Euro 2021, una tragedia per le televisioni

17 Marzo 2020 di Indiscreto

L’Europeo del 2020 si giocherà nel 2021, come era prevedibile e anche giusto a prescindere da quando riprenderà l’attività dei club: adesso tutti sarebbero contenti con una ripartenza della Serie A il fine settimana del 9 e 10 maggio. L’UEFA ha ufficializzato lo spostamento dell’Europeo all’11 giugno 2021, con ovviamente gli stessi gironi (l’Italia di Mancini è con Turchia, Galles e Svizzera) e la stessa formula. Al di là del discorso coronavirus, la sensazione calcistica è una sola: di Euro 2020 importava zero a tutti.

Alle federazioni, spinte dai loro grandi club a salvare campionati e coppe europee. Ai giocatori, che dopo settimane, se non mesi, di Playstation e senso civico da vip ignoranti (scrivendo #noistiamoacasa al commesso del supermercato) e orecchianti, non volevano un calendario ipercompresso e comunque temevano mosse ardite dei club su qualche loro mensilità: già erano scesi in campo i giuslavoristi di pronto intervento. Non importava niente soprattutto ai tifosi anestetizzati dalla situazione sociale e sanitaria, al di là dello scarso fascino delle nazionali nel mondo di oggi.

Solo per le televisioni questo rinvio è una sciagura già nel breve periodo, perché lo spostamento di Euro 2020 e prossimamente anche dei Giochi di Tokyo consente all’attività normale di club di rimanere ferma anche per un altro paio di mesi senza tragedie. E dopo due mesi odieremmo dal profondo le repliche di Bearzot e Paolo Rossi 1982, figuriamoci quelle di Lippi e Cannavaro 2006.

Su Italia Oggi abbiamo letto di un piano di Sky per ampliare i pacchetti degli abbonati tenendo uguali i prezzi, aprendo la visione di tutti i canali a tutti gli abbonati Sky a prescindere dal loro pacchetto (esempio: un abbonato al pacchetto Calcio più Sport potrà vedere anche il Cinema). Buona mossa di marketing, ma non funziona come al buffet dei villaggi, quando si mangia perché è gratis. Dazn ed Eurosport cosa offriranno, invece? Quante famiglie si divideranno per colpa delle repliche di freccette e snooker?

Una cosa è certa: sia il canottierato interessato soltanto a Juve-Inter-Milan sia il mitologico ‘appassionato di sport’ inizieranno non solo a dare in massa la disdetta per evitare il meno 70 euro al mese, ma anche a rendersi conto che si può vivere con una modica quantità di sport televisivo. Male per le televisioni e a cascata anche per il calcio, che finora aveva preso con filosofia lo stop visto che dipende dallo stadio soltanto il 10% dei suoi introiti.

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