Europa alla turca

23 Maggio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni elettrizzato dalle risalite di Ciccone, stupito da Pioli e dal giovane Milan, immerso in un lago vulcanico della laguna Cuicocha, nell’Ecuador andino, per sapere se Carapaz può vincere anche questo Giro d’Italia che ritrova corridori di casa nostra nei giorni in cui perdiamo due finali importanti con la santa pallavolo sul campo di Lubiana. Dite la verità, non vi aspettavate un giro così largo per stare lontano da miasmi di maggioranze che si comprano o si vendono, da chi riesce a spiegare tutto negli orrori di guerre dove marciremo, qui in Europa, ma anche altrove se davvero i “grandi” della terra si morsicheranno mostrando il loro pene atomico più letale di quello dei nemici, per tenersi territori, violare trattati, frontiere. Non parliamo poi della fanghiglia per votazioni regionali.

Meglio stare qui belli svegli mentre la Milano interista si congratula con quella rossonera, fra canti, balli, giochi di mano e da villani come quello del “tifoso” che ora non troverà una collocazione per la medaglia scudetto rubata a Stefano Pioli nella santa babilonia del Mapei stadium. Lasciateci ascoltare Vangelis, Battiato, Morricone che per noi non moriranno mai e, come dice Cimbricus, siamo tutti sulla spiaggia, nella nebbia, cercando i veri momenti di gloria dei risvegli dove tutto il corpo ci dice, oltre ai lettori perduti, alle relazioni abbandonate, che non esistono pezzi di ricambio per restare regine o re danzanti alla fine della corsa.

Dopo la Spagna felice che potrebbe indicare la strada anche ai litiganti del nostro sport piagnone e pacioccone, adesso l’arrotino, che ci promette anche cure sante per la nostra stufa a gas, canta a squarciagola il mamma li turchi nel fine settimana dove Ergin Ataman porta la seconda eurolega di fila all’Efes Istanbul che, forse, senza la pandemia avrebbe vinto anche due anni fa, nella domenica dove Balotelli fa addirittura 5 gol nel campionato di Erdogan, nel giorno in cui non bastano i 39 punti della Egonu per togliere la coppa più prestigiosa della pallavolo femminile alla squadra di Istanbul allenata dal modenese Gianni Guidetti, classe 1972, uno di quelli bravi davvero, che troveremo sulla panchina anche della nazionale turca, uno che “rubando” proprio la più forte giocatrice mondiale, del Conegliano, probabilmente rivincerà anche l’anno prossimo.

Mamma li turchi, che andrebbero almeno studiati a sentire Tanjevic, uno che qui, naturalmente, non ascoltano con l’attenzione che invece la pallavolo ha dato a Julio Velasco per fare in modo che i settori giovanili del volley siano alimentati, non facendosi scappare un bel velocista come il Dainese primo italiano a vincere in questo giro, uno che cominciò proprio col basket, o, magari, il quasi due metri comasco, ah Cantù non ti riconosco più, Chiruru Alì, 49 e mezzo di piede, che intanto sta ritoccando i suoi record sui 100 e 200 metri a 23 anni dopo aver scoperto che il calcio non gli dava gioia. Domenica senza sorrisi italiani a Lubiana dove pure i pallavolisti di Trento con Michieletto hanno dovuto inchinarsi ai campioni di Polonia dove pure hanno conosciuto allenatori di scuola italiana.

Per merito o per colpa del perfido Hannibal, portatore di caldo atroce, il basket ha visto esaurirsi in fretta i quarti di finale dove Romeo Sacchetti ha visto e sentito tanta gente, andando sempre sui campi, cosa che non guasta per un capo tecnico in una federazione dove diventi allenatore se hai fede, se hai una famiglia che ti sostiene, se fingi di capire perché certi corsi che abilitano a categorie maggiori dovrebbero obbligarti a stare lontano da  casa anche 15 giorni, ammesso che uno abbia voglia di andare da Nord al Sud, o viceversa, in periodi  da dedicare magari al lavoro o anche ai tuoi affetti effettivi. Questo è il mondo che si sono scelti  ed è colpa loro se nelle Federazioni, nelle organizzazioni di categoria, nei club, comandano quelli del partito unico voluto dal marchese Del Grillo. Tutti fintamente religiosi i capi, tutti fintamente democratici. Gente che sa sempre a chi dare la colpa, “evitando”che qualcuno osi sparlare di loro, sanno come farlo e non potendo fermare la verità mandano in giro disennatori calunnianti, così se la possono cavare, magari con ordini del giorno in consigli dove se davvero si dovesse discutere tutto non basterebbero una settimana.

Dicevamo del basket, che dopo i quarti congeda non tanto a sorpresa chi è arrivato alla fine senza benzina e senza quel poco  di fortuna che serve. Venezia e De Raffaele sui duri banchi con la Reyer nata male e messa fuori senza scuse dalla meravigliosa Tortona dei neopromossi che fanno bene tutto e fanno male a tanti.

Reggio Emilia era andata anche oltre il suo valore trovando sulla strada la Milano degli avvelenati dove Messina tenterà di fare come  il suo Milan, il suo amico Pioli (per la verità pure amico dell’interista Scariolo) perché in questo giro di valzer la favorita resta la Virtus  Bologna. I campioni non hanno fatto fatica ad eliminare Pesaro anche lasciando a sedere il  mago Teodosic e Shenghelia.

La sorpresa vera è arrivata nella notte delle feste rossonere quando Brescia, vera rivelazione dell’anno,  è stata eliminata dalla Dinamo Sardara Sassari del bolognese Bucchi. Anno dorato  per quasi tutto, Fortitudo a parte, nella città dove non si perde neppure un bambino, solo qualche dirigente incapace.

Giocare ogni 48 ore brucia troppe cose, lo sa l’Armani, lo ha scoperto la Virtus, lo sanno bene Messina e  Scariolo che, ovviamente, non fanno caso se in giro li sbatacchiano dando a loro ogni colpa, quando non vincono, come si fa con i governi, dei migliori o dei peggiori non conta. Ora questo conto è stato presentato ad una Reyer sgonfiatasi dopo gara uno vinta in trasferta. La stessa cosa per Brescia che già era in debito d’ossigeno nella gara due persa in casa e poi  si è aggravata in Sardegna quando si è fatto male Della Valle MVP e poi il Gabriel che dava energia.

Via alle semifinali  fra sabato e domenica e poi in campo ogni due giorni per arrivare alle finali dall’8 al 20 giugno, sette partite per  far arrabbiare chi voleva più spazio, si poteva darlo, ad Azzurra che ora è già ammessa al Mondiale visto che la Federbasket internazionale ha escluso la Russia, che ci aveva battuto, che avremmo dovuto affrontare il 1° di luglio, oltre alla Bielorussia, da ogni manifestazione. Soltanto l’Eurolega, che a Belgrado  ha saputo celebrare bene le sue 4 migliori squadre, sembra ancora incerta perché il CSKA Mosca è una delle associate più potenti nel torneo che sta sul gozzo a quelli che non hanno mai difeso veramente l’eguaglianza competitiva nei loro Paesi, ma che per invidia vorrebbero bruciare la lega delle società europee inventata dall’italiano Porelli e dallo spagnolo Portela insieme ad altri illuminati che non sopportavano più le coppe dove ti mandavano a giocare nei mercati del pollame o in vecchie scuderie.

Mentre per far conoscere al mondo il sesso del nascituro, ma dai, si affitta lo stadio Olimpico che fa litigare chi scambia lo sport vero con l’anima di chi si è fatto incantare dai diavoli con la borsa più o meno piena, andiamo alle pagelle aspettando i temporali di chi chiede chiarezza persino al povero Cripto.

10 A Ergin ATAMAN che in Italia ha passato tanto tempo come studente, il primo allenatore per lanciare la Siena che poi vinse abbastanza per farsi ricordare anche  nelle polemiche. L’EFES che rivince l’Eurolega dopo una partenza flop dovrebbe far meditare i tagliatori di teste, i giocatori che sanno come a pagare, quasi sempre, è l’allenatore.

9 A RAMONDINO, gloria della TORTONA magica, che per l’ultima battaglia vittoriosa che ha portato all’eliminazione della Reyer non si è fatto la barba ed era in trincea felice di avere assistenti bravi come Cedro Galli e giocatori stranieri ben scelti da affiancare a chi, un anno fa, giocava spareggi in A2.

8 Al CASARIN presidente della REYER che ha vissuto  una stagione davvero balorda  in Europa e Italia. Giustamente lui ha ammesso gli errori, ma a voce alta ha detto chiaro: “Nessuno ha colpe”. Fiducia all’allenatore, speriamo non a tutti i giocatori. Fiducia nel progetto di una società che con Pietro Ballarin, classe 2004, ha vinto  il premio “Prossima generazione” anche per lo studio visto che ha chiuso l’anno scolastico con la media del 9,21.

7 Ad ARIO COSTA se davvero riuscirà ad avere al suo fianco uno capace di comprarsi il nudo di Michelangelo per 23 milioni di dollari in modo da convincere BANCHI a restare in città, salvo le finestre con la LETTONIA.

6 Al SARDARA che ora sembra deciso a portare avanti il magnifico lavoro con questa DINAMO che ha fatto davvero cose grandi per arrivare in semifinale, un traguardo raggiunto anche se alla fine le ruote sembravano sgonfie.

5 A LAMONICA, eccellente direttore di gara nella sua decima finale  di eurolega, perché ha deciso di lasciare il campo. Certo servirà come capo degli arbitri uno con le sue qualità, ma noi lo preferiremmo ancora  col fischietto per dirigere partite dure, lui  e l’ucraino RYZHYK a cui auguriamo di avere, come adottato, una vita più facile del SAHIN spesso messo dietro a veri asini fischianti come abbiamo visto in  questi quarti di finale.

4 Ai GIOCATORI della REYER per come si sono perduti in una stagione dove hanno fatto promesse da marinai che in una vera terra di  dogi sarebbero già  ui duri banchi insieme  ai condannati del momento, magari quelli del Mose arrugginito.

3 A PETRUCELLI, leone vero di Brescia, anche nel giorno della caduta pur con un Mitrou Long da 38 punti e 7 assist, se non troverà in fretta un passaporto italiano perché gente così aiuta davvero, insegna con i fatti cosa vuol dire battersi ed essere umili anche non comprendendo, spesso, il linguaggio arbitrale.

2 Al REAL che rivorrebbe a casa RODRIGUEZ, al BARCELLONA che vorrebbe rifilare ad altri certe belle gioie viste a Belgrado, perché non sono riuscite a sfatare la leggenda che vede condannate le squadre di uno stesso paese costrette a battersi nelle semifinali. Le italiane, Fortitudo, Virtus e Siena, lo sanno bene.

1 A CAJA e Antimo MARTINO  se non ringrazieranno le società  che invece del rinnovo hanno messo su tavoli traballanti la lettera di congedo. Stare con certa gente, certi dirigenti, fa venire il mal di stomaco.

0 Agli ARBITRI delle semifinali se non diranno a voce alta cosa si intente per fallo antisportivo, blocco in movimento, passi di partenza. Al momento sembra proprio che alcuni ne facciano uso per stare un po’ al VAR delle loro brame da specchio, felici come quando  vedono il piedino sulla riga laterale in campi troppo stretti.

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