Editori davvero per Caso

18 Marzo 2008 di Stefano Olivari


Come gran parte dei giornali italiani L’Unità non se la sta passando bene: si può tranquillamente dire che senza i contributi per l’editoria ed altri tipi di facilitazioni (validi per tutti gli editori che si appoggino ad un movimento politico, vero o creato ad hoc per fregare soldi allo Stato, ma anche per insospettabili tipo Sky) sarebbe già fallita da anni. Qualche giorno fa Jarvis Macchi di Italia Oggi ha pubblicato un articolo in cui si ipotizzava l’entrata nell’azionariato della famiglia Caso (Gian Gaetano il padre e Fabio il figlio), e attraverso l’Ansa Marialina Marcucci, presidente della casa editrice del giornale, ha ammesso i contatti spiegando che però non c’è ancora niente di formale, eccetera. Insomma, come dicono gli esperti di calciomercato quando vogliono sostenere le loro bufale, c’è tutto tranne la firma. Però questi Caso vengono presi sul serio per l’acquisto di quella che al di là delle idee politiche rimane comunque una testata storica. Ma lasciamo al suo destino l’Unità, che magari sarà acquistata da Moratti (un anno fa ci andò vicinissimo, poi la trattativa saltò: forse per un 5 dato a Recoba) o al limite dagli stessi Caso. E qui entra in scena il nostro amato giornalismo sportivo, visto che i caso attraverso la loro finanziaria Hopit ed insieme al famoso Alberto Donati (pezzo grosso della federazione editori, fra l’altro) altri non sono che i responsabili del fallimento editoriale del 2007, il quotidiano Dieci. Sì, proprio quello diretto da Ivan Zazzaroni e reclamizzato da Roberto Baggio (‘Dieci…domande e risposte’ lo slogan della campagna), che non decollò mai come vendite ma soprattutto non pagò quasi nessuno dei suoi collaboratori nei suoi tre mesi e rotti di esistenza in edicola. Persone in diversi casi anche molto valide, ritrovatesi in mezzo alla strada e che in qualche modo si stanno risollevando: in questo aiutati dall’ottimismo ispirato dalle performance di Zazzaroni a ‘Ballando con le stelle’, che qualche moralista idiota ha criticato senza capirne la vena polemica e di denuncia. Quel drammatico tango e quel sensuale merengue servivano a richiamare l’attenzione su questo scandalo, che i famosi ‘colleghi’ hanno bellamente ignorato. Per non parlare della mafiosetta stampa nazionale, in stile ‘cane non mangia cane’. Fra i pochi giornalisti degni della definizione di giornalista c’è Marco Liguori, insigne hopitologo, che nel suo blog ha ospitato le reazioni di alcuni sedotti ed abbandonati da questi ‘editori per caso’, recidivi dopo l’esperienza del Globo, free press romana che non ha lasciato esattamente grandi ricordi presso i suoi creditori (fra i quali giornalisti e distributori di strada). E’ incredibile che in un paese civile questa gente non solo non abbia pagato niente, ma addirittura venga ancora ritenuta credibile per il controllo di un giornale nazionale. In un paese civile, appunto.

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