Fa freddo ma anche caldo

2 Febbraio 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla cava sudafricana di Blombos dove hanno scoperto che anche centomila anni fa gli allenatori, i giocatori, i dirigenti, si praticavano sport come il lancio della compagna in campagna, getto della pietra, tuffo nel nulla, dicevano le stesse cose che si sentono oggi: fa molto freddo, ma si può dire che è anche caldo. Potenza delle facce con diverse pieghe amare, alla francese, o anche alla brasiliana. Alla Virtus hanno scoperto il virus che intossicava i giocatori, ma dovrebbero andare cauti perché il noi che vuole Boniciolli potrebbe non essere il noi dei suoi giudici feroci che adesso si sentono promossi perché, secondo loro, le Vu nere hanno ripreso il cammino nello stesso momento in cui hanno ridato ai giocatori il ruolo che amavano di più, tipo la panchina a Chiacig che poi, lo vedrete presto, sarà considerato vittima come avveniva a Roma per certi giocatori. Vedremo alla fine se ci sarà la stessa commozione e la stessa condivisione. Caldo e freddo, ma, si sa, ci sono allenatori che piacciono a prescindere e altri che non perdono mai, a prescindere, come potrebbero dirvi i sostenitori di Frates, di Gentile, di Bucchi, di Pancotto, di Pianigiani, di tutti quelli che se cadono non è certo per colpa loro, perché i dannati stanno altrove, vengono dalla scuola slava, dalla scuola Tanjevic, dalla scuola degli altri, vengono da scuderie diverse. Siamo fatti tutti un po’ così e ci manca che adesso le lezioni le diano gli ultimi, quelli invisibili, quelli che quando toccava a loro erano ridicoli, quelli che, adesso che decidono loro, o credono di farlo davvero, rischiano di diventare comici.
Storia patria su mille sponde. Milano e le sue scelte, nascondendo il caso Bulleri che diventa masochismo: se non lo prende nessuno perché costa troppo, allora meglio usarlo nei minuti in cui potrebbe servire e se davvero la squadra era sfinita dopo la partita contro l’Olympiacos perché non dargli i minuti dei soffocati? Ma poi non era stato Bucchi a dirci che i cali di tensione dell’Olimpia, rimasta fuori dalla coppa Italia mentre navigava felice in eurolega, si verificavano sempre quando mancava il doppio impegno settimanale? Non abbiamo capito bene ci direbbero i soliti noti, quelli che col sorrisetto dei farlocchi ti spiegano che la vecchia scuola non ha niente da spartire con questo nuovo mondo. Ne siamo sicuri. Per fortuna diciamo noi.
Ci piacciono le arrampicate di Savic e Pancotto per spiegare cosa succede in una Fortitudo che ora deve proprio stare attenta perché nella battaglia di retroguardia si rischiano facciate come succede nelle città, nelle società, dove non mancano soltanto gli spazzaneve, ma anche quelli che potrebbero farlo soltanto con la pala.
Bello il mondo nuovo che licenzia gli allenatori con un sms. Preferivamo quello vecchio e ora a Reggio Emilia ci diranno che il professor Marcelletti non li avrebbe mai riportati in serie A, mentre Ramagli lo ha già fatto con Pesaro e ci riuscirà di nuovo. Tutto possibile, ma preferivamo i giorni in cui persino Palazzetti, a Pesaro, licenziava andando prima nei bar e poi al palazzo per cacciare l’allenatore di turno.
Guardarsi bene da chi ti dà troppe lezioni, dall’etica alla rollata intorno al blocco, di chi con occhio di brace ci spiega perché l’arbitro è parte del gioco e della nostra vita, diffidare dei nani e delle ballerine che girano adesso su molti campi, fare attenzione al fine settimana elettivo perché non sappiamo ancora se Dino Meneghin riuscirà ad andare davvero diritto per la sua strada perché certi segnali deboli, ma che sotto l’acqua del Tevere diventano scariche elettriche, veri tuoni da siluro paguro, ci fanno capire che il monumento avrà tutti i fiori disponibili nelle serre sanremesi, ma intorno ci dovrà anche essere una bella catena protettiva per evitare che i disperati di Sandor portino i figli chiedendo la grazia per un futuro migliore persino nel basket.
La vecchia scuola diffida. Meneghin batta un colpo e se porta un blocco lo faccia alla sua maniera.
Diffidenti che state sul fiume prendete nota anche che il pubblico aumenta, che la gente affolla le arene di chi va benissimo, tipo Siena, di chi va un po’ su e un po’ giù, tipo Virtus Bologna, ma anche di chi ha un gran mal di denti, come Pesaro e Caserta. Lamentiamoci invece che a Milano e Roma non si superino i 5000 per l’eurolega. Domandiamoci i motivi per queste fughe dalla notte insicura. Orario? Distanza dei campi dai mezzi ? Forse sì. Ma chi ci pensa? Non certo la Lega dove adesso hanno pensieri più angosciosi sulla questione contratti televisivi e, ancora una volta, si sono dimenticati di guardare alle giornate di coppa Italia organizzate dalla pallavolo che non volevamo più dover inseguire: loro hanno idee che non costano se non in termini di dedizione e passione. Nel basket siamo ancora al confuso rapporto su chi può servire a cosa, dove il sito più letto è quello che non riesci a leggere se non hai l’iride razzo.
Pagelle e graffiti, simboli incisi per la gioia e il dolore dei viventi veggenti.
10 Al mormone Jaycee CARROLL perché nel finale prendi e spara di Teramo-Biella, la partita senza fondo, con un finale brividoso e bellillo come avrebbero dentro in casa Brancaleone, ci ha fatto vedere cose che nascono da una forza interiore dove, probabilmente, si nascondono tutti i segreti nella strepitosa stagione della squadra abruzzese, anche se in casa piemontese non finiranno di frustare i soliti noti per un regalo che dovevano scartare loro e che poteva cambiare davvero una stagione.
9 Alla PANCHINA del MONTEPASCHI perché quando vedi una crisi nei campioni e ti domandi come ne usciranno fuori ecco arrivare i cherubini del settore pronto intervento per aiutare i titolari riconosciuti a prendere un po’ di respiro. Ci ha fatto piacere scoprire che anche Ress e Lechthaler possono stare nella mischia ad alto livello. Sono due che potrebbero servire ad Azzurra a meno che…. Non abbiano la giustificazione pronta come si dice di Stonerook non portato in Spagna e altrove perché voleva dedicarsi soltanto a chi lo paga. Sarà vero? A quando un faccia a faccia pubblico?
8 A Sani BECIROVIC che dopo il bagno contro Malaga ha ritrovato la sua strada, ha diretto le operazioni della Roma di Nando arrivata all’ottava vittoria consecutiva in un campionato che sarebbe stato perfetto senza quella sbronza invernale che ha fatto perdere la testa a tutti, persino a Repesa che avrebbe dovuto scegliere il compromesso invece di guardare sempre così lontano.
7 Alle lune di PASCO l’uomo che, come Rieti, come Lino Lardo, si accende e si spegne soltanto in occasioni speciali. Certo la Solsonica faceva gola a tutti come vittima designata per la retrocessione, ma adesso sarà meglio tenerla nella giusta considerazione.
6 A Carlton MYERS perché ci voleva proprio un bella partita nel faccia a faccia con Ferrara per togliere l’angoscia a Pesaro, per soffiare oltre il mare le nuvole che potevano bagnare Sacripanti proprio nei giorni in cui in troppi dicevano che Carlitos non aveva mai portato l’ombrello per coprire l’allenatore brianzolo.
5 Alla FEDERAZIONE
, o almeno a chi la rappresenta in questa fase tenendo rapporti con la stampa, per la reazione esagerata alla notizia che l’ex nazionale Della Fiori, pilastro di Cantù, sarebbe diventato dirigente accompagnatore per le squadre giovanili azzurre. Ci sembrava una bella novità, ma, chissà perché, hanno voluto farci sapere che questo avverrà soltanto per un torneo, non certo per tutta l’attività, quasi risentiti che avessimo preso un abbaglio del genere. Certo ai consiglieri bisognerà pur dare il dolce oltre allo stufato.
4 A JENKINS (Caserta) e FORTE (Udine) che sembrano cadere nell’antico vizio, quello che era tormento nelle squadre dove giocavano, quello di non pensare mai agli altri ma soltanto a loro stessi. Chi li ha presi doveva essere a conoscenza della malattia, ma non ci ha fatto caso e adesso aspettiamo altre notizie da altri porti che hanno accolto questi ragazzi più adatti al tennis che allo sport di squadra. Una tribù enorme, ce ne sono anche di italiani nel gruppo, un piccolo esercito di guastatori che ha mandato tanti allenatori al manicomio.
3 Agli STRANIERI che devono sottostare al turn over perché, come è capitato con Milano a Bologna, come succederà spesso ad Avellino, come si è visto a Treviso, questa scelta, che va oltre le già onerose pratiche per guidare una squadra dalla panchina, farà diventare ancora più difficile la stagione di società che avrebbero invece bisogno di chiarezza. Certo chi va in campo potrebbe anche aiutare e far passare in secondo piano la scelta, ma i giocatori, lo sapete, sono perfidi.
2 Al feroce Ettore MESSINA, Tamerlano di Mosca, per aver sfogato sul povero Tanjevic, lasciando a 48 punti i talenti futuribili dell’Ulker, la rabbia per aver scoperto che forse questa eurolega che finirà a Berlino diventerà troppo difficile se le squadre spagnole avranno le certezze di questo periodo, certezze che sembrano avere anche gli arbitri iberici, pazienza se poi sono pessimi come quelli che a Zagabria hanno affondato il Montepaschi.
1 A Gregor FUCKA, uno dei pochi che ancora una volta si sono salvati nella Fortitudo sconfitta a Roma, se non chiederà le scuse pubbliche alla scuola dei nuovi manager che hanno lasciato disoccupato un tipo come lui offrendo ingaggi incredibili non diciamo a dei broccacci, è successo anche questo, ma di sicuro a dei ragazzi disturbati e difficili da convincere che l’Europa ha smesso da tempo di sentirsi colonia.
0 A BUFFA e TRANQUILLO, le voci regali della televisione, che sugli schermi SKY, nello spazio che si dedicano dentro lo spettacolo di Poz, ci guardano con occhio minaccioso mentre raccontano la loro verità su tutto lo scibile del basket. Non fateci paura, fateci ridere come sempre, vi preferiamo allegri, ammesso che non costi troppo.
Oscar Eleni
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