Dodge Challenger, il mito di Vanishing Point

24 Novembre 2020 di Indiscreto

Se quando sentite parlare di Dodge Challenger vi batte il cuore e avete, pronti via, 80.000 euro da cui separarvi, potrà interessarvi il fatto che la versione per il cinquantenario di una delle più famose muscle car americane sia da qualche giorno disponibile anche in Italia. La Challenger 50th Anniversary Edition ha moltissimi richiami all’originale, fra i quali spicca lo Shaker, cioè la presa d’aria collegata al propulsore. Il motore è il V8 benzina Euro 6 da 6.400cc con 495 CV, con cambio automatico, ma al di là dei dettagli tecnici che si possono trovare sui siti ufficiali e della linea, che in questa ultima generazione è molto più vicina alla prima, per noi la Challenger è legata soprattutto ad un film meraviglioso: Vanishing point, in Italia Punto zero.

Il classico film di culto a scoppio ritardato, il più road movie di tutti i road movie. E del resto avendo come protagonista un’auto (una Dodge Challenger R/T che deve essere portata da Denver a San Francisco) non poteva essere altrimenti. Vanishing point è del 1971 ed ovviamente il riferimento è a Easy Rider, che è di due anni prima ma che ha una filosofia diversa, al di là della differenza moto-auto: il film di Dennis Hopper è infatti un inno all’era ed alla cultura hippie, quello di Richard C. Sarafian lo è invece all’individualismo ed alla ribellione anche (anzi, soprattutto) senza causa.

Impossibile non innamorarsi dell’anarchico Kowalski (l’attore è Barry Newman, quello diventato famoso in Italia con Petrocelli), definito dal dee jay Super Soul ‘L’ultimo eroe americano’ e grazie alla radio diventato eroe popolare, fra un inseguimento da parte della polizia e l’altro, con tanto di finale generatore di dibattiti. Curiosamente è molto più politico, nel senso che esprime chiaramente quello che l’originale solo suggerisce, il remake del 1997 con protagonista Viggo Mortensen (nella parte del dee jay c’è Jason Priestley, il Brandon di Beverly Hills 90210) e tanti riferimenti alla cultura white libertarian, che sfugge (come tante altre cose) alla scelta democratici-repubblicani e che Trump ha saputo intercettare nonostante le sue affinità personali con Kowalski (e con il 99% di chi lo ha votato) siano zero.

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