La forza di Djordjevic

29 Marzo 2021 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in fuga dal monte africano dei draghi per correre a vedere la nave arenata nel canale di Suez, scoprendo, ma dai, che il danno fa alzare il prezzo del greggio, sulle medicine sapete già come va. Sono giornate per riflettere, come ha fatto Cesare Prandelli, un grande davvero, come Sinisa Mihailovic che, sfidato a fare canestro con i piedi dal  ragazzino Tommaso prima lo ha elogiato, istruito, accarezzato e poi battuto. Siamo arenati sui troppi espulsi nella nazionale under 21, ma quei tacchetti di Tonali sul ginocchio erano davvero vergogna, felici che un discreto calciatore lasci questa italietta per laurearsi ad Harvard. Ci viene in mente una frase di RED, ironia sui superuomini dei servizi quasi  segreti, quando la pupa sequestrata dice al futuro amore: guarda che in giro ci sono anche brave persone. Difficile crederlo scoprendo chi ruba, specula sulle malattie, chi tradisce i votanti, chi a giorni alterni apre e chiude i ristoranti che un tempo schivavi per il prezzo esagerato o per il cibo cucinato male, molte volte per le compagnie noiose. Ristorante  dove l’ottimista senza soldi entrava chiedendo un piatto di ostriche  sicuro di trovare la perla per poter pagare il conto. Ridendo ancora alla battuta di Paolo Rossi, l’attore, il grande comico che, comunque, amava il grande calciatore omonimo, certo più quello della Nazionale che dei club rivali, ci schieriamo con gli elefanti in calore che lottavano dentro al circo terrorizzando gli spettatori che, magari, di giorno si fingevano indifferenti davanti alle nefandezze, con o senza pandemia.

Ricordando a molti presidenti federali che chi non cambia mai opinione alla fine non cambierà mai nulla, come diceva Churchill, bussiamo alla porta del basket per guardare in faccia Gianni Petrucci, stupiti che non si sia mai pentito di aver lasciato andare in secca la barca di un campionato che nasceva nell’emergenza e, come tale, doveva essere amministrato. Per aiutare le società, per favorire il coraggio nella ricerca e nell’utilizzazione di giocatori meno cari come stipendio, ma più amabili se nati nella tua casa. Ora il presidentone rieletto all’unanimità, con la coda di paglia arrostita sul sogno dell’europeo, parte in casa, parte al gelo, da affidare ad un cittì molte stelle come Messina, aprendo una botola sotto il già pesante seggiolone di Sacchetti, urla alle società, tapine più che ribelli, povere di spirito e di quattrini, che l’idea di avere nella prossima serie A 18 squadre, ripescando la poveretta che dovesse retrocedere in questo torneo dalle troppe irregolarità, non passerà. Le regole non si cambiano in corsa, canta insieme agli Skiantos del comitato allenatori e associazione giocatori. Giusto. Per questo dirigenti oculati ci avrebbero pensato bene prima di organizzare un torneo a porte chiuse, con viaggi costosi e pericolosi: sarebbero stati applauditi se non avessero messo il pepe negli orifizi di società dove, molto spesso, chi paga starebbe bene a cena con quel presidente di calcio che, sentendo parlare di amalgama, chiese candidamente il prezzo del cartellino.

Campionato che tossisce vedendo in difficoltà persino la bella Milano che per mesi ha costruito la sua casa della felicità anche in Eurolega, ma adesso, 64 partite dopo, scopre che nel palazzo la stanza più grande resta ancora quella dell’attesa. Troppe partite, molti infortuni, qualche autocanestro nella costruzione e nella gestione, ma se capita al migliore dei nostri allenatori, figurarsi gli altri. Già, cosa dovrebbe dire Buscaglia davanti alla Brescia tornata grigia  come ai tempi di Esposito? Come consolare Dalmasson adesso che Trieste deve mandare in campo muli che si comportano da asini?

Figurarsi la faccia del popolo Virtus, di Baraldi, del patron Zanetti, con questa Virtus arrivata a 18 vittorie su 18 in coppa, ma zingara nel cuore e nella concentrazione: nell’ultima settimana ha scherzato col fuoco, con il cuore di chi la ama davvero: + 23 nella partita per eliminare il Badalona e all’improvviso sotto, salvo poi  rivedere le stelle. Nel derby, contro una Fortitudo ridotta al minimo dagli infortuni, fuga  fin troppo facile, ma vicino alla colonnina del grande freddo tipo meno 20, ecco triplicare i regali che erano già stati abbondanti nella fuga guidata dal generale Belinelli, uno che non perdona chi lo  tratta male come gli ex tifosi della Effe. Pasticci, mentre Baldasso e Banks portavano addirittura in vantaggio la loro squadra che merita spesso il congelamento stipendi. Anche qui resurrezione e vittoria.

Campionato che sta scoprendo una Varese finalmente squadra di Bulleri e non dei rimpianti mentre Cremona sembra sfinita dalle troppe battaglie: prima per iscriversi, poi per stupire noi ignoranti con un bel gioco e belle scelte, infine combattendo col Covid che ha reso infernale anche il viaggio di Sassari. Ma “o presidente” dice le  regole non si cambiano, voi che lottate per non retrocedere arrangiatevi. Avete speso per doppi allenatori, stranieri di rinforzo che indebolivano? Peggio per voi. Sì. Certo che diremo alla Vezzali di riservarci una parte del famoso tesoretto europeo, ma con quei soldi abbiamo altre cose importanti da fare, tipo organizzare la sistemazione di  Azzurra che aspetta con ansia il miglior Gallinari visto nella NBA, che spera di ritrovare il Melli finito nel fiume  a New Orleans e ora mandato in Texas, che spera di avere anche in Italia allenatori che possano  portare alla giusta dimensione talenti come gli esiliati Polonara e Fontecchio.

Mortificato, come quel prete di La Spezia che si è rifiutato di benedire le palme se non poteva benedire tutti quelli del suo gregge, vi confesso che parlando dell’Armani e del suo mal della pietra che allarma per le prossime partite abbiamo scritto che non santificherà la Pasqua, dopo Belgrado e Atene, affrontando Varese. No, giocheranno lunedì, quando ogni uovo sarà stato aperto e noi speriamo che Messina trovi i play off in quello di eurolega, augurandogli un bel piazzamento, che merita anche senza un centro di gravità permanente e troppi veterani con la sindrome  del campione che non molla anche se le giunture fanno male, tipo Buffon insomma.

Pagelle fra le navi incagliate della “Petrucci- Gandini prodotti per la casa del basket”:

10 Al DE RAFFAELE volpe nel deserto dei canestri che sembra pronto ad altri grandi agguati con la sua Reyer che nel tempo ha fermato squadre che sembravano più forti. Battere questa Armani, senza Bramos, conta relativamente, come ha detto lui, certo aiuta.

9 Ai miracoli del cuoco MENETTI che si cucina Trieste e non fa scuocere l’eterno Logan mettendogli di fianco il pepe di tanti italiani di qualità e questo Sokolowski polacco, sorpresa soltanto per chi non sa chi lavora in questa Treviso dentro e fuori dal campo.

8 Al BALDASSO che insieme a BANKS ha rimontato e fatto prendere un gran spavento alle cicale  della Virtus che comunque tornano formiche quando serve, perché nei giorni in cui rimase senza squadra per il ritiro di Roma in pochi pensavano che Bucchi lo avesse portato a così alto livello. Fortuna, ogni tanto, anche per la Fortitudo.

7 Al VITUCCI brontolon che sta riportando le colubrine di Brindisi sotto la fiancata dell’ammiraglia di una Invincibile Armada milanese che in Italia aveva scoperto proprio contro il veneziano le navi infuocate di Marino.

6 A RUZZIER che sembra aver ritrovato strade smarrite per la felicità di Varese, di Bulleri, per una squadra che forse riuscirà a salvarsi davvero.

5 Ai giocatori di CREMONA che sembrano sperduti in una valle dove nessuno, a parte Galbiati e Vanoli, cerca di aiutarli. Speriamo si riprendano e tornino a giocare insieme e non a combattere da soli.

4 Ai PROGRAMMATORI crudeli che hanno messo il derby di Bologna in collisione RAI alla stessa ora della Nazionale di calcio. Pensarci prima sarebbe meglio, forse vi pagano pure per questo.

3 Al Mike JAMES rimpianto dalla Milano che un tempo usava e gettava allenatori, giocatori, la nuova Olimpia mai vicina a quella vera dei fondatori e dell’età petersoniana. Al momento è quasi al terzo divorzio in casa con il CSKA. Il giocatore dalla mano fatata e dall’individualismo esagerato perde il pelo, ma non il vizio, anche se poi si pentirà e tornerà.

2 A GHIACCI, che ha meritato dieci quasi tutto l’anno per come aveva  sistemato la Trieste per Dalmasson, se non metterà valigie alla porta per tipetti che sul campo non dicono niente e in spogliatoio sembrano pesi inutili.

1 A POZZECCO se dovesse confessare ai suoi molti amici ed estimatori che si diverte più sul set della pubblicità per l’Assicurazione che assicura la vita di una bella Sassari che sul campo dove FIBA e arbitri lo fanno dannare.

0 A DJORDJEVIC che riesce a restare imperturbabile anche davanti ai troppi regali della sua ciurma virtussina. Ne invidiamo la calma, dal 1992, finali di coppa ad Istanbul, l’ultima di Milano con D’Antoni in panchina, a mondiali, olimpiadi, lui è davvero il grande giocatore-allenatore che non lascia capire quale lanciafiamme userebbe. Zero per invidia, sia chiaro. Noi andremmo nei matti.

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