Milano

17 Maggio 2022 di Stefano Olivari

Una coppia in crisi, con i potenziali o reali amanti sullo sfondo: quante volte abbiamo visto o letto una storia del genere? Eppure Fedeltà, la serie appena finita di seguire su Netflix, ha un qualcosa che ti prende. È tratta dal libro di Marco Missiroli, che ai nostri conoscenti, soprattutto donne (l’uomo si sente un intellettuale già ad ascoltare Buffa racconta Savoldi), che l’hanno letto è piaciuto molto, trovandolo ovviamente molto diverso dalla sua trasposizione televisiva e non soltanto per le differenze nella trama e nelle sorti dei protagonisti (fra cui anche la casa di corso Concordia).

Fedeltà ha comunque diversi ingredienti che favoriscono l’identificazione dello spettatore e quindi il successo. Su tutti l’ìnsoddisfazione, basata su ambizioni accantonate come nel caso di Margherita (attrice Lucrezia Guidone, agente immobiliare che ai suoi tempi voleva fare l’architetto) o esagerate come nel caso del marito Carlo (Michele Riondino, insegnante di scrittura creativa quando vorrebbe fare lo scrittore a tempo pieno). Insoddisfazione che si lega al rimpianto per le occasioni perdute e al timore di perderne ancora.

Con tutta l’antipatia spaziale delle persone fra i 30 e i 40 anni a Milano, ma il discorso vale per la stessa fascia di età anche a Canazei e Locri, Margherita e Carlo pensano che la loro insoddisfazione manifestata agli amici nel solito finto pub sia il principale problema del mondo e pur da ambiziosi creativi lo risolvono in maniera mediocre: lei scopa con il suo fisioterapista, lui con una sua studentessa. Non è spoiler, perché si capisce dalla prima inquadratura. La cosa fastidiosa non è però la banalità di ogni situazione, ma il fatto che tutti si prendano tremendamente sul serio.

Detto questo, Fedeltà di Netflix, con la regia di Andrea Molaioli (bello Il gioiellino, sul crack Parmalat) e Stefano Cipani, ha un buon passo e sfrutta abbastanza bene Milano (ma molto meno rispetto al libro, ci hanno detto tutti), giocando con gli stereotipi su aperitivi, eventi, zone improvvisamente di tendenza, gente che finge di essere indaffarata, fighe (e fighi) più o meno di legno. I non milanesi forse lo apprezzeranno di più rispetto ai milanesi. A noi è piaciuto, si può guardare in famiglia come alternativa ad Eintracht-Rangers.

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