Disdetta DAZN, viva DAZN

21 Febbraio 2020 di Indiscreto

Qualche giorno fa abbiamo dato la disdetta al nostro abbonamento a DAZN, che avevamo dallo sbarco in Italia dell’azienda diretta da John Skipper (ex capo di ESPN). Sono queste le decisioni che fanno di un uomo un vero uomo (Indiscreto), ma ovviamente c’è il trucco. Abbiamo compiuto queste mosse non per dedicarci a migliorare il mondo ma solo perché ci siamo accorti, in quanto abbonati a Sky da più di 10 anni, oltre che al pacchetto Sky Calcio, di avere compreso nell’abbonamento anche DAZN.

Con pochi click abbiamo quindi dato la disdetta, senza carta, telefonate e vincoli (a DAZN ci si abbona o disabbona di mese in mese), ricevendo da DAZN soltanto due mail in cui si diceva che speravano di averci ancora come abbonati in futuro. Segno di civiltà e di un’azienda gestita in maniera moderna, con contenuti di cui non potremmo fare a meno e di cui infatti non faremo a meno: quelle 3 partite di Serie A per turno, il football NFL, la grande e meno grande boxe, gli highlights ben fatti di tutte le partite (quale pazzo potrebbe guardare 90′ di Bordeaux-Digione? Già pensiamo di essere fra i dieci al mondo che ne hanno visto i gol), la Liga Endesa di pallacanestro.

È evidente che con questa offerta DAZN perde chi come noi aveva già il doppio abbonamento, ma nel contempo fidelizza anche un pubblico più ampio, che magari prima si accontentava di Sky. Questo al di là di accordi fra aziende che non conosciamo, ma che probabilmente vanno nella direzione della complementarietà (curiosi di vedere il Motomondiale dal 2021) e di una ordinata ritirata di Sky come editore, per diventare fornitore di accesso, anche telefonico, e vettore di contenuti di altri. Una scommessa, insomma, come tutte le attività imprenditoriali. Anche se la cosa inquietante sono i nostri 28 anni di pay-tv, visto che ci abbonammo a Telepiù (non è ancora stato arrestato chi si inventò i nomi di Telepiù bianco, Telepiù nero e Telepiù grigio) prima di Wimbledon 1992, quello vinto da Agassi. Bei tempi, ormai ci siamo ridotti a dirlo anche dei Novanta, quando l’interattività era rappresentata dal Quizzy (anno 1993) di Mike Bongiorno.

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