Djokovic e Halep per disoccupati

21 Settembre 2020 di Indiscreto

Gli Internazionali d’Italia 2020 si chiudono oggi con la finale femminile fra Simona Halep e Karolina Pliskova, prevista alle 14.30, e quella maschile fra Novak Djokovic e Diego Schwartzman alle 17. Finali davanti ad un pubblico di massimo mille persone, dopo la mini-concessione di Spadafora, e di lunedì perché l’ingolfamento del calendario Covid ha imposto questa circostanza per incastrare tutto. A non andare bene sono gli orari, e non certo perché ci vengano scomodi.

Il punto è che per giornalisti e disoccupati, due insiemi che sempre più si sovrappongono, un orario vale l’altro. Anzi, meglio avere le partite di giorno che di sera, in modo da finire prima e non avere sovrapposizioni con altri eventi fondamentali. Stesso discorso per le sempre più numerose categorie obbligate al lavoro da casa, da opportunità trasformatosi per molti in prigione. Tutte persone che possono tenere almeno un occhio sul televisore con la declinante Sky.

Ma gli altri, la gente che nella nostra testa è la gente normale? Studenti, persone che lavorano in un ufficio o in una fabbrica, chiunque debba fare un lavoro manuale oppure all’aperto, chiunque non percepisca il reddito-pensione di cittadinanza. Insomma, al netto di ogni discorso sull’annata particolare giocare le finali di Roma al lunedì pomeriggio è una stupidaggine colossale.

E in generale è senza senso il tennis giocato al mattino o al pomeriggio nei giorni feriali, con tribune vuote anche in epoca pre-pandemia. Sembra quasi che tutto il sistema, tolti i tornei dello Slam e pochi altri (fra cui Roma, che dai biglietti nell’era moderna ha sempre ricavato moltissimo) stia in piedi soltanto per sponsor e scommesse. Ammettiamo il sottile piacere nel guardare un Cecchinato-Opelka di mercoledì mattina, o nel cercare uno streaming di Quinzi, pensando che solo in pochi al mondo possono permettersi questo lusso, ma sui grandi numeri continua a sembrarci un errore. A Roma, vista l’importanza del torneo, errore doppio.

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