Esonero Giampaolo, il momento giusto

7 Ottobre 2019 di Vincenzo Matrone

L’esonero di Marco Giampaolo da allenatore del Milan è già nei fatti, prima ancora che in un annuncio ufficiale che potrà avvenire soltanto quando Boban e Maldini avranno ottenuto il sì dello Spalletti della situazione, tanto per citare il primo nome della lunga lista, oltre che l’unico che davvero convinca tutti. Tutto può accadere, ma per come si sono messe le cose sarebbe una sorpresa trovare Giampaolo sulla panchina rossonera dopo la sosta, a San Siro contro il Lecce.

Ma l’eventuale esonero di Giampaolo lo commenteremo quando avverrà. Per adesso registriamo che sono passate sette giornate di campionato e non abbiamo ancora capito come giochi il Milan. Non intendiamo giocare bene o male, questo è palese.

E nemmeno parliamo di moduli, il 4-3-1-2 annunciato o il 4-3-3 ‘consigliato’. Numeri inutili per capire se una squadra tatticamente sia più alla ricerca della fase offensiva, vedi Atalanta o Ajax, o curi di più la fase difensiva, tipo il Milan di Gattuso.

Il Milan di Giampaolo durante queste sette giornate è passato dall’attaccare in modo sconsiderato a difendersi avendo un uomo in più. Sembra a volte una squadra senza mister, ci spiace dirlo anche perché molti allenamenti di Giampaolo li abbiamo visti e sono da tecnico di primo livello, almeno come complessità.

Ecco il punto. L’unica spiegazione che riusciamo a darci è che Giampaolo sia complicato da capire per il calciatore medio. Ma se così fosse, perché non aumentare le ore di allenamento? Oggi lo chiamano lavoro settimanale, ma non è un lavoro: è allenamento. Invece Giampaolo dopo Milan-Fiorentina anziché portare il gruppo, chiamarla squadra ci sembra troppo, in ritiro gli ha concesso il lunedì di riposo.

E allora? Il capolinea di Giampaolo è arrivato per motivi imprevedibili: non umani, perché a Milanello nessuno (nemmeno Boban) ha umanamente in antipatia un Giampaolo che nella quotidianità ha creato un buon clima, ma tattici. Nel senso che il mister è diventato un ibrido fra il vero Giampaolo, che farebbe ripetere certi esercizi anche di notte, e il gestore da grande club che si barcamena fra input diversi. Così facendo ha perso l’anima e forse anche la panchina del Milan.

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