Calcio
Ducadam il tedesco
Indiscreto 04/12/2024
La morte di Helmut Duckadam ci ha colpito per tanti motivi e fra questi anche il fatto che nella nostra testa è sempre stato Ducadam, con la rumenizzazione di un cognome tedesco che poi con la fine dell’era Ceausescu sarebbe stata rivista. Dell’importanza sportiva dell’eroe di Siviglia abbiamo già scritto sul Guerin Sportivo, sottolineando che nella sua breve carriera internazionale Duckadam ha dovuto fronteggiare soltanto 5 rigori, i 4 del Barcellona e quello di Ubaldo Righetti, parandoli tutti. Ma queste facezie scompaiono di fronte alla Storia, visto che la famiglia Duckadam faceva parte di quei pochi tedeschi di Romania che non abbandonarono il paese dopo la Seconda Guerra Mondiale e che nemmeno furono comprati o si fecero comprare negli anni successivi.
Sì, perché soprattutto negli anni Sessanta la Germania Occidentale letteralmente riscattò più di 200.000 tedeschi desiderosi di abbandonare la Romania, pagandoli a seconda del livello culturale e dell’utilità economica. Un approccio che poi avremmo visto, sia pure gratis, con i siriani e altri popoli, con un’integrazione ovviamente diversa: un altro bel lascito di Santa Merkel. Fra l’altro i tedeschi di Romania erano mediamente più avanti rispetto al rumeno medio (lo stesso Duckadam studiava ingegneria, non proprio la prima facoltà scelta da un calciatore) e quindi l’operazione aveva doppiamente senso. Per dare un’idea delle cifre: negli anni Trenta i tedeschi di Romania erano circa 800.000 e oggi, dopo l’emigrazione con le cattive e con le buone, sono a malapena 20.000.
A loro volta i tedeschi di Romania sono divisi in vari sottogruppi, quello di Duckadam (e della famiglia di Johnny Weissmuller, il vero Tarzan) appartiene agli Svevi del Danubio. Una storia poco ricordata, come gli arruolamenti volontari di tanti tedeschi di Romania nelle Waffen SS (ma se è per questo fecero la stessa scelta almeno 20.000 italiani, senza contare chi entrò nella polizia tedesca in Italia, quasi tutti altoatesini), le deportazioni di massa in Unione Sovietica decise da Stalin e il trattamento in generale riservato a questo gruppo, simile a quello degli italiani rimasti in Jugoslavia. Tutto archiviato, come le Coppe dei Campioni in cui con un buon sorteggio potevi arrivare alle semifinali battendo nella sostanza nessuno.
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