Il Mondiale di Pozzecco

15 Novembre 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni felice di vedere gli squali makò azzurri di Pozzecco saltare sulla barca della  Georgia per tornare al Mondiale. Con Pozzecco non ti annoi mai. Qualche volta gli va male per due tiri liberi sbagliati come all’Europeo in Germania, per aver perso l’appiglio nella parete scivolosa dei supplementari come contro la Spagna in questa parentesi  di novembre dove chi comanda litiga mentre i giocatori fanno i vasi di coccio in mezzo a calendari stordenti  facendosi spesso anche male, ma poi arrivano pomeriggi indimenticabili come in Georgia.

A Tbilisi il capolavoro facendo cadere dalla sedia Kvaratskhelia, il portento del Napoli calcio ancora imbattuto, dopo aver visto Pajola, la piovra che ha fatto ancora una partita bellissima, sbagliare 2 liberi a 7 secondi dalla fine dando a Shengelia, suo compagno nella Virtus, la possibilità di ribaltare il punteggio sull’85 ad 84. Ci ha pensato il quasi esordiente Severini a stoppare l’avversario che una difesa ben fatta aveva tenuto ad 1 punto nei primi 20 minuti e che con 14 segnati nella ripresa ci stava rubando una giornata da ricordare.

È andata bene. Urrah. Nella speranza che l’euforia e il possibile arruolamento di Banchero, americano con padre di origini genovesi, possa davvero farci vivere in Asia, fra Filippine, Indonesia e finali in Giappone il Mondiale che almeno il basket si è guadagnato sul campo, vincendo anche in televisione gli scettici, soprattutto alla Rai, stupiti per lo share fino al 4% dopo la sfida con gli spagnoli a Pesaro. I bonsai di Azzurra che hanno caricato sul loro charter anche Shengelia per tornare in Italia hanno danzato sulla piazza, dove si ricorda ancora il nativo Stalin, come il Simmenthal di Rubini che nel 1963 fu la prima squadra italiana a vincere in Unione Sovietica, anche se poi al ritorno nel vecchio Palalido persero per un punto la qualificazione, un punto che invece a Pozzecco è bastato per godersi la musica del cuore.

Seguendo l’armonia sublime di Einaudi, il Fly che ci aveva stregato guardando un film bellissimo come Quasi Amici,  la banda del Poz è tornata a casa dove in questi giorni le giovanili della serie A hanno cercato di convincerci nel torneo dedicato alla “generazione futura” che qualcosa si muove e non soltanto per il polemico ritornello federale, sulla solitudine della Nazionale e del suo allenatore che non vuole sentirsi  abbandonato anche nella sua libertà di prendersi un tecnico a partita, solo al momento di  fare convocazioni, anche se è difficile che gli allenatori di quelli che arruola possano telefonargli. Sarebbe giusto il contrario, almeno così facevano i suoi predecessori, anche perché  attivare il telefonino a molti, tormentati spesso da dirigenti senza memoria, potrebbe sembrare un’invasione di territorio con la coda untuosa della raccomandazione.

A parte questo tutto bene e per una volta ammettiamo che saremmo saltati in campo anche noi quando la terna arbitrale a Tbilisi ha mandato negli spogliatoi dopo neanche tre minuti del secondo quarto Mannion per un antisportivo e un presunto flopping scontrandosi  con il compagno Shengelia sostenuto dallo Shermadini vecchia lenza del 1989 visto anche a Cantù. Quando le cose finiscono bene inutile mettersi a discutere sul livello degli arbitri, su queste finestre per i Mondiali dove litigano tutti e molti non concedono giocatori alle nazionali  perché anche Turchia, Serbia, Grecia, Spagna, Slovenia tanto per citarne qualcuna, non hanno potuto avere i migliori, non soltanto quelli della NBA.

Inseguiti dai virus, cercando di capire la ferocia dell’ondata influenzale, in mezzo alle macerie del mondo che finge di cercare la pace, di pensare alla terra che si ribella più delle volpi intrappolate nei parchi infestati da bracconieri, diamo le pagelle a questa Azzurra gioiosa che ha centrato il bersaglio e adesso può godersi una giusta popolarità come il suo capitano Melli tenuto a riposo consensualmente, fuori come quattro quinti del quintetto base degli Europei dove già mancava Gallinari infortunatosi seriamente proprio con la Nazionale a Brescia nella stagione dove ancora spera di avere un posto fra i Boston Celtics che sognano un ritorno all’anello.

Mentre da Fazio, insieme all’ex cestista Cucciari, energia non soltanto comica, il capitano si godeva le meritate luci  della ribalta dobbiamo ammettere che  ci è mancato sul campo il  carisma del reggiano che  al momento è davvero l’unico  capace ancora di  far sperare un Armani con troppi infortunati e molti vuoti nei ruoli chiave, cominciando dalla regia, nella corsa che i milanesi riprenderanno in Europa sul campo di Kaunas. Pagelle di azzurra fra Pesaro, da 10 per accoglienza e atmosfera, e Tbilisi.

SPISSU 7.5: più alti che bassi, vero filo logico fra le idee del Poz e la squadra.

MANNION 6.5: Ci ha messo un po’ per trovare la fonte della sua ispirazione. A Tbilisi era partito benissimo prima di finire nel tagliaerba degli arbitri.

BILIGHA 7 più: Ci ha sorpreso facendosi chiedere come mai all’Armani faccia ancora così tanta panchina. Stoppate, rimbalzi, difesa stile Hines. Una bella sorpresa.

TESSITORI 7.5: Ha fatto di tutto e di più quando pensavamo, dopo il bagno a rimbalzo con la Spagna, di essere senza speranza sotto quei ferri maledetti.

RICCI 6.5: Maluccio con gli spagnoli, determinante nel finale  in Georgia per come andava a caccia di palloni anche impossibili.

MORASCHINI 5.5: Dura vita per chi è rimasto fuori un anno.

BALDASSO 5.5:  Troppi scuri e qualche chiaro con il suo solito tiro.

VITALI 8: Mani sante, cervello, una presenza davvero importante.

SEVERINI 7: Per un esordiente tante belle cose, qualche giro a vuoto, ma a Tbilisi ha mostrato bolas e corazon.

PAJOLA 8: Nella speranza che possa migliorare anche nel tiro teniamoci stretto questa piovra che  fa cose importanti che non vanno nelle statistiche.

PETRUCELLI 6:  Ci ha provato, ma spesso non è riuscito a fare vedere tutte le belle cose che sta facendo in un campionato  che per Brescia non va troppo bene.

POZZECCO 8: Gli si perdona tutto, i falli tecnici le giacche al vento, perché davvero ha creato qualcosa di suo in una Nazionale  dove ognuno si si sente in famiglia. Il suo cuore a disposizione di chi gli offre un campionato dove gli italiani giocano davvero poco.

STAFF TECNICO 8: Dal veterano Recalcati a Casalone, Fucà e, in parte, anche l’apprendista Poeta, una bella squadra, fratelli giusti per un mattocchio che sa fare gruppo , sa ascoltare, sa anche fare un passo indietro, se serve.

Share this article