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Dieci anni di Mattarella

Stefano Olivari 30/01/2025

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Dieci anni fa, il 31 gennaio 2015, Sergio Mattarella veniva eletto per la prima volta presidente della Repubblica. Tutto avvenne in pieno governo Renzi e a due settimane dalle dimissioni di Napolitano, al quarto scrutinio in cui Renzi dopo un incontro con Berlusconi si giocò appunto Mattarella. Nato come democristiano di sinistra, della corrente di De Mita, più volte ministro (con Goria, lo stesso De Mita, Andreotti, D’Alema e Amato) e parlamentare, anche con PPI, Margherita e PD, ma non sgradito al centro-destra. Poi in concreto Mattarella fu votato dalla maggioranza di governo, quindi dal centro-sinistra, più Area Popolare, cioè il gruppo parlamentare centrista creato da Alfano (ma quanto è passato?), che due anni prima aveva rotto con Berlusconi e non era entrato nella rinata Forza Italia.

Veniamo all’attualità, in pieno secondo mandato di Mattarella che di dimettersi come Napolitano non ci pensa nemmeno: un po’ perché l’età è diversa (Mattarella ha 83 anni e mezzo, il Napolitano del 2015 ne aveva quasi 90) e un po’ perché mai Mattarella ha ipotizzato di non completare il settennato. Attualità e decennale che impongono una domanda normalissima, resa quasi eversiva dalla totale mancanza di senso critico nei confronti del presidente della Repubblica, paradossalmente più offensiva di evntuali critiche, come se la funzione cancellasse l’uomo e una storia politica di mezzo secolo. Il Mattarella nonno buono degli italiani, che dice e non dice in modo che tutti possano avere il proprio Mattarella preferito, è la narrazione accettata da quasi tutti.

Poi è chiaro che il Mattarella Bis, nato con Draghi presidente del Consiglio, è stato figlio di tutti (anche dell’ingenuità di Draghi stesso, portato a scuola dalla vecchia DC) tranne che di Fratelli d’Italia, per cui un sostenitore della Meloni difficilmente amerà Mattarella, al di là del premierato di cui nessuno parla più. Di culto quei voti a Lotito, Bruno Vespa, Giletti, Amadeus, Barbero, Razzi, in un contesto in cui in tanti coltivavano speranze (per qualche giorno anche un Berlusconi quasi alla fine) e in cui si trovò un accordo ampio soltanto all’ottavo scrutinio, quando Mattarella stravinse davanti a Nordio e Di Matteo (Nino, non Roberto), con qualche voto anche a Filippo Grassia e a Trapattoni. La genesi di Mattarella presidente della Repubblica spiega quindi come mai quasi nessuno lo critichi: l’unica che che potrebbe è la Meloni, che però per motivi di immagine non può farlo.

Ma noi non abbiamo aspirazioni politiche e possiamo quindi porci la domanda di cui prima parlavamo: Mattarella è un buon presidente della Repubblica? La nostra modesta risposta è sì ma non perché Mattarella sia al di sopra della parti, anzi: basterebbero l’operazione Draghi e quella della sua rielezione per spiegare perché Mattarella sia un campione della politica vera, quella ben spiegata da Rino Formica, anche se non il nostro campione. È un buon presidente perché fa politica attiva, in maniera non notarile, seguendo le sue idee ma senza superare i confini del ruolo. Capace di colpire ma anche con una ottima fase difensiva, alla Sinner.

stefano@indiscreto.net

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