Vuoti a perdere
E la nave non va
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2008-08-21
Oscar Eleni dagli abissi della labirintite dopo una notte a San Matteo delle Chiaviche, dopo aver trovato tortelli celestiali sull’Appennino reggiano, ma non vi diciamo dove perché isola è e isola deve rimanere come direbbe il Cappellari che per il peccato di gola non ha badato ai chilometri, alla fatica, al caldo, ammettendo che il Rincosur potrebbe davvero aprire una sede estiva lontano da Carisio, ammesso che ci sia ancora qualcuno con la voglia di frequentare quelli che non saranno mai più niente, per la gioia degli allievi ignoti di maestri che nella tomba smentiscono certe frequentazioni, in un mondo cestistico che cambia in fretta, che pensa di cambiare in meglio, che pensa di aver trovato soltanto gente con qualità superiori senza sapere se supereranno gli esami di ottobre, poi quelli di primavera e infine quelli che portano ai premi.
Ubriacati dall’Olimpiade e bisogna dire che Rai ed Eurosport ci hanno fatto vedere abbastanza, certo più di quello che pensavamo visto che non c’era l’Italia, ubriacati dalle parole che mai avevamo trovato così leggere in un precampionato, neppure fossimo il calcio, con giuramenti verso i nuovi tifosi a Milano, Roma, Treviso, Bologna Nord e Bologna Sud, con promesse esagerate, con la confessione di aver trovato, finalmente, squadra, società e veri tifosi. Bella cosa, un tonico dopo il mercoledì nero di quella che hanno chiamato la Nazionale italiana di basket. La vera confessione è che per un certo periodo della partita di Cagliari eravamo convinti di essere su Scherzi a parte. No, quella non era la Serbia madre di tutte le scuole. No, quella non poteva essere l’Italia abbandonata dai figli ricchi che mangeranno noccioline nella NBA, non aveva un senso vedere certa gente in azzurro, soprattutto fra i centri. Povero Di Giuliomaria in quintetto base. I suoi treni sono passati tempo fa, adesso resta la sua rabbia, la sua voglia di fare, ma il tempo non lo ha fatto migliorare e guardando avanti non vediamo dove potrebbe andare una squadra che schiera lui al centro, non parliamo di cartavelina Cittadini. Colpa loro? No di certo. Colpa del campionato che non fa giocare i ragazzi promettenti? Forse, anche se non ce la raccontano tutta questa storia quando ad esempio si lascia a casa un Lechthaler.
Certo ci sarebbe piaciuto stare con Willy e la banda di Rivabella, su da Ugo, per sentire i loro commenti nella notte dello schianto dove la Serbia più brutta che si potesse immaginare ci ha persino fatto credere, come diceva uno degli assistenti di Recalcati l’inossidabile, che senza certi fischi arbitrali forse avremmo potuto farcela. Certo se gli arbitraggi fossero quelli condiscendenti dei tornei dove difese sporche diventano difese toste, i soliti raduni del volemose bene, allora qualche speranza l’avremmo pure noi, ma se le partite sono quasi regolari allora ecco sparire i nostri lattonzoli. Willy, di sicuro, avrebbe trovato il modo di farci sorridere come quando ha spiegato a Nino Pellacani la differenza che passa fra uno con qualità per dipingere casa e un altro che non ha proprio predisposizione al bricolage. Ecco la stessa cosa da dire agli azzurri che adesso dovrebbero davvero pentirsi di non aver scioperato. Si sarebbero salvati e, come sempre, scaricato la colpa sugli altri.
Ci dicono che il prossimo campionato potrebbe essere presentato su una nave, anche se non ci sono date buone per navigare, anche se non tutto sembra funzionare per far salpare un’idea che sembra eccitare una parte legaiola, pur sapendo che non si arriverà al grande abbraccio dopo aver sentito cosa ne pensano, ancora adesso, a processo congelato, i protagonisti di allora che appena fai il nome del nemico schiumano rabbia. Otoliti che cadono e fanno cadere. Maledette orecchie. Pagelline nella calura, sperando di ritrovare il ritmo per essere compagni di viaggio anche nel prossimo anno.
10 A Dusan Ivkovic vecchio santone serbo che finge di credere al nuovo progetto di una Nazionale che appena trovato un giocatore buono lo vede scappare via. Da loro i talenti giocano, ma poi ti fanno le boccacce e scappano via. Del resto i tre NBA italiani cosa hanno fatto?
9 Al professor Carlo VITTORI, allenatore, scienziato, uomo dalle grandi qualità per un’atletica italiana che ora lo dimentica, ma guarda un po’?, che interpellato sul ciclone Bolt ha confessato che per cambiare di nuovo bisogna aspettare che un talento della NBA si metta a correre o saltare su un campo di atletica.
8 A Manu GINOBILI, comunque vada questa difficile Olimpiade, perché quella chierica che scandisce il tempo, quella faccia sempre sofferta da poeta triste, ci ha detto tante cose, ci ha fatto venire tanta nostalgia.
7 In memoria di Benigno BARTOLETTI medico sportivo che ha saputo accompagnare il grande basket varesino dopo il periodo in cui le mani grandi e forti di Venino tenevano a bada i Meneghin, due uomini di valore a cui si deve dedicare qualcosa.
6 A Luca GARRI per averci fatto sapere che si è ridotto l’ingaggio pur di poter tornare a Biella. Lo facessero tutti i giocatori come lui non avremmo più problemi.
5 Alla FEDERAZIONE che presenterà la candidatura mondiale sulle macerie della partita di Cagliari.
4 Al presidente romano TOTI che invece di ringraziare per non aver più trovato Hawkins al telefono si lamenta delle amnesie di un ragazzo che a Milano aspettano con ansia, forse con la stessa ansia con cui attendevano Sesay.
3 Alla RAI olimpica che ha dovuto cedere i diritti di Azzurra a Videolina dandoci la certezza che non è poi così difficile rimpiazzarla. Bravo il telecronista che diceva pane al pane e cane al cane, buone le riprese. Vuoi vedere che il basket ha un serbatoio televisivo che potrebbe andare oltre i palloni sputati dal canestro?
2 A David BLATT che dopo averci fatto spendere tante belle parole si è impantanato con la nazionale russa uscendo di scena in maniera indecorosa.
1 Al giovane JENNINGS, nuovo talento romano che si è presentato nella Capitale addirittura due giorni prima del raduno, che è andato in palestra da solo per due ore e mezza. Tipi così, a 18 anni, non piacciono agli italiani che in palestra ci vanno soltanto se ricevono ordini dall’alto e se ci sono non li apprezzi troppo perché stanno trattando con l’agente e vogliono sapere quando si mangia, si dorme o si sciopera. Tenetelo lontano da questi italioti, ma anche da Allan Ray.
0 A Gregor FUCKA che è fuori da tutto senza che nessuno provi rimpianto. Non possiamo congedarlo così, nell’Euro d’oro del 1999 è sempre stato il numero uno. Certo il tempo del ritiro sembra arrivato, ma resta uno dei grandi di una squadra nazionale che resterà bellissima e che Tanjevic aveva reso splendente.
Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it