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Diamantidis il genio pescatore

Fabrizio Provera 26/02/2014

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A un certo punto Diamantidis ha preso il pallone, ha fatto uscire  dal palazzotto tutti – Carabinieri, Polizia, hostess, la signora che fa le pizzette al bar – e ha detto ok, adesso questa gara la vinco io. E in effetti, alla fine l’ha vinta lui”. Parole (e musica) di Andrea Trinchieri, of course, pronunciate a caldo dopo la sconfitta di misura in Eurolega della sua Cantù contro il Panathinaikos. Correva il mese di novembre del 2012.

Parole che c’introducono, adeguatamente, alla vigilia della sfida tra EA7 Milano e Panathinaikos, giovedì sera ad Assago; una sfida che vale davvero la pena di vivere, di celebrare, di condividere. Dimitris Diamantidis, d’altro canto, è una delle poche ragioni che dovrebbero spingere qualunque appassionato di palla a spicchi a correre, senza esitazione, in ogni palazzo dove disputa una gara. Due anni fa, quando il Pana di Obradovic banchettò facile sull’Armani di Sergio Scariolo (altri allenatori, altri tempi, altre squadre…), ammirammo la conduzione ‘cazzimmara’ del geniale playmaker ellenico, che segnò pochi punti ma dette un impulso unico e straordinario con le sue assistenze, innescando tutte le bocche da fuoco di cui disponeva l’armata della famiglia Giannakopoulos.

Adesso la musica è cambiata. L’Armani ha rifilato un trentello all’Olympiacos di Spanoulis, ha giocato alla pari col Barcellona per 30 minuti (in trasferta), è riuscita a soccombere-ma-senza-naufragare contro il Real delle meraviglie. Giovedì, al Forum, c’è pertanto da attendersi una di quelle partite che accenderebbero di passione e di sacro fuoco persino il Polo artico. Daniel Hackett e David Moss, ne siamo certi, già pregustano i duelli difensivi col Genio. Quel Genio, Diamantidis, che ancora ricordiamo lo scorso anno, quando ad Oaka – dopo la sconfitta interna nella strabiliante serie dei quarti di finale, contro il Barcellona – disse a Navarro e compagni di andare velocemente negli spogliatoi, muovendo platealmente la mano, perché c’era un rito da assolvere e un popolo da omaggiare, anche dopo una sconfitta. Una scena ed un’immagine che non dimenticheremo.

Come non dimentichiamo le parole che Andrea Trinchieri ci rivelò dopo aver parlato con Diamantidis: ”E’ una persona di intelligenza, sensibilità e carisma straordinari. A fine carriera è deciso a tornare a vivere nel villaggio di pescatori dove è nato. Vorrebbe fare qualcosa con gli anziani di quel villaggio, tenere viva la memoria di quel luogo”. Ma prima di quel giorno, che ci auguriamo lontano, anche se le primavere del Genio ormai sono quasi 34, ogni volta che Dimitris Diamantidis scende sul parquet è come se risuonassero le parole di Leonida e la fierezza guerriera dei comandanti spartani: “La battaglia sarà finita solo quando io dirò che sarà finita”.

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