Doctor Who non invecchia

27 Novembre 2013 di Paolo Morati

Doctor Who

Doctor Who è una delle bandiere della televisione britannica, un personaggio (e una serie, quella legata al suo nome) che proprio in questi giorni ha festeggiato 50 anni nel corso dei quali è stato in grado di dominare la fantascienza catodica targata BBC, con storie e situazioni variegate e decisamente originali. Una festa di compleanno quella per il signore del tempo che si è tenuta contemporaneamente in tutto il mondo e sui rispettivi canali (in tutto 94, in Italia su RAI 4) con la trasmissione dell’episodio The Day of The Doctor avvenuta sabato scorso.

Un episodio risolutore, questo, e destinato a dare un nuovo inizio alla saga. E un giorno scelto non a caso per il suo rilascio, visto che proprio il 23 novembre del 1963 avveniva l’esordio di Doctor Who, anche se qui in Italia ha in realtà avuto il suo momento di notorietà con la dodicesima stagione, interpretata per la prima volta da Tom Baker e poi andata in onda a spizzichi e bocconi su Rai 1 dal febbraio del 1980, praticamente sei anni dopo il rilascio originale. Sì perché il protagonista ha avuto più incarnazioni nel corso dei suoi cinque decenni di esistenza, a cominciare da quella prima stagione interpretata da William Hartnell da noi arrivata solo parzialmente e in DVD, seguito poi da Patrick Troughton, Jon Pertwee e appunto Tom Baker, quarto dottore in ordine cronologico e tra i più amati, anche per quel suo look eccentrico caratterizzato da un cappellaccio e un chilometrico sciarpone colorato.

La storia è nota, almeno tra i seguaci delle serie cult: Doctor Who è un signore del tempo, che viaggia a bordo di una spaziosa astronave chiamata Tardis che sulla Terra appare invece come una semplice e stretta cabina telefonica della polizia inglese. Alla fine di una serie di stagioni interpretate da un singolo ‘dottore’ il protagonista muore ma si rigenera con una nuova identità (e attore). Tra i suoi acerrimi e storici nemici – anzi i principali – ci sono i Dalek, una forma di vita extraterrestre racchiusa all’interno di aggressivi gusci robotici, che compaiono anche in The Day of The Doctor. Capace di narrare storie dove al centro si pone l’avventura spazio temporale, Doctor Who affronta più universi e ambientazioni con sceneggiature ben elaborate e i migliori effetti disponibili all’epoca delle riprese, televisivamente parlando; che si tratti di quelle di decenni fa fino alle più recenti (dopo una pausa durata sedici anni è tornato nel 2005) e tuttora in onda anche in Italia. Un vero peccato a questo proposito che da noi Doctor Who sia probabilmente noto al pubblico più giovane soprattutto per la nuova serie, certamente di buona fattura e con attori ben scelti (ammettiamo di non aver seguito tutte le puntate), ma che rappresenta solo un piccolo segmento del suo universo di personaggi e fantasie.

Assolutamente decisivo per la creazione dell’attesa di ciascun episodio, infine, lo splendido tema musicale composto da Ray Grainer e realizzato in forma elettronica da Delia Derbyshire che introduce da sempre le diverse puntate, ripreso e modificato per ogni stagione fino ai giorni nostri. Tra suoni claustrofobici e ritmo inclazante, il suo motivo e arrangiamento merita di essere giudicato a parte come grande esempio di sound capace di viaggiare immutato nel tempo. Rigenerandosi proprio come Doctor Who, o meglio “il dottore’.

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