Fatma Ruffini, tivù commerciale con l’anima

4 Novembre 2015 di Paolo Morati

Fatma Ruffini

Dalla Dischi Ricordi alle prime tv locali fino all’appuntamento nel 1981 con Silvio Berlusconi in via Rovani a Milano grazie al regista Davide Rampello e tutto quello che è successo nei trenta anni successivi. È la storia di Fatma Ruffini, una vera leggenda della televisione privata italiana in veste di autrice, produttrice e curatrice di oltre cento programmi ma non solo. Una storia raccontata da lei stessa nell’autobiografia intitolata La signora di Mediaset, la mia vita con Berlusconi e i divi della tv (Mondadori Electa, 2015) che parte – inevitabilmente – dall’incontro con quell’uomo con “quella capacità di conquistare l’interlocutore alla prima battuta. Di ammaliare le persone con cui interagisce” per poi tornare indietro, dalla collaborazione con Lucio Battisti, del quale era la “sua ombra”, all’idea della scatola musicale, una trasmissione fatta di video che arrivavano dall’estero.

E ancora, a Fatma Ruffini si deve l’ideazione e la conduzione del Discolone, una hit parade fatta dai bambini su Antenna Nord che ricordiamo ancora bene. E dai sotterranei di Tele Milano a Milano 2, con Carlo Freccero, riemergono le memorie di una tv di quartiere poi via via capace di inviare in tutta Italia le stesse trasmissioni grazie al famigerato ‘pizzone’. Berlusconi, Confalonieri, Dell’Utri, Galliani, un gruppo dirigente a capo di quella che Ruffini vedeva come un’armata Brancaleone sperimentante. Era la tv delle notizie di Vittorio Buttafava, di Buongiono Italia con Marco Columbro e Antonella Vianini, una scommessa vincente per l’epoca, la fascia del mattino e di mezzogiorno dove si inserì poi Bis di Mike Bongiorno e quindi Il pranzo è servito di Corrado. E ancora molto altro fino ai giorni nostri, dai format importati e adattati allo scenario italiano alle avventure televisive all’estero.

Un racconto coinvolgente, quello di Fatma Ruffini, ancor più perché alterna agli elogi anche i nei di alcuni personaggi più e meno noti, senza farsi troppi problemi di buone relazioni. Non vogliamo anticipare nulla dei parecchi episodi narrati e lasciamo a chi non ha ancora letto il libro indovinare chi era quella ragazza molto intelligente e che apprendeva rapidamente ma che, come tutti gli ingrati, non faceva niente per niente. Oppure quell’attore ombroso e scontroso, uno con cui non si poteva andare d’accordo, ma anche dai tempi comici come pochi altri. E ancora la conduttrice che andava in trasmissione in pantofole e che quindi non si poteva quasi mai inquadrare in campo lungo e lo showman che ai tempi era ancora ingestibile, ma che oggi funziona perché sa stare con la gente, secondo il giudizio dell’autrice.

Una parte particolarmente interessante e istruttiva del libro è senz’altro quella sulle caratteristiche della televisione commerciale, per cui se prima i programmi servivano a far vendere televisori poi dando per scontato il possesso del televisore sono serviti a far vendere altri prodotti. Non una differenza da poco, come approccio. Una trasformazione del mezzo dovuta prima di tutto al contributo di Mike Bongiorno, ingaggiato da Berlusconi con la cifra astronomica di 600 milioni di lire per un anno, e giudicata la persona che le ha insegnato a realizzare un programma, quale linguaggio usare, come avvicinare gli sponsor e soprattutto il rispetto per i telespettatori. E a chi critica il ruolo e le responsabilità della ‘sua’ televisione sul decadimento della stessa (e della società), replica, in breve, che “la tv non offre nulla di nuovo rispetto a quello che esiste: ai sentimenti che ci sono, alle esigenze, ai bisogni. Li intercetta, li interpreta, li condivide. Noi facciamo intrattenimento”. Ai posteri, come si suol dire, l’ardua sentenza con l’ultima citazione che riserviamo al ‘mitico’ Doppio Slalom (di culto la partecipazione del Direttore come concorrente, rivista qualche anno fa su Happy Channel), che qualcuno con cui Fatma Ruffini non riusciva a entrare in sintonia voleva (sciaguratamente, visti i risultati di ascolti) cancellare insieme ad altri “giochini”: indovinate chi era?

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