DiaSorin e la patente di immunità

7 Aprile 2020 di Indiscreto

DiaSorin ha annunciato di avere completato al San Matteo di Pavia gli studi necessari per il lancio del test sierologico per cercare gli anticorpi nelle persone infettate da Covid-19 e al di là del merito scientifico della questione lo schema borsistico-mediatico ha pagato subito: mentre stiamo scrivendo queste righe un’azione del gruppo italiano è quotata 125,30 euro, più 6,1% rispetto a ieri, quasi il 25% in più rispetto a un mese fa.

Non sappiamo se la quotazione di DiaSorin già sconti la notizia o se abbia ancora potenziale, diversamente faremmo i trader e non i giornalisti: pensiamo comunque di sì, che già la sconti, visto che già l’azione era schizzata un paio di settimane fa quando la Food and Drug Administration aveva approvato il test negli Stati Uniti, con un ente federale che aveva anche finanziato l’azienda italiana con sede a Saluggia, Vercelli.

Stiamo cercando faticosamente di dire due cose. La prima: al di là del caso DiaSorin, la folle medicalizzazione della nostra società prossima ventura è già una risposta alla domanda su quali azioni analizzare in Borsa in questo periodo di grande volatilità. Chimica, farmaceutica, cliniche, servizi alla persona: la paura fa aprire il portafoglio più del desiderio, di solito. La seconda considerazione: il test sierologico ed in generale quella che noi del bar (quando c’erano i bar) definivamo ‘patente di immunità’ sono forse la strada principale per tornare a vivere la vita di prima. Anche se usare questi dati per poter andare a un concerto o a una partita significa accettare una schedatura che capitando nelle mani sbagliate (un’assicurazione, per esempio), come quasi sempre succede, ci rovinerebbe l’esistenza.

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