A due secondi dalla gloria

5 Dicembre 2013 di Stefano Olivari

Aaahhh, Rino Tommasi e la grande boxe mondiale su Canale Cinque, Italia Uno, Capodistria, Telepiù… Tempi che in Italia sono finiti non perché sia finita la boxe, anzi è un mondo tuttora pieno di personaggi e di idee (anche se le World Series non ci scaldano), ma solo perché sono ormai pochissimi i grandi eventi visibili da noi senza acrobazie web. Fra le grandi telecronache del grande Rino un posto d’onore la merita quella su Telepiù del match fra Meldrick Taylor e Julio Cesar Chavez, che ci è venuta in mente leggendo i nomi della prossima tornata di ‘eletti’ nella Hall of Fame della boxe (a Canastota), l’8 giugno 2014. Un gruppo clamoroso, che comprende gente come Oscar De La Hoya e Felix Trinidad, ma anche l’arbitro degli arbitri, Richard Steele. Uno che ha diretto oltre 150 match con titolo mondiale in palio, con sul ring praticamente qualunque pugile dell’era moderna venga in mente: Duran, Tyson, Hearns, Arguello, Camacho, Mayweather… oltre al match più strano e atteso, anche se non certo il più emozionante, della storia: Leonard-Hagler. Ma non divaghiamo: Steele sarà per sempre l’arbitro di Taylor-Chavez, match per la riunificazione dei welter junior del 17 marzo 1990 all’Hilton di Las Vegas. Bellissimo. La fantasia e la velocità di Taylor surclassano il duro e metodico Chavez, per certi versi monzoniano, ma alla distanza la velocità cala e le distanze anche. Dodicesimo e ultimo round. Taylor (campione IBF) in vantaggio netto nei secondi finali del match viene steso da un Chavez (campione WBC) disperato a 17 secondi dalla fine, si rialza, Steele gli chiede due volte se può continuare. L’americano sembra poter continuare ma è lento a rispondere e soprattutto non stacca le braccia dalle corde. Così Steele con una decisione sul momento incredibile (anche se all’epoca condivisa da Tommasi) stoppa l’incontro con 2 secondi ancora sul cronometro, quando basterebbe riportare i due al centro del ring per far raggiungere a Taylor la meritata vittoria. Polemiche a non finire e ovvia la difesa di Steele, basata sulla tutela della salute dei pugile. Ovvia anche la dietrologia, visto che Chavez è gestito da Don King che del match con Taylor è anche l’organizzatore: insomma, moggismo allo stato puro visto che un arbitro di boxe sgradito a Don King è meglio che si cerchi un altro lavoro. Da notare che il manager di Taylor, Lou Duva, aveva provato a ricusare Steele subito dopo la designazione. Fatto sta che quel match fu l’ultimo ad altissimo livello di Taylor, bambino prodigio (oro olimpico a Los Angeles 1984 nei piuma, a 18 anni non ancora compiuti) che mai si sarebbe ripreso dallo shock pur andando avanti a combattere, fra alterne fortune (compresa un’altra sconfitta, stavolta netta, con Chavez nel 1994) ancora 12 anni. E che non a caso ha intitolato la sua autobiografia ‘Two seconds from glory’.

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