FCA Peugeot, gli Agnelli all’incasso

18 Dicembre 2019 di Indiscreto


FCA, cioè Fiat-Chrysler, e Peugeot, PSA Peugeot Citroen, si sono accordati: sarà fusione con proprietà al 50% di ciascuno dei due gruppi (e conseguente diluizione dell’azionariato), in circa un anno e con il risultato di creare il quarto polo automobilistico mondiale, con 8,7 milioni di auto prodotte all’anno, 170 miliardi di euro di fatturato e circa 11 di utile.

L’operazione adesso è ufficiale e l’approvazione delle assemblee straordinarie sembra una formalità. Prima domanda del bar di Indiscreto, pieno di gente che diffida dell’entusiasmo dei giornalisti (signora mia, bisogna avere grandi dimensioni per poter competere): chi ci guadagna? Risposta secca: gli azionisti FCA.

Perché nel 2020 fra dividendo ordinario da 1,1 miliardi (uguale a quello di Peugeot) di euro e dividendo straordinario (5,5 miliardi) si metteranno in tasca in totale 6,6 miliardi di euro. Da lì partirà la nuova entità, su basi paritetiche, con un futuro che ovviamente nessuno conosce. Magari l’elettrico salverà il mercato dell’auto, magari no.

E chi sarebbero i principali azionisti FCA? La Exor, cioè la finanziaria degli Agnelli-Elkann, con il 29%, 4 grandi fondi di investimento con circa il 16% in totale, più altri fondi e il mitico mercato con il resto. In altre parole, pronti via ed alla Exor andranno quasi 2 miliardi. Non un regalo, ma un premio per il differente valore dato (anche da Peugeot) all’azienda diretta da Mike Manley.

Il regalo è, almeno secondo noi, che i danni futuri delle vicende giudiziarie americane, che stanno riscrivendo in peggio anche l’immagine di Marchionne, sono nel bene e nel male incalcolabili. Incassare adesso il dividendo straordinario significa in pratica spalmare anche su Peugeot questi rischi.

Chi ci perderà? Quando in managerese si parla di ‘sinergie’ si può tradurre tranquillamente licenziamenti, quindi gli operai e gli impiegati di diversi paesi, dalla Polonia al Messico, passeranno anni difficili. La nuova entità FCA-Peugeot sarà infatti governata da un consiglio di 11 membri: 5 di nomina FCA, 5 di nomina Peugeot e l’undicesimo rappresentato dell’amministratore delegato, che per i prossimi 5 anni altri non sarà che Carlos Tavares, attuale amministratore delegato proprio di PSA Peugeot Citroen.

Detto che gran parte della produzione non c’entra con Italia e Francia, se vogliamo entrare nell’angolo del sovranismo diciamo che gli operai italiani della Fiat dovrebbero iniziare a guardarsi intorno e prendere appuntamento con il navigator. Sono comunque ormai una goccia (cinque soli siti produttivi: Mirafiori. Cassino, Grugliasco, Pomigliano d’Arco e Melfi) nel mare delle fabbriche del gruppo, marginali in ogni senso.

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