Favero e i gregari di Coppi

12 Settembre 2020 di Indiscreto

Pino Favero è morto tre giorni fa nella sua Settimo Torinese e la notizia ci ha sorpreso non tanto per il fatto in sé, pur triste, visto che l’ex corridore aveva 89 anni, ma per il fatto che per l’ennesima volta abbiamo letto della scomparsa di qualcuno definito ‘l’ultimo gregario di Coppi’. Quanti ultimi gregari di Coppi sono ancora viventi? Favero era davvero l’ultimo?

Forse Favero, da non confondersi con il Vito (oltretutto con accento diverso, Fàvero) della sua stessa epoca, maglia gialla al Tour, era davvero l’ultimo a potersi definire compagno di squadra di Coppi, ma non sappiamo che fine abbiano fatto quelli della Carpano e della Tricofilina. Di certo i monumenti come Carrea, Milano e Gismondi sono morti, fra l’altro anche pochi anni fa a riprova che non sempre il ciclismo (per non dire il doping) fa male.

Ricordare Favero significa anche ricordare, come ha fatto Gian Paolo Ormezzano sul Corriere della Sera, che Fausto Coppi è stato una leggenda dello sport italiano, forse il numero uno di tutti i tempi come icona, ma anche uno sceriffo del gruppo. In senso negativo, come quello che tranquillamente usiamo per Moser e Saronni: ma questa durezza fa parte quasi sempre del bagaglio di un campione, l’importante è saperlo. Molto spesso Coppi dava ai gregari come Favero il compito non tanto di lavorare per lui, quanto di non far vincere corridori che gli erano antipatici. Su tutti Loretto Petrucci, ex gregario di Coppi colpevole di insubordinazione e forse anche altro, al quale, su mandato del Campionissino, Favero impedì nel 1954 di vincere la sua terza Milano-Sanremo consecutiva prendendolo prima per la maglia e poi per la sella.

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