Facciamo un po’ i Pavoni

18 Febbraio 2013 di Stefano Olivari

Anche agli Assoluti indoor di Ancona l’atletica italiana ha dato significativi segni di vita, ancora più importanti in un movimento in cui i controlli antidoping esistono. Parziali, imperfetti, magari a volte anche pilotati, però esistono. Con buona pace delle teorie autorazzistiche, alla Brera 2.0, che spiegano tutto tranne il motivo per cui i ragazzi di origine marocchina o senegalese ma di passaporto italiano (quasi sempre senza tarocchi da emirato, quindi nel rispetto della legge) non ottengano mediamente gli stessi risultati di chi si allena in Africa, pur avendo condizioni ambientali migliori. Sarà l’aria inquinata, sarà la nostalgia, sarà quel che sarà (e con Sanremo chiudiamo qui). Ancona, dicevamo: due giorni molto spettacolari in un contesto meno da ghiacciaia del solito, nobilitati dalla conferma ad altissimo livello di Alessia Trost (1,95 in calzamaglia) e da tre record tutti a loro modo storici. Uno più degli altri, quello del poliziotto (per finta, come tutti) Michael Tumi nei 60 metri, un 6’51 con cui ha migliorato il suo 6’53 di due settimane fa e fatto retrocedere in prospettiva all time il 6’55 che era sì di Cerutti e Collio (ieri secondo e terzo, fra l’altro) ma soprattutto di Pierfrancesco Pavoni che invece era lì dal 1990. Cioè da dopo la sua discutibile esperienza alla corte di Ben Johnson, con cui aveva macchiato una carriera che gli aveva dato grandissime gioie: l’argento europeo a 19 anni, quello mondiale a 20 (con la memorabile 4 per 100 di Helsinki 1983, insieme a Tilli, Simionato e Mennea), ma soprattutto la doppia finale (100-200) al Mondiale 1987 di Roma. Insomma, pur con altre caratteristiche fisiche, 25 anni fa Lemaitre era lui.

Importantissimo anche il 2,33 di Silvano Chesani, record indoor che affianca quello all’aperto di Marcello Benvenuti che risale al… 1989! Tutto più fresco per la nemmeno 19enne romana Roberta Bruni, con il suo 4 e 60 nell’asta che è lo stesso 4 e 60 del record assoluto della ritirata Anna Giordano Bruno ma che soprattutto è soli 3 centimetri meno del record mondiale juniores. Alla sua età esatta la Isinbayeva aveva un personale di…4 e 60. Dopo il trionfo di Lalli nell’Europeo di cross la stagione fredda continua quindi a dare soddisfazioni e fra due settimane agli Europei di Goteborg si potrà magari gioire per qualcuno. Di sicuro si tratta di prestazioni di valore assoluto, soprattutto quella di Tumi  (solo l’americano Patton nel mondo ha quest’anno corso più veloce di lui). Siamo ripetitivi: il miglioramento dell’atletica italiana passa anche, e sottolineiamo anche, per controlli davvero a sorpresa e davvero in tutto il pianeta. Farli, quando li si fa, solo in prossimità delle gare (è questo il senso della denuncia fatta qualche giorno fa dal mito delle siepi Moses Kiptanui), è un’offesa all’intelligenza anche dello spettatore occasionale.

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